Riassunto di un'esperienza politica

Scelta Civica, storia di una meteora

Scelta Civica, storia di una meteora
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Venerdì 6 febbraio un terremoto ha colpito il partito Scelta Civica, quello nato il 4 gennaio 2013 attorno alla figura del senatore a vita Mario Monti. Nonostante numeri già risicati, ben 7 esponenti hanno annunciato l’addio a Scelta Civica per entrare a far parte del Partito Democratico, mentre un ottavo membro, il sottosegretario e senatore Benedetto Della Vedova, lascia il partito ma specifica che, al momento, non si aggregherà al Pd. Precisamente, ad abbandonare la compagine di cui Monti fu presidente per accasarsi sotto l’ala di Matteo Renzi, sono due deputati (Ilaria Borletti, Irene Tinagli), cinque senatori (Alessandro Maran, Gianluca Susta, Pietro Ichino, Linda Lanzillotta, Stefania Giannini, che è anche ministro dell’Istruzione) e un viceministro (Carlo Calenda). Tenendo conto che Scelta Civica contava appena 7 uomini al Senato, compreso Monti stesso, di fatto il gruppo del partito a Palazzo Madama non esiste più.

 

 

Storia di un partito che fu: il Governo Monti. Tutto ebbe inizio il 9 novembre 2011: nel bel mezzo di una tempesta politica ed economica senza precedenti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nominò l’economista e accademico Mario Monti senatore a vita. Una mossa tattica, come poterono dedurre in molti: lo spread era a quota 575 punti base e l’Italia era economicamente sull’orlo del baratro. Pochi giorni dopo Silvio Berlusconi, allora primo ministro, fu di fatto costretto a dimettersi da Palazzo Chigi aprendo ufficialmente la crisi. Il 13 novembre Napolitano affidò a Monti, con riserva, l’incarico di formare un nuovo governo. La riserva fu sciolta dal professore il 16 novembre e due giorni dopo nacque il primo governo “tecnico” della storia italiana, formato cioè da personalità esterne al mondo politico.

Davanti alla tragica situazione dei conti dello Stato, Monti annunciò subito la necessità di chiedere sacrifici ai cittadini. Dalle parole si passò ai fatti il 4 dicembre 2011, quando fu varato il decreto “Salva Italia”: gli atti furono spiegati in una conferenza stampa diventata storica, in cui il ministro delle Riforme Elsa Fornero scoppiò in lacrime mentre veniva esposta la riforma delle pensioni che lei stessa aveva ideato. I media italiani si lanciarono nella ben nota arte dell’elogio sperticato e il loden di Monti diventò l’emblema della sua sobrietà caratteriale, eretta a valore a cui tutto lo Stato si sarebbe dovuto adattare. L’idillio, però, dura poco: già nell’estate 2012 la situazione del Governo Monti pare meno salda, con sempre più voci di dissenso che si alzano sia dalla politica che dai cittadini. Monti inizia seriamente a valutare l’ipotesi di una discesa in campo politica a tutti gli effetti e in autunno annuncia l’abbassamento dell’Irpef: secondo molti è l’indizio delle sue ambizioni politiche, nonostante Napolitano si sia sempre dichiarato contrario a questa ipotesi. Intanto le elezioni del febbraio 2013 si avvicinano.

 

 

Storia di un partito che fu: la nascita di Scelta Civica. Nonostante avesse sempre negato, il 28 dicembre 2012, con un tweet, Mario Monti annuncia ufficialmente la propria discesa in campo in vista delle elezioni del febbraio 2013. Monti diventa la guida della coalizione centrista Con Monti per l’Italia, che raggruppa Udc, Futuro e Libertà (di Gianfranco Fini) e Scelta Civica, la lista civica che Monti stesso ha deciso di fondare e che presentò di lì a pochi giorni, il 4 gennaio 2013.

Alle urne, Scelta Civica si rivela un flop: le attese attorno al nome di Mario Monti erano tante, ma in realtà ottiene, con Fl e Udc, circa il 10%. In Parlamento, Scelta Civica entra con 37 parlamentari, riconducibili anche a Fl e Udc, mentre al Senato porta appena 15 senatori, più altri 2 dell’Udc e 2 di Fl. Durante le trattative per la nascita del nuovo governo, Monti si schiera subito apertamente per le larghe intese e così, quando ad aprile si insedia Enrico Letta a Palazzo Chigi, Scelta Civica riesce anche ad ottenere due ministri.

Storia di un partito che fu: il lento sfaldarsi. Mario Monti è, a quel punto, un politico a tutto tondo. Eppure le doti da leader che i tanti che avevano creduto in lui gli avevano attestato, non si vedono nella gestione quotidiana del partito: seppur sia il presidente, Monti si occupa poco delle questioni interne al partito e le strategie interne, le divisioni, le diverse correnti portano Scelta Civica ad un lento ma inesorabile sfaldamento. La prima vera rottura si ebbe con Udc: l’idea iniziale di far confluire il partito di Casini in Scelta Civica salta e la rottura porta Mario Monti alle dimissioni dalla carica di presidente. Nell’ottobre 2013 il suo posto viene preso dal presidente della Brembo, Alberto Bombassei, che prese la decisione di porre fine anche all’alleanza con l’Udc. Quello stesso giorno Monti lasciò il partito, amareggiato per la piega che aveva preso la sua “creatura” politica. La prima fuoriuscita consistente di parlamentari si ebbe il 10 dicembre 2013: 11 parlamentari abbandonano Scelta Civica, insieme a diversi membri dell’Udc; al Senato, invece, nasce un nuovo gruppo, chiamato Scelta Civica con Monti per l’Italia e che conta appena 8 senatori, tra cui Monti stesso, mentre i restanti 7 senatori facenti inizialmente parte del partito fondano un nuovo gruppo, Popolari per l’Italia. I media, con cinico sarcasmo, iniziarono a soprannominare il partito “Sciolta Civica”.

