Al lavoro su un ponteggio precipita da cinque metri: morto operaio bergamasco di 64 anni
L'uomo stava lavorando in un cantiere per la ristrutturazione di una villetta. Portato al Niguarda, è morto poco dopo
Era al lavoro su un ponteggio a circa cinque metri d’altezza, quando ha perso l’equilibrio ed è precipitato a terra. Così è morto questa mattina (giovedì 18 novembre) a Milano un operaio edile bergamasco di 64 anni, Efrem Plebani, di Foresto Sparso. L’incidente si è verificato poco prima delle 9.
Il sessantaquattrenne, celibe e senza figli, stava lavorando in un cantiere per la ristrutturazione di una villetta, tra piazzale Massari e via Ghislanzoni, quando la fune che reggeva una trave pare abbia ceduto e, a causa del contraccolpo, l’uomo è precipitato.
A nulla sono valsi i tentativi dei soccorritori di salvargli la vita. L’operaio, come riportano i colleghi di PrimaMilano, nella caduta ha riportato un grave trauma cranico e toracico e all’arrivo del personale del 118 era già in arresto cardiaco. Trasportato in condizioni disperate all’ospedale Niguarda, nonostante i tentativi di rianimazione, è morto poco dopo il ricovero.
Per ricostruire la dinamica dell’accaduto al cantiere sono arrivati anche la polizia locale, i carabinieri e i tecnici dell’Ats che si occupano di infortuni sul lavoro.
Durissimo il commento dei sindacati, che chiedono nuovamente maggiori tutele sul posto di lavoro, soprattutto nell’edilizia. Una richiesta ribadita tra l’altro sabato scorso, durante una manifestazione unitaria organizzata in piazza Santi Apostoli incentrata sul tema della sicurezza.
«Le parole ormai stanno a zero – sottolineano le segreterie sindacali milanesi e bergamasche di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil -. Può un operaio di 64 anni lavorare ancora in un settore così esposto? È accettabile che nel 2021 si muoia ancora come cinquant’anni fa per una caduta dall’alto?».
I sindacati ritengono ormai non più prorogabile la cosiddetta “patente a punti” per le imprese, che consentirebbe di sanzionare le aziende che non investono per tutelare i propri dipendenti. «Questo è solo l’ultimo di una lunga e inarrestabile serie di infortuni gravi, gravissimi e mortali che stanno da tempo colpendo le nostre province, così come il resto del Paese – continua il comunicato -. È evidente che non si stanno mettendo in atto tutte le misure di prevenzione, non si fa ancora abbastanza per informare, formare adeguatamente e in modo costante i lavoratori, i controlli non sono assolutamente sufficienti e non si sanzionano pesantemente le irregolarità».
Inoltre si chiede al Governo, che proprio in queste settimane sta discutendo la manovra di bilancio, di intervenire e migliorare l’accesso alla pensione attraverso l’Ape Social per i lavoratori edili che «non possono e non devono a 64 anni svolgere un lavoro così gravoso – concludono -. In questa fase espansiva delle costruzioni o investiamo su salute e sicurezza, o ci ritroveremo tutti i giorni con questo bollettino di guerra, indegno di un paese civile».