È morto a 97 anni

Giovanni, che tornò da Cefalonia solo per sposare la sua Livia

Giovanni, che tornò da Cefalonia solo per sposare la sua Livia
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Giovedì 4 gennaio si è spento a Torre Boldone il caporale maggiore Giovanni Grassi, che all’età di 97 anni rappresentava uno degli ultimi sopravvissuti all’eccidio di Cefalonia. Una memoria storica, reduce dei fatti accaduti in quel lontano settembre del 1943 e portavoce di una triste pagina legata alla seconda guerra mondiale.

Nato nel gennaio del 1920, partì per il servizio militare all’età di vent’anni e in quel fatidico 8 settembre del 1943, data che annunciò l’armistizio di Cassabile, era uno dei 12mila soldati della divisione Acqui. Dopo tale data, non volendo cedere le armi, l’esercito italiano si oppose al tentativo di disarmo combattendo sul campo per vari giorni fino alla resa incondizionata, alla quale seguirono rappresaglie e massacri. 9.640 soldati italiani morirono nei combattimenti legati a quei terribili giorni. Giovanni Grassi riuscì miracolosamente a salvarsi, dandosi alla macchia e sfuggendo alle ricerche che i tedeschi conducevano per eliminare eventuali superstiti.

 

 

Rientrò poi in patria dopo mille peripezie, dove ad attenderlo a Sant’Angelo in Vado c’era la moglie Livia, sposata durante una licenza dal fronte. Per i successivi settant’anni il caporal maggiore Giovanni Grassi ha cresciuto i tre figli Elisa, Maria Grazia e Ottaviano, non dimenticando però quanto accaduto in quel sempre più lontano mese di settembre a Cefalonia, continuando a raccontarne i fatti negli anni e diventando di fatto un portavoce di quei giorni di sangue, onore e patriottismo. Francesca Grassi ricorda così gli anni passati a Torre Boldone, in compagnia di nonno Giovanni: «I ricordi sono tanti, soprattutto nei miei primi dieci anni di vita, che ho passato a Bergamo. Uno dei più belli è senza dubbio il sentimento che lo legava a mia nonna. Il nonno mi raccontava spesso di...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 29 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 18 gennaio. In versione digitale, qui.

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