Una istituzione a Mozzo

Mino, il barba del Borghetto Un tranviere negli anni d'oro

Mino, il barba del Borghetto Un tranviere negli anni d'oro
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Giacomo Nava, il «Barba del Borghetto» o «l’Alpino Mino», come lo chiamano in paese, a Mozzo, quando racconta la storia della sua vita è un fiume in piena. Senza freni, con una mente lucida persino nei dettagli, quasi come se un fatto di settant’anni fa fosse successo ieri. «Ogni notte sogno due cose: la mia amata moglie, che non c’è più, e il tram - inizia così il suo racconto -. Il tram era una bomba, sia perché era solido e sicuro sui binari, sia perché se qualcuno entrava nel suo raggio d’azione erano guai».

 

 

Una vita al lavoro. Nasce il 13 aprile del 1939 a Curdomo (un paese bergamasco esistito dal 1927 al 1947), a dodici anni va a lavorare in una torneria a Bergamo e a quattordici viene assunto dalla Zopfi, «in quanto il direttore diceva che provenivo da una famiglia seria». Il padre di Giacomo, tranviere all’Atb, lavorava lì vicino, in via Coghetti. «Lavoravo di giorno in un’azienda tessile e il sabato pomeriggio e la domenica mattina frequentavo l’Esperia, specializzazione tessile, così da unire pratica e teoria e completare la mia formazione». A 17 anni, visto che in Zopfi lavorava solo tre giorni la settimana, lascia l’azienda ed entra in Atb: «Il direttore Atb di allora disse a mio padre che dopo trentadue anni di onorata carriera poteva lasciare l’azienda per fare posto a me, suo figlio». Così, il 25 ottobre 1956, all’età di 17 anni, Nava venne assunto in Atb, con tanto di divisa e cappello con la visiera. Gli Zopfi tentarono di trattenerlo, proponendogli importanti progetti di delocalizzazione in Cina e in India, ma ormai il dado era tratto e il tram diventò la sua vita. O almeno, il perno di un lungo tratto della sua storia lavorativa.

 

 

Il tram di una volta. Non potendo ancora guidare né tram né autobus, i primi anni di lavoro Giacomo li passa come bigliettaio, prima del tram e poi dell’autobus. «La linea del tram che passava nei nostri paesi seguiva un percorso che partiva da via Gallicciolli, in seguito solo da Piazza Pontida per arrivare a Ponte San Pietro». Uno arrivava dal centro città e a Longuelo c’era lo scambio per alternarsi a quello che saliva da Ponte San Pietro. «Ricordo due incidenti gravi: uno a Longuelo, uno scontro tra due tram a causa di una mancata precedenza, che provocò un morto. Io ero alle Crocette che attendevo di dare il cambio al collega che veniva da Bergamo e improvvisamente sentii un forte rumore di ferraglie e capii che era successo qualcosa al mio tram. Una scena indescrivibile di feriti lungo la strada e i due tram incastrati uno dentro l’altro. L’altro incidente grave fu...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 40 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 15 febbraio. In versione digitale, qui.

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