In tribunale

A processo per omicidio stradale, ma è latitante da 5 anni

Un 42enne marocchino è accusato di aver investito nel 2018 Francesco Zibetti, 85enne che morì il giorno dopo

A processo per omicidio stradale, ma è latitante da 5 anni
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La Procura lo accusa di omicidio stradale, aggravato dalla fuga, e di aver minacciato un testimone. All'udienza di ieri (venerdì 2 febbraio) non c'era M.R., 42enne marocchino, latitante da cinque anni, a quanto pare scappato nel suo Paese d'origine.

Per la pm Maria Esposito, era lui alla guida della Kia grigio metallizzato che, il 15 settembre 2018, investì sulle strisce pedonali di via Buonarroti, nella cittadina della Bassa, Francesco Zibetti, 85enne che morì il giorno dopo a causa delle ferite riportate. Il guidatore non si fermò a prestare soccorso, riuscendo a dileguarsi.

La macchina bruciata

La macchina, come riportato oggi (sabato 3 febbraio) da L'Eco di Bergamo, un paio di giorni dopo fu ritrovata bruciata in un campo di Mozzanica ed aveva delle ammaccature sul cofano. La Polizia stradale e il Commissariato di Treviglio, con il numero di telaio, scoprirono che era intestata a un'altra persona, ma l'assicurazione era del 42enne. Il maghrebino, a distanza di due giorni, comprò una Bmw e al venditore, lo stesso dell'altra, spiegò che a quella vecchia si era rotto il motore.

Il testimone minacciato

Un altro marocchino, senza fissa dimora, si presentò dagli inquirenti dicendo che l'investitore era l'imputato, ma sarebbe stato in seguito minacciato dal latitante, che gli avrebbe detto che, se avesse parlato, avrebbe fatto uccidere la madre che si trovava in Marocco. Il senzatetto fu poi anche aggredito dal fratello dell'imputato. La scorsa giornata, in Aula, è risultato irreperibile.

Il giudice Alberto Longobardi ha comunque acquisito il verbale, ma l'avvocato assegnato d'ufficio, Michele Comotti, ha rimarcato la differenza rispetto a una sua deposizione al banco.

Gli elementi del processo

Ha inoltre avanzato il dubbio che non ci fosse lui al volante, dato che nella vettura ci sarebbero state altre due persone. Altri due testimoni, marito e moglie, videro che l'auto pirata era di colore grigio metallizzato e una telecamera privata riprese una Kia vicino alla zona dell'investimento quel giorno. In aggiunta, quel giorno il cellulare dell'imputato si era agganciato a una cella in quella via.

L'Accusa ha chiesto sei anni di carcere, la Difesa l'assoluzione. La sentenza è attesa per il prossimo 14 febbraio.

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