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Se ne va una bandiera di Città Alta L’Osteria della birra di Elav chiude

Se ne va una bandiera di Città Alta L’Osteria della birra di Elav chiude
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L’Osteria della Birra Elav, che da tredici anni chiamava a raccolta avventori da tutto il mondo, chiuderà i battenti. La notizia giunge inaspettata dal blog del Birrificio: scaduti i tredici anni di affitto (i canonici sei più sei, a cui si aggiunge un anno pattuito davanti al notaio tra Elav e i proprietari al posto delle diciotto mensilità previste dalla legge, per aver più tempo per cercare alternative senza rischiare di attenuare il richiamo del marchio), i proprietari dei muri hanno deciso di avere altri progetti per quello spazio, e per la precisione un locale gestito direttamente da loro, «dello stesso settore merceologico» dell’Osteria. Un’esperienza che si chiude con un'imprevista «pioggia di meteoriti», come dice Antonio Terzi. Si legge nel comunicato pubblicato sul blog di Elav: «Come le grandi rockstar l’Osteria della Birra, la nostra Amy Winehouse orobica, conclude la sua carriera negli anni di massima auge, aspirando alla creazione di un alone di leggenda che la consacri nella memoria collettiva».

 

L'Osteria della birra chiude.

Pubblicato da Birrificio Indipendente Elav su Venerdì 24 novembre 2017

 

Fare i conti con la realtà. Ma al momento, prima di pensare alla leggenda, bisogna fare i conti con la realtà. E sono conti salatissimi. Innanzitutto è uno smacco per l’azienda. Perché sì, è vero che la Elav è ormai “dappertutto”, come si sente dire spesso e come effettivamente è, nel momento in cui il marchio è affermato anche all’estero, ma questo non significa che Elav navighi nell’oro, anzi: «Siamo artigiani, ci autofinanziamo con il lavoro e ci facciamo il culo triplo per sostenere il nostro sogno», ci tiene giustamente a ricordare Antonio. Un sogno che è stato, diciamolo pure, soffocato da una logica del profitto che è sì legale, ma che forse qualche volta pecca di insensibilità.

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Uno smacco per la città. Uno smacco, inoltre, per la città, e non si sta esagerando: il marchio Elav, con le sue birre conosciute in tutto il mondo almeno dai sommelier della birra, ha attirato negli ultimi anni molti più visitatori stranieri di quel che si potrebbe credere. Gente che, nell’ambito di tour della birra affittava appartamenti o ostelli in Città Alta al solo scopo di degustare queste birre presenti sui cataloghi anche quando il turismo straniero a Bergamo era limitato: «Approfittavamo del nostro piccolo richiamo per far innamorare gli stranieri della nostra città. Gente che veniva da Mosca, per dire, o da...»

 

Per leggere l’articolo completo, rimandiamo a pagina 9 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 7. In versione digitale, qui.

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