Secondo i dati dell'Istat

Gli italiani sono sempre più poveri La fotografia impietosa del 2015

Gli italiani sono sempre più poveri La fotografia impietosa del 2015
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I cittadini italiani sono, complessivamente, ogni anno più poveri: è quanto emerge dallo studio dell’Istat (relativo al 2015) circa lo stato di ricchezza, se così si può dire, dei residenti del Belpaese. I risultati della ricerca, infatti, testimoniano un aumento, rispetto al 2014, sia della povertà assoluta che di quella relativa, concetti che spiegheremo di seguito. Lo scorso anno, inoltre, è stato quello che ha fatto registrare i dati più allarmanti dal 2005 ad oggi, ovvero un lasso di tempo che copre per intero tutto il periodo più buio della crisi economica. Le situazione più gravi si verificano in Calabria e Sicilia, mentre Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna solo le regioni che maggiormente riescono a reggere l’urto. Ma vediamo più nel dettaglio cosa raccontano i numeri dell’Istat.

 

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Anzitutto: povertà assoluta e relativa. Lo studio in questione prende in considerazione due parametri fondamentali, ovvero quello della povertà assoluta e quello della povertà relativa, sulla base di un’indagine riguardante le spese delle famiglie. Per quanto riguarda la prima, si intende l’incapacità di un nucleo famigliare di acquistare determinati beni e servizi che vengono considerati necessari per vivere in modo quantomeno accettabile, secondo una scala che tiene in considerazione le variazioni di prezzo di tali bene da zona a zona del nostro Paese. Questi beni compongono il settore dei bisogni primari, che si suddividono in alimentari, relativi all’abitazione, e residuali: i primi riguardano tutti gli alimenti che compongono una dieta sana e basilare per la crescita e il sostentamento, i secondi tutti gli aspetti domestici che permettono una vita dignitosa (riscaldamento, servizi igienici e via dicendo), mentre il terzo i prodotti necessari per adottare un livello dignitoso circa il vestiario, la comunicazione, l’istruzione e il movimento sul territorio.

Per quanto riguarda invece la seconda, si intende una valutazione “della disuguaglianza nella distribuzione della spesa per consumi e che individua le famiglie povere tra quelle che presentano una condizione di svantaggio rispetto alle altre. Viene definita povera una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o pari alla spesa media per consumi pro-capite”. In parole povere, viene calcolato un livello medio di spesa mensile per nucleo famigliare (che deve essere composto, per essere tale, da almeno due persone) e tutti coloro che si attestano al di sotto di questo livello sono considerati nella frangia della povertà relativa. Per il 2015, la cifra media mensile è stata calcolata in 1.050,95 euro (con un leggero aumento dello 0,9 percento rispetto a quella del 2014).

 

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I numeri. A livello complessivo, 4 milioni e 598mila residenti in Italia vivono al di sotto del livello di povertà assoluta, pari al 6,1 percento dei nuclei famigliari e al 7,6 percento della popolazione residente. Dati che, in particolare, hanno registrato un aumento al Nord Italia, sia in termini di famiglie (da 4,2 percento del 2014 al 5 del 2015) sia di persone (da 5,7 a 6,7 percento), soprattutto all’interno di famiglie di stranieri. Se si prende in considerazione tutta l’Italia, la povertà assoluta è aumentata anche tra le famiglie che risiedono nelle aree metropolitane (l’incidenza è aumentata dal 5,3 percento del 2014 al 7,2 percento del 2015) e tra quelle nelle quali la persona di riferimento (ovvero quella che più di tutte si occupa del sostentamento economico) ha tra i 45 e i 54 anni (da 6,0 a 7,5 percento). L’aumento ha riguardato soprattutto le famiglie la cui persona di riferimento è un operaio, mentre è rimasto più contenuto tra quelle con un dirigente, quadro e impiegato (1,9 percento) e ritirato dal lavoro (3,8 percento). La più alta incidenza di povertà assoluta è stata registrata nel Sud Italia (9,1 percento di famiglie, 10 percento di persone), la più bassa nel Centro (4,2 percento di famiglie, 5,6 percento di persone).

Per quanto riguarda invece i dati relativi all’indice di povertà relativa, si è verificato un aumento fra le famiglie più numerose, oltre, naturalmente, a quelle in cui la persona di riferimento è in stato di disoccupazione (4 casi su 10 nel 2015). Tra il 2014 e il 2015 l’incidenza di povertà relativa è scesa tra le famiglie in cui è presente almeno un anziano (da 9,6 percento a 8,5 percento), ma si tratta di un fenomeno che ha coinvolto soltanto il Sud Italia dove, inoltre è migliorata anche la condizione delle famiglie che risiedono nei piccoli comuni (incidenza della povertà relativa passata dal 23,7 percento del 2014 al 21,6 percento del 2015). Nel Nord Italia sono peggiorate le condizioni delle famiglie con almeno 5 componenti (dal 19,8 percento al 27,7 percento) e delle persone che vivono da sole, anche se in quest’ultimo caso i numeri sono piuttosto contenuti (dall’1,8 per cento al 2,9 percento).

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