Più forti della neve

MediaWorld, 250 in presidio a Curno contro il trasferimento in Brianza

MediaWorld, 250 in presidio a Curno contro il trasferimento in Brianza
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Quella frase che la dirigenza utilizzò per motivare i dipendenti a dare il meglio di sé per fronteggiare la crisi, quel «tirar fuori l’occhio della tigre», proprio non gli è andato giù. E allora, nel presidio di stamattina, venerdì 2 marzo, sotto un’eccezionale nevicata d’inizio marzo (con thermos di tè caldo presi in prestito dai figli che giocano a calcio), i dipendenti della sede centrale di Mediamarket a Curno, ovvero il cuore della catena MediaWorld in Italia, hanno ballato al ritmo della sigla di Tigerman, cartone animato dei primi anni ’80. Girava anche la colonna sonora di Rocky. Mai avrebbero pensato di scendere in strada per protestare, solo qualche anno fa, quando l’azienda elargiva premi e regali e gli affari andavano a gonfie vele. Ora i tempi son cambiati, e l’annuncio repentino dello spostamento di sede a Verano Brianza – per molti dipendenti una scusa per fare tagli al personale a costo zero – è arrivato come una scure su una storia quasi trentennale (la società e nata a Curno nel 1991).

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Partecipazione ampia. «Una buona adesione, siamo soddisfatti: circa 250 i lavoratori presenti al presidio - ci dice Nicholas Pezzè, Filcams Cgil Bergamo -. Ottimo risultato, visto che abbiamo cominciato da poco la trattativa a fianco dei dipendenti in merito al trasferimento della sede a Verano Brianza. Scioperavano le tre unità locali: le due di Curno, via Lega Lombarda e via Fermi, e quella di Grassobbio, relativa alla piattaforma online, ai magazzini e al call center». Secondo i lavoratori sul posto, la sezione di via Fermi e quella di Grassobbio hanno visto un’astensione dal lavoro che si aggira attorno all’80 per cento. Vicina al 50 per cento, secondo le prime stime, la partecipazione allo sciopero per la sede di via Lega Lombardia (il palazzo a quattro piani, che ospita diverse divisioni).

«Un buon trampolino». «Quello di oggi – aggiunge Pezzè – rappresenterà un trampolino di lancio per poi sederci al tavolo con l’azienda. Per il momento non abbiamo ancora avuto dei contatti. Nei prossimi giorni auspichiamo di poter effettuare con l’azienda una valutazione a tutti gli effetti della situazione». Spazio di trattativa ce n’è, anche se sulla decisione di spostare la sede non sembra che la dirigenza sia intenzionata a recedere: «La valutazione del cambio sede è netta da parte dell’azienda – spiega il sindacalista – con tanto di progetto già fornito ai dipendenti. Il nostro spazio di trattativa sarà sicuramente collegato a tutte quelle condizioni migliorative legate al trasferimento, come il tipo di trasporto con cui i dipendenti potrebbero andare nella nuova sede, piuttosto che eventualmente degli orari flessibili per permettere soprattutto alle tante figure femminili che hanno figli, e magari fanno un part time, di poter conciliare al meglio la propria vita personale con quella lavorativa. Una trattativa, complessivamente, di un certo peso, e sicuramente non breve, ma faremo il possibile per ottenere le migliori condizioni».

«Vogliamo discutere il piano Mediaworld». «L’azienda si è più volte data piani industriali che non hanno funzionato e anche oggi quello prospettato non da alcuna garanzia. Vogliamo sederci a un tavolo per discutere su un piano aziendale che tenga conto delle condizioni dei lavoratori – hanno dichiarano nel comunicato ufficiale Mario Colleoni, Sonia Nigro e Nicholas Pezzè per Filcams Cgil, Alberto Citerio e Terry Vavassori per Fisascat Cisl e Maurizio Regazzoni di Uiltucs Uil di Bergamo - prima di pensare a esuberi o modifiche unilaterali del contratto».

Sorpresa nel finale. Al termine del presidio i lavoratori (soprattutto donne) sono entrati nel centro commerciale per scaldarsi e prendere un caffè. All’interno, la sorpresa: un membro della dirigenza a cinque, che evidentemente aveva calcolato male i tempi e non aveva previsto l’incontro, si stava facendo tagliare i capelli dal parrucchiere in galleria. Risolini e occhi sgranati, fotografie attraverso la vetrina da girare al gruppo Whatsapp di chi le decisioni della dirigenza proprio non le ha digerite. «Ma chi glie lo dice che a Verano il parrucchiere non c’è?», hanno scherzato le dipendenti.

Domani si replica. Oggi sabato 3 marzo, altro sciopero e altro presidio, ma per i punti vendita, che nella Bergamasca sono tre: Orio, Stezzano e sempre Curno. L’azienda ha comunicato infatti che presumibilmente a partire da maggio unilateralmente taglierà la maggiorazione domenicale, portandola dal 90% al 30%, secondo quanto  previsto dal Ccnl.

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I numeri: 167 presenti comprovati da firme. Più tutti quelli che non hanno firmato.

La risposta dell'azienda. La risposta dell'azienda è affidata a un comunicato: «Alla manifestazione presso la sede di Curno abbiamo registrato un’adesione decisamente scarsa, hanno partecipato nel complesso circa 60 persone, di cui una quindicina non dipendenti dell’azienda. La scarsa partecipazione unita alla presenza di tutti coloro che oggi sono venuti normalmente in ufficio, dimostra che i nostri collaboratori hanno compreso le ragioni alla base del piano di trasformazione e sviluppo. Anche alla luce di questa bassissima adesione alla manifestazione non comprendiamo la reazione sindacale; non abbiamo comunicato alcun licenziamento né abbiamo annunciato esuberi. Con le parti sociali abbiamo sempre dimostrato disponibilità ad un dialogo corretto, coerente e costruttivo. Tale disponibilità non è mai venuta a mancare neanche in questa occasione, in cui abbiamo condiviso un piano di trasformazione e sviluppo necessario, alla luce dei cambiamenti di mercato che vedono un forte sviluppo dell’e-commerce e di nuovi bisogni e modalità di acquisto da parte dei clienti. Ci auguriamo di proseguire il dialogo in un’ottica costruttiva. Abbiamo la responsabilità di gettare le basi per lo sviluppo e la sostenibilità di lungo periodo dell’intera azienda».

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