Harriet Tubman, l'eroina della libertà che potrebbe apparire sui 20 dollari
Grande rivoluzione in vista per la moneta americana. Niente svalutazioni o alterazioni di tassi di cambio del dollaro, tranquilli; il grande cambiamento che potrebbe verificarsi è simbolico: sulla banconota da 20 dollari, infatti, potrebbe presto apparire per la prima volta il ritratto di una donna, e per di più di colore. Si tratta di Harriet Tubman, eroina americana del XIX secolo e protagonista assoluta della lotta alla schiavitù. L'organizzazione statunitense no profit Women on 20s ha lanciato, nei mesi scorsi, un sondaggio che ha coinvolto più di 600mila persone al fine di sensibilizzare il governo ad inserire una donna fra i grandi della storia a stelle e strisce che si sono meritati un posto sulle banconote verdi. In gara personalità storiche del calibro di Eleanor Roosvelt, Rosa Parks e Wilma Mankiller, ma a spuntarla è stata, appunto, la Tubman.
Una donna chiamata “Mosè”. Harriet Tubman nacque nel 1820 da una famiglia di coltivatori in una piantagione del Maryland. Fino a 29 anni rimase a lavorare in schiavitù, e intorno a quell'età cominciò a soffrire di problemi neurologici a causa delle percosse continuamente ricevute. La salute che andava sempre più compromettendosi è stata la miccia definitiva che hanno convinto Harriet a fuggire dalla piantagione, verso Filadelfia. Una volta in salvo, decide di spendersi per liberare tutti gli altri schiavi dalla cattività e dal lavoro nelle piantagioni, organizzando piani di fuga e di liberazione che fin da subito ottengono eccellenti risultati. La donna viaggiava da sola, arrivava nelle piantagioni durante l'inverno e organizzava la fuga il sabato sera, perché i giornali non pubblicavano la lista dei fuggitivi fino al lunedì. Per non farsi riconoscere aveva spesso due polli vivi che agitava in faccia alle persone se aveva paura di essere identificata. In tasca una pistola, che secondo i testimoni non aveva paura di usare. Per questa sua straordinaria attività di liberatrice venne soprannominata “Mosè”, in memoria della fuga del popolo di Israele dalla schiavitù dell'Egitto. L'opera della Tubman è probabilmente stato uno dei tanti fattori che hanno portato allo scoppio della guerra civile americana, nella quale Harriet volle coinvolgersi in prima linea: si arruolò nell'esercito dell'Unione, prima in qualità di cuoca, poi di infermiera e infine persino di spia. Guidò la spedizione militare nella Carolina del Sud, dove liberò più di 700 schiavi. Terminata la guerra, si ritirò con il marito, sposato nel 1844, poco fuori New York, dove visse in povertà fino alla morte, nel 1916, celebrata con funerali militari.
Perché proprio i 20 dollari? La scelta della banconota da 20 per l'eventuale raffigurazione della Tubman è tutt'altro che casuale. In primo luogo, al momento è occupata da Andrew Jackson, ex presidente che manifestò a più riprese una certa ritrosia ad abbandonare la pratica dello schiavismo. In secondo luogo, ci sono un paio di episodi della vita di Harriet legati a questo taglio: fu l'esigua paga che gli assicurò lo Stato, in qualità di veterana, al termine della guerra civile (solitamente la retribuzione era di almeno 25 dollari), e fu anche la cifra che la Tubman pagò a John Oliver, proprietario terriero dell'epoca, per riscattare la libertà suo padre.
Molto probabilmente, si farà. Ora, è vero che si tratta di un semplice sondaggio e non di una decisione governativa, ma il fatto che ben 600mila persone abbiano partecipato non è stato un fatto che ha lasciato indifferenti i massimi vertici degli Usa. Obama, appresa l'iniziativa, ha definito la possibilità di inserire Harriet Tubman fra i protagonisti delle effigi dei dollari una “gran bella idea”, sostenuto dal plauso dell'ala democratica americana e da vari comitati femministi e in lotta per i diritti civili. Contrari buona parte dei repubblicani, Donald Trump e Ted Cruz su tutti, ma l'impressione è che entro il 2020 si possa davvero pervenire a questa storica svolta. Al Congresso, addirittura, sono già pronti due disegni di legge presentati da una deputata e da una senatrice democratiche.