Alfano: li apriremo solo dopo decisione Ue

Cosa sono gli hotspot per migranti

Cosa sono gli hotspot per migranti
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Come stabilito dall’Unione europea, a partire da mercoledì 16 settembre sono stati aperti gli hotspot per i migranti, ovvero centri per l’identificazione e lo smistamento. Una misura che l’Ue ha imposto ai Paesi che per posizione geografica sono maggiormente coinvolti negli arrivi dei profughi. Naturalmente l’Italia è pienamente coinvolta, anche se nel nostro Paese l’apertura degli hotspot subirà un leggero ritardo, poiché, come ha dichiarato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, si vuole prima attendere la definizione chiara e dettagliata del piano di accoglienza europeo.

 

Turkey Migrants

 

Cosa sono gli hotspot. Gli hotspot sono centri di prima accoglienza per i migranti giunti in Europa via terra o via mare senza regolare permesso. Per quanto riguarda l’Italia, andranno a sostituire i vecchi Cie, Centri di identificazione ed espulsione, e sorgeranno nelle località più sensibili agli sbarchi di migranti. Da un punto di vista della funzione, nella sostanza cambia poco: lo scopo è quello di trattenere tutti i profughi che sbarcano senza alcun tipo di permesso, per poi decidere se smistarli in altre aeree, concedere il soggiorno o rimandarli indietro. È nel funzionamento, invece, che c'è la differenza con i Cie. In questi ultimi il trattenimento del migrante presso il centro avviene su disposizione del questore, e dura fino ad un massimo di 18 mesi, ma l’operatività è di competenza del prefetto, che può anche decidere di affidare la gestione dei servizi del centro a soggetti privati, cooperative o onlus con il compito di provvedere a tutte le persone presenti nella struttura, mentre lo spazio esterno è vigilato dalle forze dell’ordine. Negli hotspot che sorgeranno in Italia, invece, la permanenza dei migranti dovrebbe essere al massimo di 48 ore, ossia il tempo necessario per effettuare una prima divisione tra migranti con diritto di asilo e clandestini. I primi, una volta accertatone lo status, verranno trasferiti nei cosiddetti “hub aperti”, mentre i secondi negli “hub chiusi”. Il primo hotspot in Italia ad aprire sarà quello di Lampedusa, il più grande con 500 posti, a cui seguiranno le strutture nei porti di Pozzallo (300 posti), Porto Empedocle (300 posti) e Trapani (400 posti) e solo alla fine del 2015 anche quelle di Augusta e Taranto, entrambe con una capienza da 300 posti l’uno.

 

Croatia Migrants

 

Gli hub aperti e quelli chiusi. Gli hub aperti, che sorgeranno tutti nel Nord Italia, sono strutture che, una volta partito il progetto hotspot Italia, ospiteranno i migranti con diritto di protezione internazionale, in attesa dell’udienza per il riconoscimento, o meno, della domanda d’asilo. Ricordiamo che, per legge, il diritto d’asilo è riconosciuto alla persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di siffatti avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”. In questi casi, la Commissione territoriale competente può, a seguito della presentazione della domanda di protezione internazionale, riconoscere lo status di rifugiato e il rilascio da parte della questura del permesso di soggiorno per asilo politico dalla durata di 5 anni rinnovabili, e che consente di accedere allo studio, al lavoro, al Servizio sanitario nazionale e alle prestazioni Inps. Per quanto riguarda invece gli hub chiusi, che invece verranno dislocati nel Sud Italia, ospiteranno tutti i migranti in attesa di rimpatrio, essendo stati classificati come clandestini e quindi privi della possibilità di ottenere il diritto d’asilo.

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