Allenatori e raccattapalle vip Le emozioni dal settore pitch view
C’è chi si affaccia al campo con un calice di prosecco in mano, chi lancia un’occhiata verso la panchina mendicando una foto con Denis, chi prova ad aguzzare le orecchie nel tentativo di sentire cos’ha da dire Reja al prossimo giocatore che manderà in campo. Benvenuti ad Atalanta-Frosinone vista da una prospettiva diversa, il Pitch View, il nuovo settore ottenuto a bordo campo dalla ristrutturazione dello stadio Comunale, da cui si può seguire la gara praticamente in braccio alla panchina.
La palla è lì, vicino a te. La partita coi ciociari non è forse l’appuntamento più di appeal della stagione nerazzurra, quindi le poltrone non sono completamente piene. Tuttavia, bastano pochi minuti per capire che il match in programma sarà l’occasione migliore per testare la nuova visuale, apprezzando così il gioco rapido dei nerazzurri. Da vicino hanno tutt’altro colore i movimenti fulminei di Maxi Moralez e Gomez, così come la saggia leadership di de Roon, e i duelli spalla-spalla tra Diakité (una montagna) e Pinilla offrono per intero il loro agonismo. Tutte cose che si possono notare anche da altre aree dello stadio, oppure guardando la partita comodamente da casa. Da qui, però, c’è una sensazione diversa. La palla ti rotola lì, a pochi metri da te. In mezzo c’è solo una staccionata, incapace di fermare le voci del campo e lo sfrusciare della sfera sull’erba umida. Ti verrebbe da alzarti, entrare in campo e calciare, se non fosse per quel timore reverenziale che si avverte di fronte ad uno spettacolo più grande di te: gli automatismi tattici, i numeri di gambe, gli schemi su palla da fermo. Ti senti un po’ allenatore, un po’ raccattapalle, un po’ tifoso vip coccolato da un servizio che è un vero lusso.
Selfie con Denis, poi verso la curva. Così non resta che godersi lo spettacolo, che inizia ben prima che l’arbitro fischi l’inizio. I ragazzini sono i primi ad averlo capito: in pochi ronzano attorno al buffet, a favore dell’area panchine. I più fortunati saranno seduti praticamente a fianco dei giocatori non utilizzati, ma prima che inizi la partita lì c’è solo Denis, infortunato: la fila per strappargli un autografo o farsi un selfie con lui è lunga. Il Tanque è un po’ impacciato: forse non pensava di essere notato seppur seduto lì, in panchina. Ma in poco tempo vince l’imbarazzo e si avvicina al plexiglass che lo separa dal pubblico, scambiando battute e foto. L’attaccante poi saluta tutti e va negli spogliatoi a dare supporto ai compagni. Le 20.45 si avvicinano, e parte la stupenda coreografia della Pisani. Gli smartphone si orientano tutti verso nord: anche la curva, da qui, ha un altro aspetto. Più buia perché tagliata fuori dai riflettori, ma, nonostante ciò, ben più presente. Dal pitch view si capisce cosa significhi per un giocatore scendere in campo davanti ad un pubblico così caldo.
Le voci dal campo. Poi finalmente la gara inizia, ed è un inseguirsi di emozioni. Le poltrone sono comode, ma è difficile qui stare seduti troppo a lungo. Quando Gomez azzecca una giocata delle sue verrebbe da andare lì a dargli in cinque. Se Pinilla tarda ad appoggiare un pallone vorresti corrergli incontro e spingerla tu la sfera verso chi di dovere. La gente stringe i muscoli per i brividi, poi, quando a inizio del primo tempo Dramé non si intende con Sportiello e rischia di regalare un gol agli ospiti. Solo un rapido recupero del portierone nerazzurro evita il disastro, e il profumo dell’erba spostata dalla sua scivolata è accolto da un applauso liberatorio. Qui nel pitch view, insomma, si soffre molto di più, si gode molto di più, si tifa molto di più: «Dai de Roon!», «Corri, Mauricio!», «Hai visto che forza Migliaccio?», «No, avevo davanti Reja che urlava!».