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Le ombre sul Gran Premio di Monza Perché rischia di non esserci più

Le ombre sul Gran Premio di Monza Perché rischia di non esserci più
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Nel prossimo fine settimana si correrà il Gran Premio d’Italia di Formula Uno, ma potrebbe essere uno degli ultimi. Per i tifosi, i team e i piloti si tratta di uno degli appuntamenti più attesi e importanti dell’anno, dato che l'autodromo in cui si corre è un gioiello dell’automobilismo mondiale. L'aura di sacralità si deve in gran parte all’alone di storia che avvolge questo mitico tracciato: finito di costruire nel 1922, dato che lo rende uno dei più antichi autodromi del mondo, il circuito si caratterizza ancora oggi per essere uno degli ultimi templi della velocità, dove si valorizzano la potenza pura, il coraggio e l’aggressività in frenata, in pratica tutti i valori più romantici dell’automobilismo da competizione.

 

 

Dal 2016 tutto finirà? Tuttavia l’Autodromo di Monza rischia in maniera concreta di non poter più ospitare i missili della Formula Uno, una volta che il suo contratto scadrà nel 2016. Bernie Ecclestone, il patron del circus della F1, già da un paio di anni sostiene che intende modificare la tassa di iscrizione di Monza al mondiale di F1, allineandola a quella pagata dagli altri circuiti, cosa che porterebbe a un innalzamento tra il 60 e il 100% della quota versata attualmente. Il tracciato italiano non godrebbe più di un trattamento speciale, nonostante la sua importanza a livello storico, trovandosi così a far fronte ad uno sforzo economico non indifferente, reso ancor più difficile dalle attuali condizioni finanziarie dell’Italia e dell’Autodromo stesso, precipitato negli ultimi anni in una lenta spirale di decadenza che lo ha portato a perdere altre competizioni motoristiche importanti come il Mondiale Superbike.

 

 

I tentativi dell'Aci. Per cercare di porre rimedio a questa difficile situazione, l’ACI Milano ha eletto come suo presidente l’ex pilota di Formula Uno Ivan Capelli che, nell’ultimo anno, ha tenuto diversi incontri “cordiali” con Bernie Ecclestone per discutere il futuro del circuito brianzolo. I colloqui, tuttavia, non hanno avuto riscontri concreti e, dato che Ecclestone si è dimostrato irremovibile nelle sue pretese economiche, le autorità monzesi hanno cercato l’appoggio del governo italiano. Dopo una lunga attesa, e diverse proposte bocciate, è stato finalmente approvato un nuovo emendamento, che comporta una neutralizzazione fiscale per l’Autodromo e il parco in cui sorge, che permetterà alla Regione Lombardia di investire i venti milioni di euro richiesti per il salvataggio del Gran Premio d’Italia, con la volontà di mettere in gioco fino a settanta milioni in dieci anni per il rinnovamento dell’Autodromo, sempre che Ecclestone acconsenta a una collaborazione di lunga durata.

 

 

Ma ci sono ancora rischi. Questo importante provvedimento può sicuramente aprire uno spiraglio di speranza per il futuro di Monza, ma richiederà ancora tempo e impegno per attuarsi in maniera concreta. La delicatezza della trattativa è stata sottolineata anche dal direttore dell’Autodromo, Francesco Ferri, durante la conferenza stampa di presentazione del Gran Premio. Nonostante abbia riconosciuto gli sforzi e i successi conseguiti, Ferri ha sottolineato la necessità di un lavoro coeso e costante in questa direzione. Oltre a queste iniziative, se ne possono trovare anche altre, sempre tese al rinnovo del contratto per Monza. Un esempio è la raccolta firme destinata al salvataggio dell’Autodromo arrivata fino al padiglione Lombardia all’Expo di Milano, che ha raggiunto nel giro di breve tempo ben 40mila adesioni. Visto il risultato, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni si è detto disponibile a presentare personalmente queste firme a Bernie Ecclestone. Sempre per tutelare il circuito brianzolo, è prevista, inoltre, la presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi presso l’Autodromo il giorno stesso della gara. Nonostante tutto questo, il futuro del Gran Premio d’Italia a Monza appare ancora in bilico, ma si spera che lo sforzo profuso dalle istituzioni e dagli appassionati possa salvare quello che rappresenta una delle culle dell’automobilismo.

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