Happy birthday mcfly&doc

Perché amiamo "Ritorno al futuro" anche ora che son passati 30 anni

Perché amiamo "Ritorno al futuro" anche ora che son passati 30 anni
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Nel 1985 Robert Zemeckis è un regista di origine lituana con alle spalle qualche film di successo, ma, nonostante abbia già diretto star del calibro di Michael Douglas, ancora poco conosciuto nei salotti di Hollywood. Poi però sale a bordo di una DeLorean DMC-12 e entra nella leggenda della cinematografia internazionale. Nel 1985 dirige infatti il primo film di una trilogia che ha fatto innamorare moltissimi spettatori sparsi nel mondo: Ritorno al futuro.

Trent’anni passati in compagnia di Marty McFly, di Doc, alias il dottor Emmet Brown, e del piccolo cane Einstein. Trent’anni come quelli che c’erano tra il 1985, anno in cui è ambientata la pellicola, e il 1955, anno in cui Martin viene mandato per la prima volta da Doc. E pensare che tutto era iniziato per scappare da dei terroristi libici, che, dopo aver fatto fuori Doc, erano intenzionati ad uccidere Marty per il furto di notevoli dosi di plutonio (nel 1985 la Libia del Rais Gheddafi era il Paese arcinemico degli Usa). Doc infatti aveva sottratto ai terroristi nordafricani il materiale per permettere il funzionamento del suo nuovo esperimento, una macchina del tempo che lo riportasse indietro nel momento in cui aveva avuto la prima intuizione in merito a quella geniale novità: il flusso canalizzatore. Nel 1955 Marty deve fare i conti con il Doc di quel tempo e soprattutto con i suoi genitori, prima che diventassero i suoi genitori.

 

 

L’idea del film. C’è Robert Gale dietro all’idea di scrivere la sceneggiatura di un film così rivoluzionario per Hollywood. Recatosi in visita ai suoi genitori a Saint Louis nel Missouri, il noto produttore si era messo a rovistare tra le cianfrusaglie di famiglia in cantina. Tre le cose aveva scoperto un documento del padre che segnalava come quest’ultimo era stato class president (referente di classe) durante l’ultimo anno di college. Gale, memore del pessimo rapporto avuto tra lui e il suo class president, aveva cercato di immaginare quale sarebbe stato il suo legame con il suo class president se questo fosse stato suo padre.

Tornato in California, raccontò il pensiero all’amico Zemeckis che, dopo aver fatto qualche accorgimento, iniziò a lavorare a Ritorno al Futuro. Ad esempio Zemeckis decise che il protagonista del film potesse verificare di persona che la madre, Lorraine, gli aveva mentito in merito al fatto che durante gli anni scolastici non amasse frequentare i ragazzi (tanto che quest’ultima si innamora inconsapevolmente del “nuovo arrivato” McFly, “costando” a Zemeckis la possibilità di essere prodotto dalla Disney che repelleva questa possibile relazione amorosa madre-figlio).

 

 

Il pubblico giovanile. Per mantenere come sfondo l’idea del giovane degli anni Ottanta che viaggia nel tempo per conoscere i propri genitori alla sua età, Gale e Zemeckis optarono per il 1955 anno che considerarono verosimile per lo sbalzo di un diciassettenne nel passato. Gli anni Cinquanta poi erano quelli della nascita del rock’n-roll, elemento chiave per conquistare l’attenzione dei giovani spettatori (paradigmatica in tal senso la scena in cui Marty suona il capolavoro di Chuck Berry, che non a caso è nato a Saint Louis, Johnny B. Goode).

Inoltre all’inizio la macchina del tempo non doveva essere un’automobile bensì un frigorifero che, sfruttando l’esplosione di test atomici nel Nevada (comuni a quel tempo), potesse essere mandato a spasso nel tempo. Dovendosi però rivolgere a un pubblico di adolescenti e data la possibilità che alcuni di essi potessero chiudersi all’interno di frigoriferi non apribili dall’interno, si optò fortunatamente per la DeLorean, vettura sportiva poco nota che da lì in poi venne identificata esclusivamente come “la macchina del tempo”.

I numeri. Il successo della pellicola fu fin da subito clamoroso: costato in tutto 19 milioni di dollari, ne guadagnò 11 soltanto al primo weekend, per chiudere in Usa circa 210 milioni. In tutto il mondo la cifra incassata sfiorò i 384 milioni di dollari. Un boom pazzesco che fece sobbalzare gli esperti di cinema, tanto che la famosa rivista Metacritic gli assegnò un punteggio di 86/100, che ci piace pensare abbiano esclamato, su insegnamenti di Doc, una sola cosa: «Grande Giove!».

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