Dopo l'articolo sul Corriere dello Sport

Pinilla: «Si sono inventati tutto»

Pinilla: «Si sono inventati tutto»
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«Mi sono trovato in prima pagina sul Corriere dello Sport, c’era un pezzo in cui si diceva che avevo riconosciuto che il fallo c’era stato e che lo avevo confessato a Perico del Cesena. Gabriele è un mio amico, ci siamo conosciuti a Cagliari, ma normalmente parliamo solo di pesca. È una passione comune. Non l’ho sentito dopo la partita, non ho parlato con lui del gol contro il Napoli. Credo che ci sia stata una pesante mancanza di rispetto nei miei confronti da parte di chi ha scritto quelle cose».

Con queste parole, l’attaccante cileno dell’Atalanta Mauricio Pinilla parla in esclusiva a BergamoPost del putiferio che si è scatenato martedì in seguito ad un articolo apparso sul Corriere dello Sport. Il numero 51 nerazzurro torna sull’episodio del San Paolo e racconta quello che è successo. Per farlo, parte proprio dal contrasto con Henrique e ribadisce il suo pensiero. Con forza e grande chiarezza.

«Per me non c’era fallo, non c’è stato fallo. L’ho dichiarato anche subito dopo la partita ai microfoni di Sky. Dopo il casino che è scoppiato oggi, è stato Perico a chiamarmi e al telefono mi ha assicurato di non aver parlato con nessuno e di non aver rilasciato nessuna dichiarazione. Siamo di fronte ad una situazione incredibile, puramente inventata e che nessuno ha nemmeno verificato con me, facendomi una telefonata. Pazzesco e allucinante, non mi spiego perché e come succedono certe cose».

 

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Prosegue insomma la polemica. Il Corriere dello Sport ha ribadito la propria verità attraverso la voce del giornalista Roberto Maida, che in un video racconta di aver incontrato Perico in un hotel di Cesena e di aver sentito, dalla bocca del difensore bianconero, quell'ammissione fatta da Pinilla. Ieri sera, poi, poco dopo la nostra pubblicazione di questo articolo, il direttore della testata sportiva Paolo De Paola ha twittato all'attaccante cileno un messaggio laconico: «Si vergogni». E a chi poi gli chiedeva, sempre attraverso Twitter, come poteva pretendere che la gente credesse alla versione del suo giornale senza avere alcuna prova audio delle parole di Perico, il direttore rispondeva: «Non è necessaria».

 

 

Andando oltre la polemica, con Pinilla abbiamo analizzato il momento della Dea e i suoi primi quattro mesi in maglia atalantina. Il bilancio è positivo, le aspettative molto alte e la convinzione che la salvezza sia alla portata, dalle sue parole, appare granitica.

«Sicuramente potevo fare qualcosa in più – svela Pinilla -, visto il momento delicato e difficile della squadra credo che sia complicato analizzare tutto. Certamente, tutta l’Atalanta poteva fare qualcosa in più, ma adesso dobbiamo solo guardare in avanti e pensare alla salvezza. Quando sono venuto a Bergamo sapevo che ci aspettava un compito arduo, dobbiamo mantenere la categoria e sono convinto che ce la faremo. Personalmente sono molto contento e soddisfatto della scelta che ho fatto».

Domenica al San Paolo, Reja lo ha chiamato in causa in una situazione difficile e lui ha risposto alla grande. Il segreto? Non tirarsi mai indietro, come i veri guerrieri . «Che io giochi dall’inizio o solo pochi minuti, penso solo e sempre a dare il massimo per la squadra in campo. È una mia caratteristica, sono un combattente e se mi trovo a dare il 70% di quello che posso non sono felice. Devo giocare e dare il massimo. Il gol di Napoli è eloquente: sono andato in pressing altissimo su Henrique praticamente da solo, sembrava una corsa inutile e qualcuno può aver pensato “cosa va a fare da solo così avanti?”. Sono stato premiato, ho anticipato con il piede sinistro il difensore del Napoli ed è arrivato un gol importante».

La seconda rete in maglia atalantina porta il suo score stagionale a quota 5: quale l’obiettivo da qui al 31 maggio? «Sono a quota 5 e non nego che la mia aspettativa, il mio obiettivo è arrivare a 10 gol: se ci riesco, significa che saremo salvi. Mancano 10 partite, si tratterebbe di gol pesanti ma sono convinto che si possa fare. Giochiamo meglio, attacchiamo meglio e lì davanti ci sono più occasioni di fare gol».

