Alcune (sacrosante) ragioni per cui gli uomini non ascoltano le donne
Iniziamo col dire che manca il riferimento alla fonte. Diversi siti italiani hanno riportato - traducendolo - un articolo del Mail Online nel quale si sostiene che gli uomini non riescono a seguire per più di sei minuti certi discorsi delle donne. Il Mail Online, a sua volta, accenna a uno studio (study) condotto su un campione di 2mila maschi, riporta alcuni risultati (findings), ma non dice né da chi né dove la ricerca sia stata condotta. Ci vien bensì detto che è stata commissionata da Ladbrokes, ma Ladbrokes è una società che si occupa di giochi e scommesse, non di ricerche demoscopiche. Dunque siamo di fronte a un quadro di risultati che alcuni hanno definito «molto discutibile» e altri, tagliando corto, «castronerie».
Indipendentemente dal modo con cui sono state ottenute, certe evidenze risultano comunque condivisibili: i maschi non reggono (in media) oltre i sei minuti le donne che parlano di moda, di gossip, di argomenti che non conoscono. Si inclina a ritenere, per induzione, che interrompano ancora prima la sintonizzazione (switch off) quando la voce femminile comincia a parlare di oroscopo, post di Facebook, colleghe di lavoro.
Non c’era bisogno di scomodare gli ignoti ricercatori per sapere che il momento meno indicato per chiedere a un uomo di mettere in ordine il divano davanti alla tv è quello in cui Pirlo si appresta a tirare una punizione o Valentino Rossi sta infilando Lorenzo all’ultimo giro. Risulta del pari ovvio che si ottenga l’azzeramento dell’attenzione quando lui sta settando un’applicazione o modificando una password. In entrambe le suesposte condizioni (sport e app) l’insistenza della femmina accortasi del disinteresse del partner (accompagnata da innalzamento del tono di voce, ricorso all’abusata formula «Allora-mi-ascolti-o-non-mi-ascolti?», percussione decisa di un oggetto su tavolino, altro) può anche scatenare l’ira del provocato con conseguente mandata a pallino del pomeriggio o della serata.
E fin qui lo studio non dice niente di particolarmente innovativo. Né riteneva, probabilmente, di doverlo dire perché alla Ladbrokes interessava solo sapere quando e come conveniva mandare in onda spot diretti alle donne perché queste ne parlassero poi coi loro uomini. Non in prossimità delle partite del Barcellona o dell’Atalanta, per esempio.
Quel che lo studio non dice e i siti non riportano è invece la ragione per la quale gli uomini non ascoltano le donne per più di sei minuti consecutivi - che già sembrano molti, in verità. Tre minuti di ascolto possono durare anche un quarto d’ora nella valutazione del maschio distratto come sul cronometro di un arbitro di basket.
E allora spieghiamole noi, le possibili ragioni dello switch off.
- In genere le donne non parlano a qualcuno, esse esordiscono. Fanno come fossero a teatro, senza tener conto che nessuno ha pagato per ascoltarle. Esordendo, notificano all’universo qualcosa che sia appena emerso all’attenzione delle (loro) corde vocali e ne inondano l’aere. Se un maschio occasionalmente presente nei dintorni non presta loro immediata attenzione, le donne si sentono inascoltate.
- In genere le donne non si sentono ascoltate in maniera appropriata. Pertanto, dopo il breve esordio, ripetono enne volte quel che era loro accaduto di dire, nella speranza di ottenere adeguata udienza ma, al contrario, provocando il crescente (e infastidito?) disinteresse del pubblico che quel che doveva ascoltare lo aveva ascoltato e capito già dalla prima volta.
- In genere le donne agiscono vocalmente in un ambiente vuoto per definizione, nel quale, cioè, non ritengono esistere nient’altro che la loro decisione di esprimersi. Alla televisione stanno dando la notizia di un tornado in avvicinamento? Siete finalmente giunti a far combaciare i lembi di un vaso per poterli attaccare con una colla speciale? Avete finalmente trovato modo di entrare nel sito dell’INPS in un giorno in cui è comparso per venti volte l’avviso «Riprovare più tardi». Tutto ciò è pari al nulla filosofico, al vuoto interstellare percorso unicamente dalla radiazione di fondo, rispetto alla necessità del vocalizzo, la cui stessa apparizione incongrua ne ritarda l’ascolto o, in alcuni casi, lo procrastina o lo esclude del tutto.
- Il genere le donne assimilano il partner al lettore onniscente della letteratura. Pensano cioè che esso sia per (divina?) ispirazione fornito di tutte le informazioni previe (contestuali e cotestuali) utili a distinguere la Patty dell’ufficio dalla Patty che fa loro lo shampoo dal parrucchiere nonché dalla Patty minore, figlia della cognata, l’unica per altro che appartenga all’ambito delle conoscenze - sfumate - del destinatario. Il quale non seguendo, inoltre, lo sceneggiato Rosamunde Pilcher, difficilmente sarà in grado di esprimere un parere su Abbi Combe o Edwina Webber, ma questa sua incapacità sarà annoverata al pari dell’altra tra i «Non mi ascolti». O ancora, tra i «Tu non mi ascolti mai (né in caso Patty né in caso Rosamunde) quando ti parlo». Espressione ridondante perché quando anche le si dovrebbero ascoltare, le nostre gentildonne, oltre che quando parlano: quando tacciono? Magari fosse.