L'incendio agli impianti di Foppolo ha mandato in fumo anche il futuro
Tanti punti interrogativi sono emersi da ciò che è successo a Foppolo, alta Val Brembana, nella notte tra giovedì 7 e venerdì 8 luglio. Un incendio ha distrutto quadri elettrici e cabine di comando delle seggiovie Quarta Baita e Montebello, mandando in fumo anche il motore della prima di queste. Si è salvato, fortunatamente, quello della seconda. La Procura non ha dubbi: si tratta di incendio doloso. Secondo i rilievi, i piromani (erano almeno in tre secondo gli inquirenti) sono arrivati in zona in piena notte e sono saliti agli impianti attraverso la strada sterrata che dal parcheggio dell’albergo K2 porta agli impianti, probabilmente in sella a tre moto. O almeno così pare dalle tracce rilevate sul posto, sebbene nessun testimone abbia sentito dei rumori. I vandali avevano portato con sé flaconi di alcol e altri riempiti di gasolio. Sapevano dove trovare le di chiavi e non hanno quindi nemmeno dovuto scassinare le serrature per entrare nelle due cabine in cui si trovano i quadri elettrici che fanno funzionare gli impianti. In queste ore i Carabinieri della Compagnia di Zogno stanno analizzando tutte le telecamere della zona e il pm Gianluigi Dettori ha aperto un fascicolo per incendio doloso.
Cosa è successo. A quanto pare il raid è avvenuto alle 3 di notte circa, visto che poco prima erano passati dalla zona alcune persone che avevano partecipato a una festa al rifugio Terre Rosse e non hanno notato niente di strano. Ad accorgersi per primo che qualcosa non andava è stato Omar Rivellini, 20enne di Santa Brigida che vive e lavora nella malga Terza Baita. Il giovane si è alzato alle 5.30 e ha raccontato di aver sentito un fortissimo odore di plastica bruciata. Una volta uscito, ha visto, a 150 metri circa di distanza, una colonna di fumo che si alzava dagli impianti. Ha dunque preso la sua moto ed è andato a vedere: tutto era già distrutto e le fiamme erano sparite. Ha dunque deciso di non dare l'allarme. Ad avvisare le forze dell'ordine è stato, vero le 7, un escursionista residente a Bergamo ma originario della zona, che ha visto le macerie e ha avvisato il sindaco di Foppolo Giuseppe Berera, il quale ha poi contattato Carabinieri e Vigili del Fuoco.
Un danno enorme per il territorio. Perché? È la domanda che si stanno facendo un po’ tutti in questo momento. Le tensioni tra la Brembo Ski, società che controlla gli impianti sciistici di Foppolo, Carona e San Simone, e i dipendenti è stata molto alta negli ultimi mesi. Alcuni lavoratori, infatti, hanno denunciato di non ricevere gli stipendi da nove mesi, ma un accordo tra le parti è stato raggiunto proprio pochi giorni fa. Ora, dopo il recente fatto di cronaca, viene da pensare che qualcuno non ne sia rimasto soddisfatto e abbia deciso di farsi giustizia da sé. Questa pare la versione più logica, ma resta un dubbio: perché un operaio avrebbe dovuto dare fuoco al proprio posto di lavoro? Le seggiovie, infatti, sarebbero dovute ripartire il 30 luglio e sarebbero state in funzione fino al 21 agosto, portando introiti alla Brembo Ski e, di conseguenza, ai suoi dipendenti. Intanto l’ipotesi di reato di incendio doloso è a carico di ignoti e le indagini sono in corso.
[Il sindaco di Foppolo Giuseppe Berera (a destra) con l'alpinista Simone Moro]
L'unica certezza, per ora, è che gli impianti non funzioneranno questa estate. Il rischio più grande, però, è che possa saltare anche la prossima stagione invernale, solitamente al via ai primi di dicembre. Come spiega il Corriere della Sera Bergamo, infatti, le assicurazioni hanno tempi lunghi e risarciranno comunque solo una parte del valore degli impianti (che risalgono al 1994 ma sono stati revisionati più volte), e quindi bisognerà trovare il resto del denaro. Che nelle casse di Brembo Ski, chiaramente, non c'è. Poi bisognerà reperire anche impianti e macchinari, che in genere vengono prodotti su ordinazione, e c’è di mezzo ci sono le vacanze estive. Il sindaco Berera, al momento, preferisce non commentare. Le sue uniche parole sono state: «Si è creato un clima strano, c’è troppa tensione da parte di tutti. E pensare che avevamo trovato un modo per pagare gli stipendi arretrati e risolvere i problemi».
I debiti della Brembo Ski. I guai finanziari della Brembo Ski non sono cosa nuova purtroppo. Si tratta della società che controlla gli impianti di Foppolo, Carona e San Simone. Da tempo non sta vivendo un’ottima situazione economica, considerando che a maggio i dipendenti hanno denunciato di essere senza stipendio da circa nove mesi. La situazione attuale, però, è strettamente legata a quella del Comune di Carona: l'1 marzo 2016, la Brembo Ski si è impegnata a pagare gli arretrati a tutti i suoi dipendenti, in 10 rate mensili da circa 50mila euro. Dove trovare questi soldi? Una parte grazie all’aumento di capitale pari a 560mila euro, provenienti proprio dal Comune di Carona; 200mila di questi sarebbero quindi serviti a saldare una parte del debito con gli operai, i restanti per altri investimenti legati, per esempio, all’innevamento artificiale delle pista da sci. Peccato che questi soldi non siano mai arrivati nelle casse della Brembo Ski. A Carona, il 14 maggio 2016, 6 consiglieri su 10 si sono dimessi facendo così cadere il Consiglio Comunale. Il Comune è ora commissariato e i fondi congelati. E di quei 560mila euro nemmeno l'ombra. Ma proprio pochi giorni fa, come spiega sempre il Corriere, qualcuno ci ha messo una pezza. Piccola, ma ce l'ha messa. Come? Anticipando il 30 percento dei 500mila euro di credito vantati dai cinquanta operai di Brembo Ski. In questo modo si è almeno allontanato lo spettro del fallimento. Al momento, però, nessuno sa chi sia questo "salvatore". È una società di cui gli stessi dipendenti (7 fissi e gli altri assunti con una stagionalità variabile da 3 a 10 mesi) dicono di non sapere il nome. Si sa solo che è a questa società che la Brembo Ski ha ceduto parte del debito. Nel complesso i dipendenti hanno ricevuto 150mila euro, soldi che hanno avuto come effetto il ritiro dell’istanza di fallimento.
Del resto l'intero giro commerciale e turistico della zona è legato al funzionamento degli impianti della Brembo Ski. Nessuno vuole il fallimento, men che meno i lavoratori, che però, giustamente, non sono disposti a lavorare gratis. Il ritiro dell'istanza è la loro risposta al primo spiraglio di speranza dopo mesi di buio completo e conti corrente in rosso. Con l'arrivo dei primi soldi, intanto, erano iniziate a girare anche le voci di un piano di ristrutturazione del debito e di un nuovo piano industriale con cui Brembo Ski e altri partner avrebbero desiderato affrontare il prossimo inverno. Un nuovo inizio insomma. Invece è arrivato questo incendio, che oltre a mandare in fumo gli impianti sembra proprio aver distrutto anche le speranze di un lavoro e di garanzie per il futuro dei dipendenti. Per questo motivo l'ipotesi che i piromani siano dei dipendenti della società non convince ancora del tutto, sia gli inquirenti che la gente del posto. Che nel frattempo, purtroppo, non può che guardare con pessimismo al domani.