Orio, è scontro sulle nuove rotte
Mica facile accontentare tutti. Ma se fino a qualche tempo fa erano principalmente gli abitanti di Colognola a lamentarsi delle rotte degli aerei in decollo e atterraggio a Orio, ora ad essere scontenti (eufemismo) sono anche i cittadini di altri quartieri di Bergamo e addirittura di altri Comuni. Colpa della nuova ripartizione dei voli sulle rotte di decollo e l’inversione delle direzioni di decollo e atterraggio decisa dalla Commissione Aeroportuale su proposta (modificata da Enav) del Comune di Bergamo.
Per ora si parla soltanto di sei mesi di sperimentazione, iniziati ufficialmente il 22 giugno. Sei mesi in cui provare e valutare questa sorta di "redistribuzione del rumore". L'obiettivo dell'operazione è molto semplice: sgravare di criticità il quartiere di Colognola e i territori limitrofi con un disagio più diffuso per la popolazione ma, nella maggior parte dei casi, inferiore. Secondo le proiezioni fatte dall'Arpa, 2.507 abitanti di Bergamo e Comuni aeroportuali scenderanno al di sotto della fascia riconosciuta dalle legge come critica dei sessanta decibel aeronautici.
La speranza era che, dopo anni di discussioni e critiche (legittime), si potesse arrivare a un equilibrio tra i disagi che comporta la presenza dell'aeroporto e gli indubbi vantaggi che lo stesso ha portato con la sua crescita su tutto il territorio. E invece, già nei primi giorni di sperimentazione delle nuove rotte, sono piovute addosso al Comune critiche per la proposta. Basta fare un giro sui social per rendersene conto. Gli abitanti di San Tomaso, Loreto, Grumello e Villaggio degli Sposi non hanno nascosto il loro disappunto per la "novità", seguiti a ruota da quelli di Comuni quali Curno e Treviolo. E proprio da Treviolo s'è alzata la voce di più forte dissenso: il consigliere di opposizione e consigliere provinciale in quota Lega Gianfranco Masper, il 24 giugno ha scritto una dura lettera al sindaco di Bergamo Giorgio Gori per lamentarsi della situazione. Nella missiva, pubblicata da Bergamonews, si legge: «Non c’era bisogno di fare una sperimentazione sul campo per capire che la decisione presa non poteva far altro che peggiorare la condizione di alcune migliaia di persone che vivono nell’hinterland di Treviolo senza peraltro migliorare le condizioni dei residenti di Colognola. Aldilà dei tecnicismi, infatti, che considerano maggiormente danneggiata la popolazione soggetta al rumore che supera i sessanta decibel, nella realtà non è diverso il disagio percepito da chi deve convivere con il rumore indotto dagli aerei misurato poco sotto i sessanta decibel. I fatti ora mia stanno dando ampiamente ragione. Si stanno lamentando tutti».
Giusto un paio di giorni ed ecco la risposta di Gori. Che certo lascia qualche perplessità: il sindaco, infatti, spiega che «ciò che abbiamo visto in questi giorni non corrisponde, se non in parte, alla sperimentazione approvata dalla Commissione aeroportuale». In altre parole, non si sa perché ma le rotte seguite in questi giorni dagli aerei non sono quelle previste. Gori aggiunge: «Non so dire per quale ragione sia così. È possibile che si tratti di un assestamento dei primi giorni». Un invito neppure tanto velato a Sacbo, società gestrice dell'aeroporto di Orio, di farsi portavoce delle istanze dei cittadini davanti a Enac ed Enav per avere spiegazioni e risolvere il problema. Il primo cittadino bergamasco, però, non si limita a giustificare la situazione, ma passa al contrattacco: «La sua posizione (di Masper, ndr) mi è nota. È la posizione di chi, nel 2009, decise di "sacrificare" Colognola. Da allora i cittadini di quel quartiere hanno invano cercato di fare sentire la propria voce. Io ho ritenuto giusto ascoltarla. La legge impone di ridurre il più possibile il numero dei cittadini esposti a più di sessanta decibel di rumore. Questa proposta applica la legge. [...] È chiaro che evitare la concentrazione del disagio sugli abitanti di pochi quartieri comporta, necessariamente, qualche fastidio in più per i residenti di altre zone». In altre parole, spiega Gori, il punto è sempre lì: accontentare tutti è praticamente impossibile. Ma ciò che sostengono molti è che le nuove rotte abbiano peggiorato le cose, invece che migliorarle. E Gori non si nasconde: «Non è scontato che la sperimentazione ci consenta di raggiungere l'obiettivo che ci siamo dati, si sperimenta per questo. Sappiamo che la modifica delle rotte non sarà la soluzione di tutti i problemi, ma si tratta di un passo che dovevamo fare».
E mentre i sindaci delle aree più interessate dall'aumento del disagio (come Treviolo e Lallio) hanno espresso la volontà di scrivere a Enav per lamentare questa nuova situazione e chiedere l'immediata sospensione delle rotte attuali (sia che siano quelle previste dalla Commissione, sia nel caso in cui, invece, siano diverse), molti si domandano quale possa essere la soluzione. È da anni, infatti, che nascono comitati contro l'inquinamento acustico dell'aeroporto, sin da quando Orio era lontanissimo dai numeri attuali. Certo è che pochi si sarebbero aspettati una crescita così rapida e così importante dello scalo e, forse, il problema è stato preso sottogamba. Tanto che ora c'è anche chi chiede una drastica riduzione dell'attività, perché «non si può sacrificare tutto per gli interessi. L'aeroporto dà lavoro, fa girare l'economia, ma basterebbe saper rinunciare a un po' di utili, saper dire basta così. Nessuno pretende di chiuderlo». Ma più si va avanti, più sembra difficile trovare una soluzione che soddisfi tutti, o quasi.