«A Pasqua chiudete i supermercati e i negozi di alimentari»
I sindacati hanno scritto una lettera al prefetto e al sindaco di Bergamo per chiedere la chiusura totale dei negozi.

Non aprite i supermercati a Pasqua. Con l’approssimarsi delle feste il tema è dibattuto ogni anno. Ma per questa Pasqua la preoccupazione si fa più stringente, vista l’emergenza sanitaria che si sta vivendo a Bergamo e provincia. Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al prefetto Enrico Ricci e al sindaco di Bergamo Giorgio Gori perché supermercati e negozi alimentari rimangano chiusi nei giorni festivi di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo. «A seguito di una nostra prima verifica - scrivono i segretari generali dei tre sindacati -, sembrerebbe che la stragrande maggioranza delle aziende intenda aprire i supermercati al pubblico durante queste giornate, addirittura proponendo promozioni o forti sconti che potrebbero indurre i cittadini e le cittadine ad affollare quei luoghi. Un classico esempio di comportamenti non virtuosi a scopi commerciali che si fanno passare per servizio essenziale ai consumatori». Farà bel tempo e molte persone potrebbero prendere l’occasione di fare una passeggiata fuori casa con l’alibi della spesa e dello scontrino.
«Da quando è iniziata questa pandemia - proseguono i sindacalisti - nonostante un miglioramento delle condizioni di sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, moltissimi lavoratori e lavoratrici, a causa di problemi di salute, sono stati costretti a ricorrere all’istituto della malattia, a conferma del malessere psicofisico derivante da stress. Suggeriamo, quindi, un intervento che possa prevedere la chiusura dei supermercati e degli ipermercati nelle giornate di Pasqua e Pasquetta. Tale decisione a nostro parere sarebbe del tutto coerente con la comune lotta al Coronavirus che nelle prossime settimane richiederà il contributo di tutti. Il rispetto umano della persona - concludono Mario Colleoni, Alberto Citerio e Maurizio Regazzoni di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil - deve venire prima di ogni altra cosa. Il valore del profitto non può essere anteposto al valore delle persone».