La provocazione e il pugno

Cinque giornate a Denis Tonelli: io non l'ho minacciato

Cinque giornate a Denis Tonelli: io non l'ho minacciato
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Dopo il far west di ieri negli spogliatoi, è arrivata la decisione del giudice sportivo in merito al pugno tirato da German Denis al difensore dell'Empoli Lorenzo Tonelli: all'attaccante dell'Atalanta toccherà rimanere lontano dai campi di gioco per cinque giornate. Una squalifica lunga, che gli permetterà di tornare a disposizione di Reja solo per l'ultima gara di campionato, in casa contro il Milan il 31 maggio. Un turno di stop, invece, per Tonelli. Questa la motivazione scritta dal giudice Tosel: «Letto il rapporto dei collaboratori della Procura federale nel quale, tra l’altro, si riferisce che: al termine della gara, nel recinto di giuoco, il calciatore empolese Tonelli rivolgeva al calciatore nero-azzurro Denis l’espressione gravemente intimidatoria “Ti ammazzo a te ed alla tua famiglia”; qualche minuto dopo il rientro negli spogliatoi, il calciatore Denis, insieme ad un compagno di squadra, si portava all’ingresso dello spogliatoio empolese e, non appena il Tonelli si avvicinava, lo colpiva con un violento pugno al volto, con conseguenze lesive; valutata la particolare gravità di tale violenta condotta, del tutto avulsa dal contesto agonistico; delibera di sanzionare: il calciatore Tonelli Lorenzo con la squalifica per una giornata effettiva di gara; il calciatore Denis German con la squalifica per cinque giornate effettive di gara».

Ricostruiamo quanto successo. Al termine della gara tra i nerazzurri e i toscani in sala stampa si sparge la voce di una rissa negli spogliatoi. Arriva Reja e butta acqua sul fuoco: «Cose che capitano, solo qualche parola di troppo. Un battibecco, nulla di particolare». Ma il tecnico era in sala interviste, ha visto solo la coda del parapiglia, quando erano già intervenuti i pacieri. Due minuti dopo irrompe Maccarone e lancia la bomba: «Non voglio parlare della partita. È accaduto un fatto veramente brutto. Ho ancora il nervoso addosso. Cigarini è arrivato sulla porta del nostro spogliatoio e ha chiamato Tonelli. Dietro è spuntato Denis, che ha dato un cazzotto al mio compagno. Gli ha rotto il naso. E poi hanno spento la luce, forse per consentire a loro la fuga. Noi faremo denuncia. Mi spiace perché c'è violenza fuori dal calcio e poi siamo noi i primi».

Incredulità in sala stampa. Denis è uomo tranquillo e atleta esemplare, mai prima d'ora aveva fatto qualcosa del genere. Si cercano i dirigenti atalantini, per avere la versione nerazzurra. Intanto Tonelli spunta vicino al torpedone dell'Empoli. È in piedi, sembra in buone condizioni. Ma ha un segno evidente sotto l'occhio. Quando vede le telecamere, si nasconde dietro l'angolo. Ci pensa Pierpaolo Marino a raccontare la versione atalantina. Il pugno c'è stato, ma il dg spiega: «Denis ha avuto una reazione scomposta, però Tonelli l'aveva atteso nel tunnel e minacciato di morte. Non solo lui, ma anche la sua famiglia e i suoi figli». Marino difende il suo pupillo: «Denis non è un pazzo, ha giocato 225 partite in serie A senza problemi. È un uomo straordinario, sempre pronto ad aiutare qualcuno. È stato provocato. Lui ha sbagliato, ma questi sono avvertimenti di tipo mafioso. Siamo comunque contenti che Tonelli non si sia rotto nulla, ha solo un'escoriazione. La luce spenta? Nel cercare di sedare gli animi qualcuno ha urtato per sbaglio l'interruttore».

 

 

L'episodio resta oscuro anche fuor di metafora: non è chiaro perché Tonelli abbia atteso al varco Denis. L'argentino ha segnato al 93' il gol del pari: probabilmente la sua prodezza non è andata giù al difensore empolese. Ma non si spiega perché sia arrivato a minacce tanto pesanti. Denis dopo il fischio si era fermato per l'intervista a bordo campo, sembrava tranquillo. Forse nemmeno lui si aspettava di ritrovarsi di fronte Tonelli. Anche perché in campo non si erano viste scintille particolari tra i due. Mistero. Sembra che l'arbitro non abbia visto nulla, ma la Figc aprirà un'indagine sull'accaduto. E il capitano atalantino rischia una lunga squalifica, addirittura il suo campionato potrebbe essersi concluso con il fondamentale gol ai toscani.

In seguito, sul sito ufficiale dell'Empoli Calcio è apparsa una dichiarazione di Maccarone che durante il viaggio di ritorno in pullman ha ricevuto una telefonata da Cigarini. L'attaccante empolese ha spiegato che «Cigarini mi ha giurato sui propri figli che lui non ha nessun coinvolgimento in quello che è successo e che non era assolutamente d'accordo con Denis per aggredire Tonelli. Visto che ho figli anch'io - ha concluso il capitano dell'Empoli - non ho motivo di non credergli. Detto questo rimane la gravità di quello che ha fatto Denis». Il centravanti, dal canto suo, non ha rilasciato alcuna dichiarazione (come prevedibile). Ha però affidato ai social il suo pensiero e la sua verità: su Instagram, nel tardo pomeriggio, ha postato una foto di lui abbracciato alla compagna e circondato dai loro quattro figli. La didascalia dello scatto recita: «Che un collega te dica in campo ti auguro a te è alla tua famiglia la morte dopo di che è finita la partita mi ha ammenciato davanti al mio figlio!!!!». L'italiano non è perfetto, forse offuscato dall'ira del momento, ma il senso è chiaro.

