A Peia scoppia la guerra tra sindaco e parroco: via i contributi alla materna parrocchiale
Polemiche in paese e sui social. Il Comune: «Offerta formativa non adeguata, più di metà delle famiglie hanno portato altrove i figli». Le opposizioni: «Il primo passo, chiuderà anche la scuola»
di Giambattista Gherardi
Polemiche e incomprensioni che durano da tempo, esplose pubblicamente e sui social nelle ultime settimane dopo la decisione del Comune di recedere dalla convenzione con la parrocchia per il sostegno all’attività della scuola dell’infanzia paritaria Santa Teresa del Bambin Gesù.
Tutto avviene a Peia, ridente località della Val Gandino, poco meno di 1800 abitanti e ben quattordici contrade sparpagliate alle pendici del Monte Pizzo. In paese sono attive la scuola primaria pubblica e, appunto, la scuola materna parrocchiale, ove opera una comunità delle Suore Orsoline di Gandino. È una realtà molto cara alla comunità, nonostante debba necessariamente confrontarsi con il calo demografico e con la libera scelta di molte famiglie (più della metà) di portare i bambini (a volte anche per esigenze di lavoro) nei paesi vicini, in particolare Leffe.
L’impressione è che tutto covi da tempo sotto traccia e si inquadri più complessivamente nei rapporti non proprio idilliaci fra la parrocchia, guidata dal 2013 dal parroco don Alberto Gervasoni, e il Comune, a capo del quale c’è dal 2014 la lista civica del sindaco Silvia Bosio. La riedizione del celeberrimo confronto fra Don Camillo e Peppone non è però una novità per il paese della Val Gandino: qui molti ancora ricordano le polemiche anche pubbliche fra don Giulivo Facchinetti (predecessore di don Alberto) e Santo Marinoni (sindaco e vicesindaco plenipotenziario prima dell’avvento di Silvia Bosio).
Proprio il gruppo di Marinoni, ora a capo dell’opposizione in Consiglio comunale, ha acceso le polveri con un manifesto affisso in paese nei giorni di Pasqua, nel quale si stigmatizza la decisione del Comune («Ci siamo trovati di fronte al fatto compiuto») e si ipotizza come questo possa essere «il primo passo di future chiusure, come quella della scuola elementare».
La convenzione che lega il Comune alla parrocchia è stata rinnovata lo scorso autunno e prevede, fra l’altro, che il Comune eroghi ogni anno una quota di dodicimila euro «per contenere le rette a carico delle famiglie e nel contempo potenziare e migliorare la qualità del servizio offerto» e un’ulteriore quota di seimila euro «per attività, progetti, educativi e didattici, interventi straordinari e simili».
Fra gli obblighi della parrocchia, anche quello di «costituire una Commissione paritetica tra rappresentanti delle scuole, dei genitori e del Comune per l’esame del rendiconto annuale e per il controllo sull’applicazione della convenzione». Proprio su questo mancato adempimento ha fatto leva il Comune nella determina di recesso dalla convenzione, emessa il 12 marzo, lamentando «il mancato rispetto dell’obbligo e l’assenza di un confronto dell’istituto scuola dell’infanzia con questo ente e le parti sociali».
A spiegare la posizione del Comune è arrivato, il 3 aprile, un comunicato stampa del sindaco Silvia Bosio. «Premetto - si legge - che questa Amministrazione ha a cuore la scuola dell’infanzia così come la primaria e tutto il percorso formativo dei nostri ragazzi. Ci siamo sempre mossi investendo energie e risorse per un unico fine quello di assicurare ai nostri bambini/ragazzi le stesse opportunità formative che i loro coetanei trovano negli altri paesi. Siamo convinti che conservare sul territorio le istituzioni scolastiche è garanzia di vita e di futuro per la nostra comunità, consapevoli che per fare ciò bisogna unire le forze. Abbiamo stanziato risorse economiche considerevoli: solo lo scorso anno oltre 25.000,00 € per la scuola primaria e 18.000,00 € per la scuola dell’infanzia aumentando, di 2.000,00 € annui il contributo rispetto a quanto erogava l’Amministrazione precedente, quando il numero dei bambini frequentanti era quasi il doppio di quelli attuali. Per la precisione per l’anno scolastico 2019-2020 è stato trasferito alla scuola dell’infanzia l’intero contributo previsto dalla convenzione, nonostante il servizio sia stato fatto solo per 6 mesi su 10».
«Per la scuola dell’infanzia - aggiunge Bosio - da oltre tre anni assistiamo al fuggi fuggi delle famiglie che iscrivono i loro figli altrove. Pertanto abbiamo cercato un dialogo con il gestore, al fine di affrontare e risolvere le problematiche evidenziatemi nel tempo da diversi genitori in diverse occasioni: raggiungendomi in Comune, fermandomi per strada, bussando alla porta di casa la domenica. Preso atto delle richieste, abbiamo coinvolto chi di dovere. Nel dicembre scorso per l’ennesima volta abbiamo convocato le parti: il parroco, la madre generale delle Suore Orsoline, il dirigente scolastico e i rappresentanti dei genitori della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. In quell’incontro sono state espresse rispettosamente le difficoltà che i genitori incontrano alla scuola dell’infanzia, riconducibili in particolare a una limitata offerta formativa e a stili educativi-relazionali superati e non più condivisibili. Alla luce di queste difficoltà, l’incontro si è concluso con l’accordo che la madre generale e il parroco si sarebbero trovati per valutare il da farsi e comunicarlo di conseguenza ai presenti. Risultato? Da gennaio a oggi (nonostante numerose convocazioni), il parroco non ha dato disponibilità a incontrare le parti per restituire quanto deciso, mentre la madre generale si era resa disponibile a farlo. Per l’ennesima volta, ogni tentativo di dialogo è stato interpretato come un’ingerenza e tacitato dal pulpito (neanche fossimo nel medioevo) con la frase: “La scuola materna è parrocchiale…”. Verissimo, la scuola materna è parrocchiale, ma chiamata a fare un servizio pubblico, per cui riceve contributi pubblici, di conseguenza chi la gestisce è tenuto a rendere ragione del proprio operato».
Sui social, come era prevedibile, la discussione si è animata non poco. Fra i tanti interventi è emerso anche quello di un non precisato “Gruppo di Genitori”, postato sulla pagina dello scrittore locale Tiziano Brignoli. «Gentilissima Sindaca - si legge -, ci sentiamo offesi da certe sue dichiarazioni, ma soprattutto non comprendiamo come possa essersi laureata in Scienze dell’educazione, oltretutto studiando in un convento. Vorremmo informarla che i genitori che hanno i figli all’asilo non sono degli struzzi. Sono invece genitori che non si lamentano perché ritengono la gestione dell’asilo soddisfacente e non fanno in nessun modo morire il paese, anzi proprio tutt’altro. Il paese viene fatto morire da chi è al comando e prende decisioni senza alcun senso. Ci permettiamo inoltre di farle notare che un’Amministrazione competente, se davvero ritenesse il sistema educativo del proprio Comune insufficiente, dovrebbe aumentare i fondi a disposizione delle strutture, affinché possano migliorare, ma di sicuro non toglierli. È un basilare concetto di economia, ma non pretendiamo che lei lo comprenda. Noi genitori non facciamo morire il paese: semplicemente non condividiamo le sue idee sclerotiche».
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