Le ultime sull'incendio agli impianti di Foppolo
Mentre gli inquirenti continuano ad indagare su roghi appiccati nella notte tra il 7 e l'8 luglio alle seggiovie Quarta Baita e Montebello di Foppolo, a tenere banco tra gli abitanti del Comune dell'Alta Val Brembana è il futuro della Brembo Ski, società che gestisce gli impianti sciistici del posto e duramente colpita dall'agguato incendiario dopo mesi e mesi di crisi finanziaria. Inaspettatamente, infatti, il 12 luglio gli unici quattro dipendenti non stagionali della società sono stati licenziati. A dar loro la notizia un'arida mail, che anticipa la raccomandata che riceveranno nei prossimi giorni. Poche righe, firmate dal legale rappresentante della Brembo Ski, Santo Cattaneo, presidente del Cda della società e sindaco del Comune di Valleve, nelle quali si legge: «Spiace notificarle con la presente il recesso immediato dal rapporto di lavoro con lei instaurato in data [...]. Le motivazioni sono legate al perdurare della grave crisi aziendale, alla mancanza di prospettive future e, non ultimi, i ben noti accadimenti degli ultimi giorni». Gli altri dipendenti della società (una cinquantina circa) sono tutti stagionali e dunque con contratto a termine, per questo non hanno ricevuto alcuna lettera.
Prima la speranza, poi l'incubo. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. I guai finanziari della Brembo Ski non sono certo cosa nuova purtroppo: da tempo la società sta vivendo una crisi economica importante, come dimostra il fatto che, a maggio, i dipendenti avevano denunciato di essere senza stipendio da circa nove mesi, arrivando anche a presentare istanza di fallimento. L'istanza è stata però ritirata a fine giugno, quando una "misteriosa" società ha deciso di anticipare il 30 percento dei 500mila euro di credito vantati dai cinquanta circa operai di Brembo Ski. Nel complesso i dipendenti hanno ricevuto 150mila euro. Stando a quanto riportato da Bergamonews, la società in questione sarebbe la Fenix Italia Srl di Brescia. Sarebbe a lei che la Brembo Ski ha ceduto, appunto, il 30 percento del proprio debito. Una situazione che, apparentemente, aveva messo una pezza al dissesto finanziario della società. Ma poi, purtroppo, è arrivato l'incendio. E ora anche la lettera di licenziamento.
Un incontro per il futuro. Una situazione che non può che preoccupare le realtà del territorio, la cui economia ruota in gran parte attorno al turismo sciistico. Mercoledì 13 luglio, nella sede della Comunità Montana a Piazza Brembana, i 37 sindaci della Val Brembana si riuniranno attorno a un tavolo per affrontare la questione del futuro del comprensorio sciistico. Il dissesto in cui versa Brembo Ski, infatti, riguarda in primis i tre Comuni azionisti della società, ovvero Foppolo, Carona e Valleve, ma anche tutti gli altri paesi, che di riflesso godono dell’indotto determinato dal turismo portato dagli impianti. Oltre ai sindaci, alla riunione in programma dovrebbero partecipare anche il presidente della Provincia Matteo Rossi, il presidente del Bacino Imbrifero Montano (Bim) Carlo Personeni e quello della Comunità Montana Alberto Mazzoleni. L’obiettivo è trovare idee, studiare progetti e avanzare proposte comuni che siano in grado di dare un futuro alle piste da sci e, conseguentemente, al turismo dell'intera valle. Secondo quanto riportato da Bergamonews, il Bim sarebbe pronto a mettere sul tavolo 1 milione e 200mila euro di fondi da destinare al rilancio delle strutture sciistiche, ma occorre prima valutare la sostenibilità dell’intervento. Poi starà ai singoli Comuni valutare se destinare parte delle proprie entrate alla causa. Si tratta, essendo paesi di piccole dimensioni, di poche migliaia di euro, ma vista la situazione tutto è oro che cola al momento. In tal senso, pare che ci sia divisione: Foppolo e i Comuni dei dintorni sarebbero disponibili a metter mano ai conti correnti, mentre i paesi più distanti dall'"epicentro" di questo terremoto sarebbero più restii. L'incontro servirà anche, dunque, a trovare un punto d'incontro tra le parti in causa.
Le piste degli inquirenti sui roghi. Alle spalle di tutto questo, resta il giallo degli incendi appiccati nella notte tra giovedì 7 e venerdì 8 luglio. L'unica certezza è che si è trattato di roghi dolosi, ma la vicenda è ancora poco chiara. Inizialmente i sospetti sono stati tutti diretti proprio verso i dipendenti della Brembo Ski, certamente incattiviti dai mesi passati senza ricevere uno stipendio. Ma è anche vero che il loro ultimo desiderio era quello di mettere completamente in ginocchio l'azienda che, in ogni caso, gli dà lavoro. Non a caso una delle immediate conseguenze degli incendi è stata la lettera di licenziamento. Il pubblico ministero Gianluigi Dettori e i Carabinieri della compagnia di Zogno e del nucleo investigativo provinciale sono assolutamente determinati a fare luce sulla vicenda, tanto da aver deciso di ricorrere agli uomini del Ris di Parma per accertamenti tecnici approfonditi. L'obiettivo è dare un nome e un cognome ai piromani. Secondo il Corriere della Sera Bergamo, infatti, qualcosa è andato storto nei piani dei delinquenti: il loro obiettivo era distruggere totalmente anche la stazione del Montebello, dove i Carabinieri hanno invece trovato un innesco intatto che non ha funzionato. Si tratta di due sigarette che si sono spente prima di riuscire a far divampare un paio di scatole di fiammiferi, appoggiate su una striscia di carta che poi avrebbe dato il via alle fiamme. Queste avrebbero dovuto avvolgere anche una bombola da 10 litri di gas, che avrebbe fatto esplodere la stessa stazione. La speranza degli inquirenti è che da almeno uno di questi elementi possano venire a galla prove concrete, come impronte digitali o frammenti di Dna. L'altra strada che si seguirà è quella relativa ai codici della bombola a gas, per legge tutte tracciate così da poter risalire a produttore e venditore. Queste piste potrebbero dare più frutti investigativi rispetto a quelle relative alla ricerca di un movente: in tal senso le forze dell'ordine brancolano nel buio. Tante ipotesi, ma nessuna più "credibile" delle altre: sia l'idea che i piromani siano dei dipendenti dell'azienda, sia che ad appiccare le fiamme siano stati dei membri della società stessa per poter poi intascare l'assicurazione non convincono pienamente.