Quarant'anni di mala gestione

Quanto è costata Alitalia agli italiani

Quanto è costata Alitalia agli italiani
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L’Ufficio Studi di Mediobanca Mbres si è preso la briga di calcolare quanto sia costata ai cittadini italiani Alitalia, nel quarantennio che va dal 1974 al 2014, momento in cui la compagnia di bandiera italiana è stata rilevata da Etihad. Complessivamente, la somma ammonta alla bellezza di circa 7,4 miliardi di euro. Per tutti coloro che si chiedano perché mai i deficit di Alitalia abbiano interessato anche il portafoglio dei cittadini, la risposta è semplice: essa è sempre stata, o meglio è stata fino ad un anno fa, un’azienda di proprietà dello Stato, il quale, come per tutte le sue partecipate, per ripianare i debiti utilizza i soldi provenienti, soprattutto, dalle tasse e dalle imposte.

 

 

Il periodo iniziale. Tecnicamente, Alitalia nasce nel 1946, ma è solo dalla fine degli anni Sessanta che venne quotata in borsa; l’Ufficio Studi di Mediobanca ha quindi deciso di far partire la propria analisi dal 1974, anno in cui l’impatto finanziario della compagnia aerea di bandiera italiana cominciò ad avere un ruolo rilevante nel mercato. All’epoca, il 55 percento delle azioni di Alitalia erano detenuto dall’Iri, ente pubblico italiano adibito alla politica industriale, soppresso definitivamente nel 2002. La proprietà, dunque, era statale. I primi 33 anni di vita finanziaria sono stati, tutto sommato, positivi: in questi tre decenni la società ha usufruito di 3,2 miliardi di euro dello Stato, una cifra sì elevata, se considerata a sé stante, ma in realtà assolutamente accettabile, visto che significa 100 milioni di euro l’anno. Lo Stato, dunque, ha pagato in quel periodo (a valori attuali, come tutte le cifre dello studio) 4,9 miliardi, Roma ha poi immesso nelle casse dell’azienda 245 milioni come contributi per il fondo europeo per l’addestramento dei piloti, mentre altri 210 milioni sono arrivati da Fintecna per puntellare Alitalia Servizi. Ma ci sono stati, naturalmente, anche i guadagni, che superavano il miliardo e mezzo di euro, rendendo il saldo complessivo in negativo di poco più di 3 miliardi.

 

 

Scricchiolii degli anni Novanta. Circa a metà degli anni Novanta, però, i conti hanno cominciato a scricchiolare: il 1996 è stato l’annus horribilis per eccellenza, con un bilancio negativo di ben 625 milioni di euro. Le perdita sono state incessanti e ingenti, giungendo ad inizio millennio a poco più di 5 miliardi complessivi: in soli 10 anni, quindi, Alitalia ha perso poco meno di quanto aveva perso in più di 30 anni. Nel frattempo, la maggioranza delle quote è passata al Tesoro. Con l’incessante susseguirsi di bilancia brutalmente in rosso, si fece avanti con prepotenza l’eventualità di cedere la proprietà della compagnia aerea.

 

 

Dal 2008 ad oggi. A partire dal 2008, cominciarono le trattative, in particolare con Air France, che si era mostrata particolarmente interessata. Il progetto prevedeva lo scorporo dei rami irrecuperabili di Alitalia, e la cessione della parte più “sana” dell’azienda. Come noto, il possibile accordo con i francesi è saltato, a causa di un ultimo, disperato tentativo di mantenere Alitalia in mani italiana (il famoso gruppo dei “capitani coraggiosi” guidati da Roberto Colaninno). Ma nemmeno questa volta si è giunti ad un’intesa. Contestualmente, come prevedibile, Alitalia ha continuato a perdere soldi in maniera incontrollabile, toccando la mostruosa cifra complessiva di 7,4 miliardi di euro (più di 2 miliardi in 5 anni!). Nel 2014, a malincuore, il Governo si è trovato costretto a rassegnarsi al fatto che la compagnia di bandiera italiana finisse in mani straniere, e ha ceduto Alitalia al ricchissimo gruppo degli Emirati Arabi Etihad, chiudendo così una quarantennale storia che, per mala gestione, eccessiva concorrenza o chissà cos’altro, ha prelevato mediamente 125 euro, più o meno, dalle tasche di ogni cittadino italiano dal 1974 ad oggi.

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