Il suo segreto è nelle motivazioni, quelle dell’Atalanta nelle ultime dieci gare dovrà essere la consapevolezza di andare in campo sempre per vincere. È successo a Napoli, deve accadere sempre. «Tutti si aspettavano un Napoli con tante motivazioni, ma non ne abbiamo meno. Anzi. Mi aspettavo una prestazione dell’Atalanta di questo livello, siamo in un momento difficile e quindi dobbiamo sempre cercare di vincere. Al San Paolo siamo stati bravi perché abbiamo cercato di essere propositivi: se vai su certi campi e pensi solo a chiuderti finisci per subire tutti i 90 minuti e poi perdi. Noi da adesso in avanti dobbiamo sempre cercare di vincere: il pareggio non ci serve, dobbiamo avere la mentalità giusta per cercare il massimo contro chiunque e poi vedere cosa riusciamo ad ottenere. Mai partire per accontentarsi».

 

 

Dopo la sosta per la Dea sono in programma due appuntamenti casalinghi che paiono determinanti. «Torino e Sassuolo in casa sono due appuntamenti molto, molto importanti. Forse non si tratta di gare decisive, ma vincendole entrambe faremmo un salto in avanti grandioso. Mi aspetto due belle partite, il Torino prova a proporre sempre la manovra, cerca sempre di giocare la palla. Il Sassuolo non è ancora salvo e vorrà strappare punti, giochiamocele e cerchiamo il successo: con 6 punti avremmo fatto l’80% di quello che serve per restare in serie A».

Ma dopo ormai quattro mesi a Bergamo, che idea s’è fatto Mauricio Pinilla dell’Atalanta? «Conoscevo già parecchi giocatori che formano questo gruppo, sapevo che avrei trovato uno spogliatoio molto buono, ma non pensavo così. Ci sono ragazzi fantastici, da molto tempo siamo assieme e vedere compagni che si allenano sempre con il sorriso, sempre al massimo è fondamentale. La società è serissima, in Italia è difficile trovare una realtà come l’Atalanta e in questi 4 mesi ho avuto solo conferme. L’ambiente è ottimo, i tifosi ci stanno vicini e anche se le critiche ci sono perché potremmo fare qualcosa in più sono contento perché li sentiamo vicini e sono venuti anche a Zingonia ad incoraggiarci: mi sento parte della famiglia Atalanta».

In campo a Zingonia corre e lotta con i compagni, la domenica spende tutto per la causa e durante la settimana il centravanti cileno vive la città insieme alla sua famiglia. Con grandissima soddisfazione. «La città è bella, la mia famiglia e i miei bambini si trovano bene. Siamo sempre in giro, sia in centro che in Città Alta e ho assaggiato già anche la polenta dai nostri amici del Ristorante Sole: buonissima, sia quella normale che quella taragna. Non posso che parlare bene di questa città, sotto tutti i punti di vista».

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01-02-15 ATALANTA-CAGLIARI CAMPIONATO SERIE A TIM 2014-15,NELLA FOTO, MAURICIO PINILLA

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21-03-15 MILAN-CAGLIARI CAMPIONATO SERIE A TIM 2014-15
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21-03-15 NAPOLI - ATALANTA CAMPIONATO SERIE A TIM 2014-15 PHOTO AG ALBERTO MARIANI NELLA FOTO , GOAL DI PINILLA

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21-03-15 NAPOLI - ATALANTA CAMPIONATO SERIE A TIM 2014-15 PHOTO AG ALBERTO MARIANI NELLA FOTO , ESULTANZA GOAL DI PINILLA

L’ultima battuta che Pinilla riguarda mister Reja. Dopo l’esonero di Colantuono, a Zingonia è cambiato tutto e le sue parole sono chiarissime. «Con Reja le metodologie di allenamento sono cambiate completamente, si sono ribaltate. Ci alleniamo tantissimo con la palla, stiamo provando tanti moduli e anche dal punto di vista della testa lavoriamo con tranquillità e tanta, tantissima serenità. Credo che a Napoli si siano già visti dei risultati importanti, in fase di impostazione stiamo provando soluzioni nuove e quindi avanti così. Il mio rapporto con lui è quello classico tra allenatore e giocatore, mi piace molto ascoltare e imparare e sono contento di essere chiamato per dare una mano alla squadra».

Avanti, dunque, con il vento in poppa. Pini-gol ha chiaro l’obiettivo e la sua determinazione è totale. «Prima di tutto vengono il gruppo e l’Atalanta, a tutti piacerebbe giocare 90 minuti in ogni gara ma ho tanto rispetto di tutti i compagni che lavorano con me e che danno tutto per andare in campo meritandosi spazio. Amo il calcio, è la mia passione e voglio dare il massimo: per 30 secondi o 90 minuti, cambia poco».

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