Progetto legato alla nuova Arena

La GAMeC andrà al PalaNorda Tramontata l'ipotesi di via Rovelli?

La GAMeC andrà al PalaNorda Tramontata l'ipotesi di via Rovelli?
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In principio fu la Montelungo, poi qualcuno avanzò l'ipotesi Palazzo della Libertà (tra cui il noto critico d’arte Philippe Daverio), infine sembrava fatta per i vecchi (e ormai abbandonati) Magazzini Generali, in via Rovelli. E invece no. La Giunta Gori, a circa due anni e mezzo dal suo insediamento a Palazzo Frizzoni, mescola nuovamente le carte in tavola e sfodera il jolly: la sede della nuova GAMeC sarà, se tutto filerà liscio, l'attuale PalaNorda. Un'ipotesi che ha sempre stuzzicato il sindaco, che poco dopo l'insediamento in Comune disse: «Il palazzetto? Mi ricorda il Guggenheim...». E il sogno, infatti, è di trasformare la struttura in un museo di grandi dimensioni, perfettamente immerso in quello che Palazzo Frizzoni, nel Pgt, ha individuato come il quartiere dell'arte e della cultura, ovvero l'area compresa tra l'Accademia Carrara e la ex Montelungo, che presto (si spera) diventerà un grande campus universitario.

 

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Come sarà. Tutto è chiaramente legato, però, al progetto "Chorus Life" presentato sabato 22 ottobre da Domenico Bosatelli: un nuovo grande quartiere interamente finanziato dalla Gewiss (si parla di circa 120 milioni di euro di investimento) nell'area dismessa dell'ex Ote, dove sorgeranno residenze di pregio, un hotel, un grande parco cittadino, aree verdi, parcheggi, uffici e anche un nuovo palazzetto dello sport, un'Arena da circa 6.500 posti. Per quest'ultima si è parlato del 2021, ma al momento è decisamente presto per stilare un cronoprogramma. Ma in Comune si sta già concretamente parlando di come trasformare il PalaNorda nella sede della nuova GAMeC. La forma ellittica progettata a metà Anni Sessanta dall’ingegner Giancarlo Eynard resterà invariata, mentre verranno chiaramente demolite le tribune (compresa la "piccionaia" da 350 posti circa ristrutturata e riaperta in estate dopo anni di chiusura al pubblico). Lo spazio, alto 12 metri, verrà diviso in due creando un secondo piano, spiega L'Eco di Bergamo. I circa 2.200 mq, dunque, più che raddoppieranno, dando vita a uno spazio di poco meno di 6mila mq considerando anche i seminterrati.

 

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Pagherà la Fondazione Banca Popolare, forse. È stata proprio la possibilità di compiere questi interventi drastici ma certamente più "stuzzicanti" dal punto di vista architettonico a far propendere la Giunta Gori sul PalaNorda piuttosto che sugli ex Magazzini Generali. Sebbene lo spazio complessivo, infatti, sia più o meno simile, le altezze del palazzetto permetterebbero installazioni molto più particolari e d'impatto. Senza contare che, in questo caso, l'immobile è di proprietà del Comune, mentre per gli spazi di via Rovelli Palazzo Frizzoni avrebbe dovuto stringere una convenzione con la Banca Popolare di Bergamo, proprietaria dell'area. Già, la Banca. Proprio la Popolare aveva promesso di investire circa 5,5 milioni di euro (di cui 4,5 solo per la nuova GAMeC) per la realizzazione del museo all'ex Ote. Cambia qualcosa? Non dovrebbe, come dimostra il fatto che lo studio dello spostamento al PalaNorda verrà presentato, nelle prossime settimane, alla Fondazione Banca Popolare di Bergamo. È stato Gori a impegnarsi per convincere la Fondazione a finanziare un progetto diverso dalla riqualificazione degli ex Magazzini Generali e il sindaco ha ottenuto una disponibilità di massima, anche se sarà durante il prossimo incontro, in programma a novembre, che verrà visionato lo studio di fattibilità e i vertici della Fondazione confermeranno la disponibilità a dirottare i fondi nella ristrutturazione del complesso del Galgario.

 

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[Il progetto della GAMeC agli ex Magazzini Generali]

 

Il progetto della GAMeC agli ex Magazzini Generali. Come mai il sindaco Gori ha deciso di virare così nettamente rispetto all'iniziale progetto, portato avanti dalla precedente Amministrazione Tentorio, di trasferire la GAMeC in via Rovelli? La nuova sede museale avrebbe dovuto prevedere la riqualificazione dell’intera area dismessa, con oltre 5mila mq distribuiti su tre piani (di cui uno interrato) dedicati alle esposizioni. «Un’occasione irripetibile», diceva Tentorio. Ma adesso che l’intera pratica sembra essersi arenata appare evidente che non tutto è andato liscio come sembrava. Del progetto si cominciò a parlarne nel 2010, come ricorda il vicepresidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo Giuseppe Calvi. Fu presentato in Comune, in via preliminare, nel giugno del 2012. Il Piano Integrato d’Intervento (o P.I.I.) venne approvato provvisoriamente nell’ottobre dello stesso anno dal Consiglio comunale, successivamente (nel luglio 2013) avanzato in via definitiva con tutte le integrazioni necessarie ed approvato esattamente un anno dopo, nel luglio del 2014. La previsione era di un cantiere di «un anno o due» dal costo complessivo di 4,5 milioni di euro, interamente a carico della Fondazione. Non solo: accanto all’edificio principale ve ne sarebbe un altro, di 5.500 mq, dedicato agli spazi formativi di Ubi Banca (la Ubi Academy) e alle sue collezioni d’arte, oltre a complessi residenziali, spazi verdi e auditorium. Per un totale di altri 5,5 milioni di euro a carico della banca. Da subito, Lega e centrosinistra si dimostrano scettici sul progetto, sebbene non lo boccino a priori. Si arriva così alla campagna elettorale del 2014, quando l'allora candidato Gori inizia a mostrare seri dubbi sull'ipotesi del trasferimento in via Rovelli, avanzando invece la proposta della trasformazione del palazzetto dello sport. Mai però in maniera chiara e netta, almeno fino a qualche mese fa.

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