contrabbando

A Casazza un vero e proprio opificio per il confezionamento clandestino di sigarette

È il risvolto di un'ampia operazione di polizia in diversi Paesi europei. Nel capannone, anche degli appartamenti per gli operai

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Da fuori, sembrava un capannone come altri, nella zona industriale di Casazza. Dentro c'erano invece i macchinari necessari al confezionamento clandestino di sigarette di contrabbando, tra cui un essiccatore industriale, il tabacco utilizzato e i relativi materiali (centinaia di milioni di filtri, bobine di carta e stampe di pacchetti) riportanti il marchio contraffatto di una nota società di produzione di sigarette.

Il contesto dell'operazione

Questo è il risvolto bergamasco delle più ampie operazioni di polizia, che hanno riguardato diversi Paesi europei, volte a smantellare un gruppo criminale composto da soggetti originari dell'Est Europa (ucraini, moldavi e rumeni), ritenuti responsabili di reati di produzione e traffico di sigarette di contrabbando.

Come spiegano i colleghi di Prima Treviglio, le indagini sono state svolte da una Squadra investigativa comune costituita - con il coordinamento di Eurojust - dalle autorità giudiziarie italiane, francesi e polacche. A questa, si è affiancata una "Operational Task Force", ovvero un team di undici forze di polizia (in Italia, Francia, Polonia, Belgio, Bulgaria, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania e Paesi Bassi) istituito presso Europol.

In Bergamasca

Per quanto riguarda la Bergamasca, le investigazioni svolte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza orobica e dal locale Nucleo Investigativo dei Carabinieri, in costante coordinamento investigativo, hanno permesso, attraverso ricostruzioni sotto il profilo economico-finanziario, di denunciare dieci soggetti all'Autorità giudiziaria, nonché di individuare e monitorare un l'opificio sopra citato, dove sono stati colti in flagranza anche due cittadini stranieri in possesso di documenti di identificazione falsi, validi per l'espatrio.

Vero e proprio covo

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La struttura è risultata di proprietà di un titolare di un caseificio bergamasco, che lo aveva a sua volta locato a una ditta individuale riconducibile a un cittadino moldavo - appositamente costituita poche settimane prima - che avrebbe favorito la lavorazione clandestina dei tabacchi posti successivamente a sequestro, dissimulando la dichiarata attività nel settore edile. Nel corso delle operazioni di accesso, i finanzieri e carabinieri bergamaschi hanno rilevato le imponenti opere edili abusive realizzate all'interno del capannone, tra cui dei veri e propri appartamenti in legno e cartongesso.

Qui venivano ospitati una decina di lavoratori non autorizzati a lasciare la struttura. Il capannone era dotato anche di impianti industriali di aspirazione e riscaldamento, rampe di scale per l'accesso al piano rialzato, bagni, cucine e camere da letto.

Tabacchi spacciati per infissi

I trasporti su strada di tabacchi lavorati clandestinamente a Casazza venivano poi occultati all'interno di imballaggi accompagnati da documentazione attestante fittiziamente la presenza di "infissi in alluminio", emessa da una società comasca con unità operativa nel lodigiano, la quale in tal modo forniva copertura all'attività di contrabbando.

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