Tragedia del cielo

Chi era il bergamasco di 52 anni morto nell’incidente aereo in Etiopia

Chi era il bergamasco di 52 anni morto nell’incidente aereo in Etiopia
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Erano lì per fare il bene di un continente oppresso. Tre i volontari di una onlus di Bergamo, Africa Tremila, ospitata dalla sede di Confartigianato in via Torretta, in città, hanno perso la vita nel disastro aereo del Boeing 737 partito domenica da Addis Abeba e diretto a Nairobi. Aereo che si è schiantato poche ore dopo in Etiopia. Sono il presidente dell'associazione Carlo Spini, la moglie Gabriella Vigiani, e il tesoriere Matteo Ravasio. I primi due abitavano ad Arezzo, il terzo un commercialista di Bergamo. «I nostri tre volontari stavano raggiungendo la località di Juba, dove abbiamo costruito un ospedale – ha raccontato Roberto Spagnolo, presidente onorario di Africa Tremila - Per noi un dolore davvero molto grande, erano tre colonne portanti della nostra realtà associativa: tre cuori grandi, tre persone generose e altruiste».

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Sebastiano Tusa

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Gabriella Vigiani

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Carlo Spini

Commercialista generoso. Aveva lasciato la moglie Manuela e la figlia Camilla 3 anni e mezzo, Matteo Ravasio. Le aveva salutate nella loro casa di via Pignolo, prima di partire per un viaggio del cuore, per dare una mano in vista degli ultimi allestimenti dell’ospedale realizzato da Africa Tremila, di cui era volontario e tesoriere da 15 anni. 52 anni, ha raggiunto l’aeroporto di Linate per andare a Roma e da lì, assieme ai Spini, presidente della onlus dal 2000, e Viciani, ex infermiera, entrambi di 74 anni, recarsi a Juba, la capitale del Sud Sudan. «Mio marito era una persona che amava tanto gli altri – ricorda la moglie Manuela Filì su L’Eco di Bergamo –. Teneva davvero molto all’associazione benefica della quale faceva parte. Andava spesso in Africa a portare un aiuto e un po’ di bontà, in un mondo che non conosce la generosità». Non era la prima volta che andava in missione: aveva un’innata dedizione nei confronti degli altri. Anche con gli amici. «Se ne vanno sempre i migliori», aggiunge Emanuela in lacrime.

Ospedale quasi terminato. «L’ospedale, che è stato possibile realizzare grazie alla generosità della Fondazione Carlo e Rosalia Pesenti, è praticamente terminato, tanto che Carlo, Gabriella e Matteo avevano con loro la targa da apporre all’ingresso – racconta Spagnolo a L’Eco di Bergamo -. Matteo stava portando giù anche le lenzuola, realizzate grazie alle stoffe donate dal cotonificio Albini e che una volontaria aveva appositamente cucito». Chi conosceva Ravasio conferma il ricordo della moglie: una persona generosa, altruista, pacata, mai sopra le righe. Svolgeva la propria attività di volontariato con grande generosità e umiltà.

Attiva dal 1995. Una gestione quasi familiare quella di Africa Tremila, attiva dal 1995. I progetti erano seguiti in prima persona i progetti, contenendo i costi. Tra i maggiori successi, il Progetto Maurella in Madagascar: consente di fornire un pasto tutti i giorni a 1.600 bambini, divisi in tre strutture. E poi ci sono gli impegni nell’ambito dell’istruzione e della sanità in Malawi, Eritrea, Zimbabwe, Congo e appunto Kenya, Anche in India, dove i volontari hanno incontrato anche il Dalai Lama. E a Bergamo la onlus finanzia un corso di italiano per mamme straniere di 15 diverse nazionalità, gestito dalla Comunità Ruah.

Le altre vittime italiane. Altre 5 le vittime italiane dell’incidente: l’assessore regionale ai Beni culturali della Regione Sicilia, Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale; MariaPilar Buzzetti, romana di 30 anni che lavora per l’Onu; Virginia Chimenti; Rosemary Mumbi; Paolo Dieci, residente a Roma, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti ong italiane.

Cos’è accaduto. Il volo ET 302 ha lasciato l’aeroporto di Bole ad Addis Abeba alle 8.38 ora locale, prima di perdere il contatto con la torre di controllo pochi minuti dopo le 8.44. Si è schiantato vicino alla città di Bishoftu, 62 chilometri a sud-est della capitale. L’aereo precipitato era un 737 Max 8 costruito nel 2018. Il pilota dell’aereo caduto in Etiopia aveva avuto l’autorizzazione a rientrare dopo avere segnalato dei problemi subito dopo il decollo. Il comandante dell’aereo, Yared Getachew, aveva accumulato più di 8mila ore di volo e il suo vice, Ahmed Nur Mahammod, ne aveva 200. Numeri che farebbero escludere l'errore umano e farebbero propendere per il guasto tecnico. Il velivolo era tornato da Addis Abeba da Johannesburg ed era stato sottoposto a un primo rigoroso controllo di manutenzione il 4 febbraio di quest’anno. Fatto sta che quell'aereo quasi nuovo è precipitato sei minuti dopo il decollo, ma già tre minuti dopo aver lasciato la pista il pilota segnalava problemi. E non può non tornare alla memoria l'incidente della Lion Air avvenuto solo pochi mesi fa, e più precisamente nell'ottobre scorso, quando un altro Boeing 737 Max 8 si è inabissato nel mare di Giava in Indonesia con 189 persone a bordo: tutte morte. Anche quell'aereo era nuovo, non aveva ancora raggiunto le 800 ore di volo quando è precipitato 13 minuti dopo il decollo avvenuto dall'aeroporto della capitale Giacarta. Era diretto a Pangkal Pinang, sull'isola di Bangka, al largo di Sumatra.

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