Il destino del campanile di Stezzano e dei santi che vegliano da lassù
Bisognava proprio montare l'impalcatura e salire fino alla sommità, per capire l'effettivo stato di deterioramento del campanile di Stezzano. Lo scorso giugno sono iniziati i lavori di restauro della torre campanaria della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Un intervento improcrastinabile, come aveva dichiarato il parroco don Mauro Arizzi, necessario per garantire l'incolumità delle persone che si trovano a passare lì sotto. I fregi, i cornicioni, i capitelli e le quattro statue degli angeli musicanti, sono scolpite in ceppo gentile di Brembate, una pietra molto porosa e friabile, che si sgretola con facilità.
Il rimedio (poco funzionale) della rete. Per questioni di sicurezza infatti, nel 2002 erano state posizionate delle reti proprio per evitare la caduta di materiale, ed era stata realizzata la cancellata che impedisce l’avvicinamento alla struttura. Ma con gli anni quelle stesse reti erano diventate un problema, in quanto trattenevano i pollini che facevano crescere gli arbusti all’interno del muro. Le sterpaglie venivano periodicamente rimosse dagli alpinisti che, con l’ausilio di corde, “percorrevano” in verticale il campanile togliendo le erbacce infestanti.
Con questo intervento di restauro, che costerà poco più di 400mila euro, dei quali 100mila stanziati come contributo dal Comune, le reti dovrebbero sparire, sostituite, se necessario, da altre protezioni molto meno invasive, invisibili a chi guarda i fregi dal basso. Proprio sulla rete, quando sono state montate le impalcature, è stata ritrovata la voluta di un capitello, ancora intera, staccatasi dalla sommità e atterrata, fortunatamente, all'interno della protezione. Circa 40 anni fa, quando le protezioni e la cancellata ancora non c'erano, ad una statua si era staccato un braccio che era rimbalzato su un cornicione, spezzandosi in due: una parte era finita su un'auto parcheggiata nei pressi del campanile, l'altra parte all'interno dell'orto del parroco.
La "sorpresa" delle statue. L'architetto Lorenzo Pedrini è il tecnico incaricato dalla diocesi di seguire i lavori. Dopo una visita alla sommità del campanile, Pedrini dichiara che «la struttura regge bene. Sono le quattro statue degli angeli musicanti che versano in uno stato peggiore rispetto a quanto ci aspettavamo, mentre il San Giovanni Battista posto sulla sommità è abbastanza in buono stato». Per le statue, comunque si sta «aspettando il parere della Soprintendenza, per capire come intervenire. Martedì mattina ho incontrato il responsabile, l'architetto Giuseppe Napoleone, e gli ho illustrato il problema. Ora dobbiamo attendere il suo pronunciamento. Intanto continuiamo con il lavoro di pulizia delle facciate, sigilliamo le crepe, sostituiamo i mattoni che sono troppo deteriorati, raschiamo gli intonaci rovinati dei restauri precedenti ed infine proteggiamo il tutto con una specie di vernice antiusura».
Le quattro statue degli angeli musicanti si trovano sopra la cella campanaria, in direzione dei quattro punti cardinali. Sono realizzate in ceppo gentile di Brembate e sono fortemente deteriorate a causa degli agenti atmosferici, dell'inquinamento, della friabilità della pietra con cui sono costruite. Tanto che, in un primo momento, si era pensato di rimuoverle e sostituirle con dei calchi in vetroresina, restaurando gli originali ed esponendoli all'interno della chiesa. Ipotesi che però è stata scartata in accordo con la Sovrintendenza. Le statue sono state scannerizzate con il laser e ricostruite in 3D per individuare, insieme con la Soprintendenza, quale sia l'intervento migliore per la loro conservazione. «Utilizzeremo dei perni per tenere assieme le varie parti della statua oppure delle mensoline di sostegno, che agli occhi di chi guarda non sono visibili. Ci auguriamo di riuscire a prendere una decisione a breve».
Con la mano benedicente e le tre dita alzate, invece, la statua di San Giovanni Battista domina tutto l'abitato di Stezzano. Si trova sulla cuspide del campanile della chiesa parrocchiale a lui dedicata, è alta sei metri e gira su se stessa, in base alla direzione del vento. Prima del restauro della torre campanaria, si pensava fosse realizzata in legno ricoperto da lamine di rame. Invece si è scoperto che è costituita di ferro, le lamine coprono il mantello e il vestito, ai piedi del santo c'è il simbolo che lo accompagna nell'iconografia classica: l'agnello. «Lo spessore del ferro è solido - spiega l'architetto - dobbiamo solo intervenire per consolidare la ruggine. Abbiamo individuato il punto in cui si trova il meccanismo che fa ruotare la statua. Bisogna aprire una piccola finestrella per capire se è in buono stato oppure se è eroso e decidere se e come inter venire».
Numeri e scadenze. Il campanile doveva essere pronto entro la fine dell'anno, ma la consegna - svela l'architetto - con tutta probabilità verrà prorogata all'inizio della prossima primavera: «Il restauro delle statue richiederà più tempo di quello che avevamo previsto e tanti lavori non si riescono a fare con il clima rigido dell'inverno». Mentre, per quanto riguarda il budget di 400mila euro, si sforerà di soli 20mila euro, a patto di non trovare altre "sorprese". E l'orologio, di cui il Comune voleva recuperare il meccanismo originale? «Con il meccanismo attuale, moderno, l'orologio funziona. Il meccanismo antico è racchiuso in una specie di cassa di legno che lo protegge. Certo che è recuperabile, ma è un lavoro che si può fare in qualsiasi momento».