Prospettive allarmanti

In 3 anni centomila alunni in meno Lo sboom ora minaccia la scuola

In 3 anni centomila alunni in meno Lo sboom ora minaccia la scuola
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Lo hanno chiamato lo sboom. È il calo (o crollo) demografico che sta causando una riduzione drastica della popolazione scolastica. Questi i numeri: meno ventimila nell’anno 2015/16. L’anno successivo – il 2016/2017 – i vuoti ammontarono a quarantaseimila unità. Quest’anno a settembre ci saranno altri trentatremila banchi vuoti. Un calo in tre anni di centomila unità.

In prospettiva le cose sono ancora allarmanti. Fino al 2008 e 2009 la tendenza complessiva era stata di incremento delle nascite, poi era cominciata la denatalità che progressivamente ha svuotato le culle (quasi centomila nati in meno dal 2008 al 2016) e progressivamente lascerà moltissimi banchi vuoti.

Come ha avvertito il sito specializzato disal.it «l’onda di magra che seguirà nell'arco dei prossimi tredici anni (2018-2030), sull'intero percorso scolastico, determinerà - stando agli attuali parametri - la chiusura di non meno di ventitremila classi e la soppressione di quasi quarantamila posti di docente (escludendo dal calcolo la scuola dell’infanzia e i posti di sostegno)». In sostanza si tratta di un taglio degli organici del 7 per cento. Una minaccia anche per i tanti che premono per salire stabilmente in cattedra dopo una lunga trafila e per coloro che da studenti stanno puntando le loro carte sull'insegnamento. Conseguenza inevitabile del crollo demografico che dal milione di nascite all’anno boom 1964 (esattamente 990.441) del 1964 ha toccato le 476mila del 2016.

 

 

Un calo che non può non spaventare gli insegnanti: in una certa misura il calo di alunni potrà venire contenuto dal minor numero di alunni per classe (10-15 per cento?), ma inevitabilmente il calo determinerà comunque una diminuzione del numero delle classi. Se dovessero essere mantenuti gli attuali parametri per la costituzione delle classi di scuola primaria, potrebbero essere circa duemila le classi che non verranno riaperte per mancanza di alunni nel 2018 rispetto a quelle del 2014. Chiusura delle classi significa inevitabilmente anche riduzione dei posti di docente. È facile fare qualche calcolo: nella scuola primaria attualmente il rapporto medio docenti/classi è di 1,5 docenti per classe. Quindi la chiusura di duemila classi comporterebbe un decremento di organico di circa tremila posti.

Sono numeri che rischiano di metter in crisi anche il modello Fornero per quanto riguarda i pensionamenti, costringendo ad agevolare uscite anticipate. Tuttavia c’è anche una terza via, che potrebbe trasformare il problema in opportunità. È un’idea lanciata da un esperto di sistemi scolastici come Paolo Ferrario, «l’Amministrazione scolastica potrebbe istituire un organico funzionale d’istituto da utilizzare per attività di arricchimento dell’offerta formativa, mentre le Amministrazioni comunali, proprietarie degli edifici scolastici, potrebbero adattare le aule vuote per laboratori e per nuovi servizi formativi extrascolastici, destinando gli introiti alla manutenzione degli edifici». Una bella scommessa. Ma alternative non se ne vedono...

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