 

 

L’ultimo capitolo: il Governo Renzi. Nei primi giorni del 2014 si assiste all’ascesa di Matteo Renzi e diversi esponenti di Scelta Civica, nonostante l’ufficiale appoggio a Enrico Letta, dimostrano subito di apprezzare il nuovo leader del Pd e si dicono pronti a supportarlo per un’eventuale cambio di potere a Palazzo Chigi. Cambio di potere che avviene il 14 febbraio, quando Letta si dimette. Il 22 febbraio Matteo Renzi diventa il nuovo premier. Scelta Civica fa parte ufficialmente della squadra di governo con un ministro (all’Istruzione, Stefania Giannini), un viceministro (Carlo Calenda) e tre sottosegretari (Benedetto Della Vedova, Enrico Zanetti e Ilaria Burletti Buitoni). Questa netta virata che ha portato molti onorevoli di Scelta Civica a supportare Renzi abbandonando Letta non piacque però al presidente del partito, Alberto Bombassei, che il 10 aprile decise di dimettersi, criticando fortemente le «aspirazioni personali» di diversi esponenti del partito, che hanno deciso di diventare «succubi del Governo Renzi».

Mentre Scelta Civica faceva i conti con i propri dissidi interni, incombevano le elezioni europee, vero banco di prova per tutti i partiti: come avrebbe reagito l’Italia ai recenti scossoni interni alla politica? I risultati incoronarono Renzi, mentre affondarono tutte le altre forze politiche, a partire proprio da Scelta Civica: ottiene un misero 0,71%, risultato ben lontano dal 4%, soglia di sbarramento fissata. Gli scontri interni continuano, con il ministro Giannini che presenta le proprie dimissioni da segretario di partito, dimissioni che furono respinte. Per tentare di ritrovarsi, nell’autunno del 2014 venne annunciato il primo Congresso nazionale per il 31 gennaio 2015. Gli sviluppi successivi, con le dimissioni del presidente Napolitano e le elezioni di un nuovo presidente della Repubblica, hanno portato allo slittamento della data all’8 febbraio 2015. Appena due giorni prima del Congresso, però, l’amara notizia: la fuoriuscita di altri 8 membri di Scelta Civica ha praticamente dato il colpo di grazia ad un partito durato appena 25 mesi.

 

 

Scelta Civica a Bergamo, un progetto mai decollato. Nell’ottobre del 2013, al Palazzo del Furetto di via San Lazzaro a Bergamo, veniva presentata l’Associazione Scelta Civica della Provincia di Bergamo alla presenza dell’onorevole Gregorio Gitti, allora responsabile nazionale enti locali del partito e oggi confluito invece nel Pd (a settembre 2014), del dottor Pietro Sbaraini, responsabile organizzativo regionale, e dell’avvocato Benedetto Bonomo, nominato responsabile provinciale di Scelta Civica Bergamo. Bonomo rilasciò parole chiare, dicendo di non sapere quali sarebbero state le mosse future del partito in vista dell’elezione amministrativa di Bergamo, ma che certamente non avrebbe supportato la candidatura dell’allora in carica Franco Tentorio.

Nei mesi successivi, mentre a Bergamo si delineò con chiarezza la candidatura di Giorgio Gori a sindaco come esponente del centrosinistra, il dibattito interno a Scelta Civica si fece più intenso: da una parte c’era chi puntava a sostenere apertamente la candidatura di Gori, dall’altra chi invece puntava a correre in solitaria verso Palazzo Frizzoni. Quest’ultima fu la linea che prevalse, anche perché era quella sostenuta da Alberto Bombassei, numero uno della Brembo e, soprattutto, nuovo presidente di Scelta Civica nazionale dopo le dimissioni di Monti. Nonostante buona parte della base bergamasca di Scelta Civica fosse favorevole al nome di Gori, il veto di Bombassei portò Scelta Civica a discutere dell’ipotesi di presentare un candidato sindaco esterno alle forze politiche esistenti. Ma non si fecero i conti con il terremoto Renzi: la sua salita a Palazzo Chigi e le conseguenti dimissioni di Bombassei dal ruolo di presidente del partito, riaprirono i giochi anche a livello locale. L’ipotesi di un candidato sindaco a parte naufragò ufficialmente il 29 aprile 2014: insieme a Fare per Fermare il Declino, Scelta Civica Bergamo aveva deciso di tentare, in extremis, di raccogliere le firme per candidare a primo cittadino l’avvocato Francesco Keller. Ma mentre Fare per Fermare riuscì a raccogliere 160 firme, Scelta Civica si fermò ad appena 70: il totale era ben lontano dalle 400 necessarie.

Come a livello nazionale, anche a Bergamo la sensazione era di un movimento fortemente lacerato dai dissidi interni, dovuti alle anime diverse che vivevano sotto lo stesso simbolo. La conferma arrivò a maggio, quando in un’uscita pubblica a Curno, Bombassei si dichiarò da sempre vicino a Tentorio, mentre gran parte della base era sempre più convinta di sostenere Gori. Il giorno seguente, con una lettera alla redazione bergamasca del Corriere della Sera, Bombassei negò di aver affermato che avrebbe votato per Tentorio e confermò che gli esponenti di Scelta Civica avrebbero supportato il candidato sindaco singolarmente preferito. A Bergamo, quindi, Scelta Civica è riuscita nell’ardua impresa di anticipare ciò che sarebbe successo a livello nazionale.

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