 


Nella giornata di lunedì 27 aprile è attesa la decisione del giudice sportivo. Mancano solo 6 giornate alla fine del campionato e il rischio che stia per arrivare una stangata nei confronti del centravanti argentino è alto: la sua stagione potrebbe essere finita qui. È difficile però fare previsioni al momento: non si sa se il direttore di gara abbia visto qualcosa o abbia scritto qualcosa sull'accaduto nel referto. Allo stesso modo non è chiaro se dei collaboratori dell'arbitro o qualcuno dei responsabili della Figc siano stati presenti durante il parapiglia. Per provare a fare una previsione ci si appiglia ai casi del passato: il caso più simile e a noi vicino nel tempo è quello che coinvolse il difensore dell'Inter Marco Materazzi, che in seguito a un Inter-Siena dell'1 febbraio 2004 colpì con un pugno in faccia il difensore avversario Bruno Cirillo. Il giocatore dell'Inter venne squalificato fino al 29 marzo, praticamente due mesi.

Il club toscano ha però deciso di non denunciare il Tanque: «Come Empoli non denunceremo Denis, questo è un problema di Tonelli - ha detto questa mattina il presidente dei biancazzurri Fabrizio Corsi -. Io parlerò con lui, perché voglio capire esattamente cos'è accaduto. Per me, quanto di sbagliato ha fatto il giocatore dell'Empoli, lo ha fatto in campo: in qualsiasi partita, queste cose in campo succedono, sono cose di campo, però tutto finisce al fischio dell'arbitro. Non avevo mai visto una cosa del genere in tanti anni di calcio». Una evidente frenata rispetto alle dichiarazioni rilasciate ieri a caldo dal mister Sarri e da Maccarone a Sky. Nel pomeriggio poi il ds dell'Empoli Marcello Carli ha chiarito la posizione della società azzurra: «Non ne vogliamo più parlare, sapete quello che è successo un quarto d'ora dopo la partita, un episodio spiacevole: Denis è entrato negli spogliatoi, ha chiamato Tonelli e gli ha rifilato un pugno. Sono emerse troppe inesattezze, sembra che Lorenzo sia un delinquente e Denis abbia reagito perché non poteva fare altrimenti. Tutto questo è inaccettabile». La preoccupazione dell'Empoli, quindi, è quella di difendere in primis Tonelli: «È successo tutto per un errore clamoroso di un ragazzo che nella vita è straordinario, con una famiglia meravigliosa e che per due minuti ha perso la testa e fatto una cosa gravissima. Chi sbaglia paga, nella vita. Non mi importa che gli diano una o dieci giornate, purché non si attacchi Tonelli». Nel frattempo però, il giocatore toscano ha fatto sapere che aprirà la procedura per una denuncia penale nei confronti di Denis: «È inammissibile che possano accadere fatti del genere venti minuti dopo la fine della partita, per motivi relativi al campo di calcio», ha commentato l'agente del difensore.

Sull'argomento è tornato questa mattina a RadioRai anche il ds dell'Atalanta Marino, che ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Sono un fedelissimo di Papa Francesco e, per sdrammatizzare, vorrei ricordare che disse: 'Se il dottor Gasparri - mio amico - offendesse mia madre, gli do un cazzotto'. Qua non si parla di provocazioni, non siamo di fronte a banditi, non facciamo giustizialismo. È una reazione e anche la società prenderà provvedimenti».«Non è che si voglia giustificare nulla - ha proseguito Marino -, il gesto di Denis è deprecabile e assolutamente non costituisce un esempio, ma c'è stata una provocazione a monte, cioè le minacce di morte che il difensore dell'Empoli ha fatto al nostro centravanti. Sono episodi condannabili ma non si faccia giustizialismo e riconduciamo tutto a una dinamica di provocazione e reazione. La provocazione è avvenuta in campo e al rientro - racconta -: Denis era in compagnia del figlioletto, che fa il raccattapalle, e dopo le interviste post-partita è stato atteso e minacciato di morte davanti al figlio, lui e tutta la famiglia. Mi meraviglierei se non fosse stato refertato anche questo accadimento".

All'esterno del centro di Zingonia, intanto, ieri mattina i tifosi della Nord hanno appeso uno striscione in difesa di Denis.

 

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Nella serata di lunedì Tonelli si è sfogato su Facebook smentendo di aver minacciato di morte Denis. «In attesa della mia conferenza stampa - ha scritto il difensore - ci tengo a dire che non ho minacciato nessuno tanto meno un calciatore/padre con un bambino accanto. Vengo da una famiglia che mi ha insegnato educazione e rispetto, la mia famiglia (mio nonno mio padre mio zio sono medici) salva le vite, non ammazza nessuno! Non ho voluto dire niente fino adesso perché non essendo colpevole non avevo il bisogno di giustificarmi a differenza di quello che hanno fatto altri!. Ho preso un cazzotto a tradimento da un vigliacco che è pure scappato e non ha avuto il coraggio di affrontarmi, e nonostante questo sono stato pure squalificato...questa è la giustizia! Ma adesso dico basta! Basta ad accuse ingiuste, basta all'ingiustizia in generale. No alla violenza! Nella conferenza stampa dirò per filo e per segno ciò che è successo! Grazie a chi mi ha scritto a chi mi ha sostenuto e a chi crede in me!».

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