Alessandro Vanoli e rapporto tra “Cristoforo Colombo e l’Occidente”
Appuntamento sabato 10 febbraio alle 11 del mattino con un grande esperto di storia mediterranea

Trascorsi cinque secoli, che senso ha ancora per parlare ancora di Cristoforo Colombo? E perché la sua memoria sembra vacillare fino a provocare l’abbattimento delle statue che lo celebrano in tutto il mondo? Sono queste alcune delle domande attorno alle quali ruoterà il quarto appuntamento con le “Lezioni di Storia” organizzate da Fondazione Teatro Donizetti in collaborazione con Editori Laterza e con il sostegno di Cassa Lombarda. Sabato 10 febbraio al Donizetti (ore 11), Alessandro Vanoli, storico, scrittore e divulgatore, affronterà il tema “Cristoforo Colombo e l’Occidente”, raccontando la vicenda dello “scopritore dell’America” e collocando la sua figura nella complessità della cultura occidentale. L’incontro verrà introdotto da Max Pavan, responsabile dell’informazione di Bergamo tv. Biglietti 10 euro, con riduzione per le scuole.
È stato per primo lo stesso Colombo a raccontare la sua vicenda: le attese, gli studi, i viaggi, le scoperte, i trionfi; e la sfida di quel mondo lontano e incomprensibile. Si dispiega davanti ai suoi e agli occhi di tutti quell’orizzonte vastissimo che lui, incapace di comprendere il senso della via che aveva tracciato, non ha mai saputo riconoscere fino in fondo. E la sua storia parla di noi. Della nostra eredità, del nostro futuro, delle nostre radici.
Alessandro Vanoli è esperto di storia mediterranea. Ha insegnato all’Università di Bologna e per un breve periodo all’Università Statale di Milano, occupandosi di storia del Mediterraneo e della presenza islamica in Spagna e Sicilia. Da anni si occupa anche di comunicazione e divulgazione con progetti teatrali e attività didattiche legate alla conoscenza del mondo islamico e alla promozione della storia come parte irrinunciabile del rapporto tra culture differenti.
Nel 2015 ha pubblicato “Quando guidavano le stelle”, racconto, in parte autobiografico, di un viaggio sviluppato nel tempo e nello spazio. Ad esso ha fatto seguire “L'ignoto davanti a noi”, in cui riprendeva lo stile narrativo del precedente lavoro, affrontando il tema della scoperta geografica e della fine dello spazio esplorabile.