Questione di equilibri

Sea-Sacbo, rallenta la fusione E ora anche Bergamo tifa per Sala

Sea-Sacbo, rallenta la fusione E ora anche Bergamo tifa per Sala
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In questi giorni di festa, la notizia arriva come un fulmine a ciel sereno, in particolare su Bergamo: la fusione Sea-Sacbo è in una preoccupante fase di stallo e, a meno di incredibili colpi di scena, non avverrà in questi ultimi mesi di amministrazione meneghina firmata Giuliano Pisapia, sindaco uscente del capoluogo lombardo. A comunicarlo è stato Il Sole 24 Ore nell’edizione di domenica 27 dicembre, in cui si spiega che il motivo di questo stallo risiederebbe nelle divergenze di vedute «tra gli azionisti pubblici delle due società aeroportuali, in particolare sullo spinoso tema dei rapporti di forza, a livello azionario, nella nuova realtà che dovrebbe nascere». A parere del principale quotidiano economico italiano, quindi, la “dead line” fissata per il 30 giugno 2016 non sarà rispettata e l’operazione, che pareva non solo ben avviata ma addirittura in fase di conclusione, sarebbe ancora in alto mare.

 

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E la lettera d'intenti? La notizia va in netta controtendenza con l’ultima dichiarazione ufficiale fatta dalle due società e datata fine novembre: allora, infatti, Sea e Sacbo firmarono una lettera d’intenti in cui era chiaramente esposta la tabella di marcia per arrivare al termine ultimo dell’operazione, fissato appunto per il 30 giugno 2016. Nel documento si spiegava come, nei prossimi mesi, si sarebbero discussi i vari passaggi tecnici, la struttura della newco e la governance, tutto con un orizzonte temporale ben definito. La lettera d’intenti prevedeva anche un’esclusiva: per tutta la durata delle trattative, le parti «si asterranno dall’avviare, proseguire, mantenere, concorrere o anche solo favorire qualsiasi negoziato o trattativa che coinvolga comunque soggetti terzi avente ad oggetto il trasferimento, l’integrazione o la concentrazione con altre delle attività ricomprese nell’operazione o di parte sostanziale di esse». Un giro di parole per dire, almeno apparentemente, che la Sacbo non avrebbe riallacciato i rapporti con Verona e Brescia per la possibile gestione comune dello scalo di Montichiari.

Ma perché si era fissata proprio la data del 30 giugno 2016 per la conclusione dell’accordo? Perché è quella la data precisa della fine del mandato di Pisapia come sindaco di Milano. Detenendo proprio Palazzo Marino le azioni di maggioranza della Sea, un cambio di amministrazione potrebbe incidere inevitabilmente anche su un’operazione così delicata. Un cambio di guardia a trattativa in corso causerebbe un rallentamento logico sulla trattativa tra le parti.

 

pisapia boia

 

Questione di equilibri. Già al primo scoglio, però, pare che la situazione sia andata in stallo. Del resto è evidente come l’operazione presenti un elevato livello di complessità: coinvolge due soci di controllo pubblici e prevede la definizione di delicati equilibri circa i concambi azionari e, di conseguenza, la governance della newco. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, accordi simili (seppure in altri settori come quello dell’energia) hanno avuto bisogno di anni di gestazione prima di andare in porto. Ma il vero scoglio, in questo caso, è rappresentato innanzitutto dalla differente grandezza delle due società (Sea controlla Linate e Malpensa e ha un peso specifico decisamente più elevato di Sacbo, che controlla solo Orio), ma anche dal diverso assetto azionario delle due: in Sacbo, infatti, la Sea è il primo socio detenendo il 31 percento delle azioni, seguita da Ubi (17,9 percento), Comune, Camera di Commercio e Provincia, tutti con quote attorno al 13 percento. Sea, invece, è per il 55 percento in mano al Comune di Milano: in una eventuale nuova società comune, il peso di Palazzo Marino sarebbe nettamente superiore a quello di Palazzo Frizzoni, cosa che non va giù a Bergamo, che punta ad avere in mano almeno il 35 percento della newco per poter così incidere su eventuali operazioni straordinarie.

Il ruolo della Regione. Per questi motivi, le ultime settimane sono state settimane di lavoro frenetico negli uffici legali delle due società e in quelli degli advisor, alla costante ricerca di una soluzione e di un equilibrio che, però, al momento non è stato ancora trovato. L’obiettivo è trovare un punto d’incontro tra le richieste di Milano e quelle di Bergamo, ma finora tutte le ipotesi sarebbero state scartate. Quella più probabile e percorribile resta ancora l’acquisto di quote Sea da parte della Regione Lombardia, vista come ente neutrale nella trattativa, ma, come ha precisato Maroni a inizio dicembre, sarebbe proprio il Comune di Milano a frenare: «Palazzo Marino, primo socio di Sea, non ha ancora deciso cosa vuole fare e non ha ancora pubblicato il bando per la scelta dell’advisor. E ciò rischia di rallentare il tutto – spiegava Maroni una ventina di giorni fa –. Noi come Regione siamo pronti a entrare nella società e le due società sembrano concordi al nostro ingresso. Vogliamo essere protagonisti della regia del sistema aeroportuale lombardo per gestire non solo gli aeroporti ma anche i sistema ferroviari e di strada». Allora Pisapia spiegò che il ritardo era dovuto «all’approvazione dell’assestamento di Bilancio», avvenuta solo pochi giorni prima. Ma la verità, secondo Il Sole 24 Ore, sarebbe un po’ diversa: l’amministrazione milanese, nonostante veda con favore il consolidamento nel settore aeroportuale, non vuole «perdere la presa su una delle controllate più redditizie in termini di dividendi».

 

Beppe Sala expo ansa

 

Bergamo tifa Beppe Sala. E così, mentre a Bergamo monta una polemica sul compenso dovuto a Stefano Paleari, ex rettore dell’Università degli Studi orobica, per la realizzazione del piano di fattibilità della fusione tra Sea e Sacbo (cifra che resta ancora un mistero), i vertici delle due società guardano con interesse ai due candidati più quotati alla successione di Pisapia. Perché è evidente che le probabilità di raggiungere un accordo entro il 30 giugno 2016 sono sempre più labili. E così diventano pesanti le opinioni sul tema di Giuseppe Sala e Francesca Balzani, che probabilmente si contenderanno alle primarie la candidatura per il centrosinistra. Sala, sin da quando ricopriva l’incarico di direttore generale di Palazzo Marino, pensa alla creazione di una holding delle società partecipate. Per questo ora dichiara che non ha senso che Palazzo Marino mantenga il controllo di Sea. Ma, su quest'ultimo punto, la Balzani ritiene invece che sia un valore per il Comune avere una società che dà dividendi e rafforza il “rating” dell'amministrazione pubblica. Non stupisce dunque se, in campagna elettorale, anche Bergamo si dichiarerà apertamente a favore di Sala.

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