33 anni dopo la guerra

Una guerra mai finita La contesa sulle Falkland

Una guerra mai finita La contesa sulle Falkland
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Dal 2 aprile 1982, periodicamente, la questione Falkland/Malvinas riappare nell’agenda della politica internazionale, portando con sé una delle dispute più complicate e controverse che siano mai esistite in campo di diritto internazionale. Già nelle scorse settimane il Regno Unito aveva inviato rinforzi sull’Arcipleago dell’Atlantico dove da oltre 30 anni sventola l’Union Jack. Persino a Buckingham Palace, stando a quanto ha scritto il Sun, ci sarebbe preoccupazione per una nuova invasione per mano argentina. In particolare, a preoccupare il Regno Unito sarebbe la fornitura arrivata dalla Russia di 12 bombardieri tattici Sukhoi Su-24, in cambio di derrate di carne e grano per aggirare le sanzioni economiche dell’Unione europea. Una provocazione, dicono dalle parti di Londra, che arriva proprio mentre le relazioni diplomatiche tra Russia e Regno Unito sono ai minimi storici. Di qui la necessità di mandare rinforzi ai 1200 uomini dei presidi militari che difendono le isole da attacchi nemici. Preoccupazioni che il governo argentino rimanda al mittente, definendo una “follia” la minaccia di invasione.

Nuovi mezzi e strutture. Intanto, però, il segretario alla Difesa britannico, Michael Fallon ha corretto il tiro: il numero di uomini rimarrà invariato ma verrà avviato un piano di ammodernamento delle strutture militari che costerà al Paese 180 milioni di sterline in dieci anni. Ma a rafforzare la tesi dei timori britannici per una nuova potenziale invasione ci si è messo Edward Snowden. Secondo la “talpa” del Datagate, Londra per anni, tra il 2006 e il 2011, avrebbe spiato l’Argentina nel timore che il Paese latinoamericano tentasse un nuovo attacco per riprendere il controllo delle Isole Falkland. In più, come se non bastasse, su internet sono stati pubblicati per errore documenti che descrivono l'esatta collocazione di campi di volo, caserme e depositi di munizioni britannici. In pratica l'intero sistema di difesa delle isole è finito in chiaro su internet determinando una possibile falla nella difesa dell'arcipelago britannico.

 

 

La guerra delle Falkland. Torna quindi alta al tensione, mai chiaramente quanto, nell'82, i due Paesi si trovarono in guerra. Era il 2 aprile quando l’Argentina attaccò ufficialmente le isole Falkland per riconquistarle dal dominio britannico che vige ufficialmente dal 1833. L’Onu chiese il ritiro delle truppe, ma l’allora premier inglese Margareth Tatcher, decise di intervenire militarmente per reagire all’invasione. In poco tempo, navi da guerra, sottomarini nucleari, aviazione e truppe di terra, riuscirono a riprendere il controllo delle isole e a far uscire, il 24 giugno, i britannici vittoriosi dal conflitto. Il bilancio della guerra fu di 255 morti e 777 feriti britannici e 649 morti e 1068 feriti argentini. Da allora gli abitanti delle isole, circa 3mila di cui oltre 1200 militari e mezzo milione di pecore, godono della cittadinanza britannica e, stando a quanto hanno espresso nel referendum del 2013 per mantenere lo status politico di Territorio Britannico d'Oltremare, si sentono britannici a tutti gli effetti.

Nuovo dibattito con il governo Kirchner. La questione della Falkland ha ripreso vigore con il governo Kirchner, interessata alle isole forse anche per contrastare il calo di popolarità in patria. E proprio dopo 33 anni da quel 2 aprile 1982, l’Argentina ha deciso di declassificare tutta la documentazione, anche la più riservata, sulla guerra. La Kirchner ha dato trenta giorni di tempo al ministero della Difesa per rivelare alla stampa e all'opinione pubblica i segreti contenuti in quei documenti, creando un meccanismo di consultazione.

 

 

Le isole Malvinas. Situato nell’Atlantico meridionale, di fronte alla Terra del Fuoco, l’Arcipelago delle Malvinas, come le chiamano in Argentina e in tutto il Sudamerica, è composto da due grandi isole e da 200 isolotti minori. In tutto occupano una porzione di terra grande più o meno quanto la Sardegna. Si tratta di terreni brulli, il vento soffia forte e non crescono alberi. In compenso, però, il fondale del mare circostante è ricco di idrocarburi. In particolare recentemente sono stati scoperti giacimenti di petrolio, i cui pozzi offshore a poche decine di miglia dalle coste argentine sono trivellati dalla società petrolifera inglese Rockhopper, che ha presentato un programma di esplorazione entro il 2020. Un appalto che Downing Street ovviamente rivendica come suo e che fa gola anche al presidente argentino Cristina Kirchner, che ha portato il caso alle Nazioni Unite. Un altro elemento che riaccende gli animi.

 

 

Un conflitto diplomatico mai risolto. È contesa annosa quella tra Argentina e Regno Unito, fatta di scoperte cinquecentesche, accordi coloniali e occupazioni. La presenza inglese ufficialmente dura dal 1833. Dopo decenni di pressione argentina sui britannici e sulla comunità internazionale, e dopo che l’Onu nel 1976 riconobbe le rivendicazioni argentine, il conflitto diplomatico raggiunse il suo culmine il 19 marzo 1982, quando cinquanta militari argentini in borghese sbarcarono nella Georgia del Sud e issarono la bandiera argentina. I militari del Regno Unito provarono a bloccarli ma furono bloccati a loro volta dalle navi da guerra di Buenos Aires. All’epoca il presidente argentino era Leopoldo Galtieri, che guidò l’invasione, e il Paese era nel pieno di una devastante crisi economica e una contestazione civile nei confronti della Giunta militare di Jorge Videla. Galtieri sperava di rilanciare il governo puntando sul nazionalismo e contava sul fatto che la guerra sarebbe stata facile e veloce. Il risultato, invece, fu un aumento del dissenso nei confronti del governo argentino che accelerò la caduta di Galtieri, mentre nel Regno Unito il governo di Margaret Thatcher ne uscì notevolmente rafforzato.

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