Ad Albino il vento tira a Oriente...

I 40 licenziamenti alla Zambaiti

I 40 licenziamenti alla Zambaiti
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«Creatività italiana, precisione cinese». Sono celate inconsapevolmente in uno stringato slogan pubblicato dall’azienda sul proprio sito le prospettive della Zambaiti Parati spa di Albino, una delle realtà leader in Italia del settore carte da parati, che il 16 ottobre ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per circa un terzo dei dipendenti: quaranta su un totale di 125. Un colpo non da poco per un’area come quella della Val Seriana, dove la crisi negli ultimi dieci anni ha colpito duro in settori storici e strategici, complice la globalizzazione dei mercati e, soprattutto, la delocalizzazione del manifatturiero. L’azienda è nata nel 1974 «con l’obiettivo iniziale - riporta il sito aziendale - di diversificare le attività produttive del gruppo industriale della famiglia Zambaiti. È progressivamente cresciuta anche tramite l’acquisizione di altre importanti realtà del settore in Italia e all’estero». Il riferimento è, per esempio, alla Redona Wall Covering (marchio Murella) acquisita nel 1986 e incorporata nel 2003. L’azienda per oltre due terzi del capitale sociale fa capo alla Family Zeta Holding, appartenente al 90 per cento a Ferruccio Zambaiti, che di Zambaiti Parati è amministratore unico. I dati di bilancio degli ultimi anni sono di un grigio tendente al nero, dato che da un fatturato vicino ai 70 milioni di euro (dato 2012), si arriva oggi a una previsione per il 2018 di circa 20 milioni.

Obbligata dalle contingenze di mercato necessarie per contenere la competitività e la vicinanza con le aree più importanti del mercato (Medio ed Estremo Oriente, Est Europeo), l’azienda negli anni ’90 ha avviato un processo importante di delocalizzazione, creando la Zambaiti China (stabilimento di Baoding attivo dal 1998) e successivamente la Fipar in Russia, a pochi chilometri da Mosca. «Abbiamo fatto da maestri ai cinesi - ricorda un addetto ai lavori - con stage ripetuti ad Albino per comprendere al meglio il processo produttivo. Quei giovani con gli occhi a mandorla hanno dimostrato di saper “rubare il mestiere”, in poco più di un mese avevano imparato tutto e bene. I russi, pur vantando titoli da ingegnere aerospaziale non erano così scaltri, sono rimasti...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 48 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 6 dicembre. In versione digitale, qui.

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