incubatore scientifico

Al Papa Giovanni si inaugura un vero e proprio centro di ricerca contro il Coronavirus

Il progetto durerà 36 mesi e si occuperà di raccogliere e analizzare dati, prevedere esiti clinici, facilitare l’introduzione di nuove terapie grazie a sperimentazioni cliniche nazionali e internazionali

Al Papa Giovanni si inaugura un vero e proprio centro di ricerca contro il Coronavirus
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Si chiama COVID19_l@b ed è il centro di ricerca, creato all’ospedale Papa Giovanni XXIII, allo scopo di sostenere esperti clinici e ricercatori nello sviluppo di studi e nuove proposte per rispondere ai bisogni dei pazienti affetti dal virus. Il progetto, coordinato dal Clinical Trial Center (Ctc) del Papa Giovanni in collaborazione con la Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo (From) con cui condivide i progetti di ricerca strategici, durerà 36 mesi e potrà essere rinnovato sulla base dei risultati conseguiti.

Si tratta, fondamentalmente, di un incubatore di progetti per promuovere la ricerca clinica necessaria da un lato allo sviluppo e alla validazione scientifica di nuove strategie contro l’infezione, dall’altro al miglioramento di percorsi di cura e dei modelli organizzativi per fronteggiare la crisi sanitaria. COVID19_l@b si occuperà di raccogliere e analizzare dati per individuare fattori prognostici e prevedere esiti clinici, o di facilitare l’introduzione di nuove terapie attraverso l’avvio di sperimentazioni cliniche nazionali e internazionali.

«Il problema maggiore che stiamo affrontando, sia da un punto di vista clinico che organizzativo, è l’assenza di dati ed esperienze forti rispetto alla patologia Covid-19 – sottolinea Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Questa incertezza, data dal fatto che stiamo lottando contro un virus nuovo e ancora quasi sconosciuto, rende più difficile fornire risposte ai numerosi quesiti clinici e gestionali su come meglio fronteggiare la pandemia. La nostra azienda ha sempre investito in innovazione e ricerca indipendente, perché queste sono le leve per perseguire la qualità e l’appropriatezza delle cure e perché siamo convinti che in un ospedale dove si fa ricerca avanzata, gli utenti ricevono cure migliori. Il momento attuale e l’incertezza di dati su cui basare scelte ragionate per fronteggiare l’infezione da coronavirus ci ha portato a pensare a un centro di coordinamento dove poter far incontrare domande e risposte, sfruttare a pieno i dati acquisiti in ambito sanitario e sviluppare collaborazioni di ricerca anche in ambito internazionale».

Un ulteriore supporto verrà fornito nella verifica della letteratura scientifica, nella definizione di protocolli aziendali in linea con gli standard nazionali e internazionali per la gestione della patologia e nell’osservazione epidemiologica, anche attraverso lo sviluppo di collaborazioni per ampliare le opportunità, le competenze e le risorse disponibili. Inoltre, fondamentale sarà la valutazione dei livelli di sicurezza dell’assistenza, dell’efficacia dei modelli organizzativi sviluppati per fronteggiare la patologia e lo sviluppo di nuove tecnologie per il contenimento dell’infezione.

Uno degli ambiti al centro dell’attenzione dei ricercatori del Papa Giovanni sarà la diagnostica molecolare che già consente da un lato l'identificazione diretta del virus, dall’altro il rilevamento di anticorpi pilastro della sorveglianza sierologica. Tuttavia, i test diagnostici in vitro saranno fondamentali anche per valutare l’effettiva gravità della malattia, per definire la prognosi, per i pazienti in follow-up, per guidare il trattamento e per il loro monitoraggio terapeutico. Ambiti nei quali, al momento, ci si muove ancora senza punti di riferimento precisi.

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