Un'indagine di Harvard

Amanti degli happy hour, attenti Tutte quelle salsine portano batteri

Amanti degli happy hour, attenti Tutte quelle salsine portano batteri
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Una chiacchiera tira l’altra, sulla spiaggia o alle falde dei monti, e con esse a pranzo o sul far della sera, l’aperitivo o happy hour è di rito per moltissimi italiani. Che sbevazzano ogni sorta di cocktail, smangiucchiano le tradizionali pizzette, noccioline, patatine, o le specialità locali, e intingono crackers, quadretti di polentine, nachos, tachos, sfoglie di mais o ogni sorta di croccantezza in salse multietniche dai gusti fusion. Senza pensare che proprio lì, in quel gustoso puccia-puccia, si nasconde il batterio. Questione soprattutto di igiene, fanno sapere gli esperti americani dall'Università di Harvard, dopo avere analizzato la vasta letteratura sul tema e pubblicando le loro conclusioni, non proprio confortanti, sulla rivista Healthbeat.

 

 

Il problema del double-dipping. Che sarà mai? Niente di complicato o strano, ma, poiché spopolano per adozione anche nella nostra lingua le terminologie straniere, perfino le cose più semplici assumono un tono sinistro. E, giustamente, vanno investigate. Nella fattispecie non è altro che l’abitudine, mentre si sta gustando un aperitivo con amici, di lasciarsi tentare dall’inzuppaggio di qualcosa di croccante in qualche salsina altrettanto misteriosa, ma dai colori così accattivanti che dire no è davvero difficile. E così, via che si va: si puccia e ripuccia, almeno due volte, nel rispetto del double-dipping, appunto, in quell’intingoloignari però che non è proprio tutta salute. Infatti gli esperti americani, dopo essersi accuratamente documentati sul ‘caso salse da aperitivo’, avrebbero scoperto che intingere alimenti già assaggiati più e più volte in uno stesso condimento, contenuto in un unico recipiente in cui tanti altri attingono, è veicolo di batteri. Che allegramente si diffondono indisturbati e che dalla salsina passano a noi. Come niente fosse e in abbondanza.

 

 

Quali salse preferire negli happy hour. Durante gli aperitivi si prova un po’ di tutto, diciamocelo, accantonando le scelte tradizionali a favore di sapori nuovi. E così si gusta la guacamole, la salsa verde a base di avocado; la enchilada messicana con pomodoro e peperoncino; la salsa allo yogurt, il cui ingrediente è già chiaro in partenza; la raita con yogurt e cetrioli; la barbecue, per gli stomaci più forti, con concentrato di pomodoro, molta cipolla, tabasco e altri ingredienti piccanti, adatta per accompagnare carni e sushi; la nacos piccante con le tre varianti colorate di peperoni e cipolla, ma la lista esotica sarebbe ancora lunga e gli habitué dell’happy hour lo sanno bene. Fino alle salse più tradizionali al formaggio classico o la cioccolato per intingoli zuccherosi. Se si è di quelli che seguono la moda delle salse, gli esperti consigliano proprio queste ultime, le più tradizionali. La ragione è molto semplice: hanno consistenza più densa e dunque sono meno a rischio, nonostante il ripetuto inzuppaggio, di ricadere dalla sfoglia di mais nel contenitore. Alimentando così il circolo vizioso della cattiva igiene e del pericolo batteri.

 

 

Che cosa si rischia? Il rischio maggiore sta nelle frequentazioni. Ovvero, se si trascorre un happy hour con una persona potenzialmente infetta che immerge nella salsina, è chiaro che la proliferazione di germi nell’alimento in questione è ben più elevata. Altrimenti bisogna fare attenzione a bere in locali in cui la pulizia e l’igiene siano sicuri e sperare nella buona educazione di tutti i commensali che non tocchino qua e là. Ma, essendo luoghi pubblici, non è un pensiero sul quale si possa del tutto contare. Dunque, un margine di rischio, al di là delle nostre attenzioni, di incappare in alcune fra le infezioni più comuni legate a occasioni di promiscuità, esiste sempre. Quali la legionella ad esempio, un'infezione polmonare dovuta al batterio che ne dà il nome; la tubercolosi, una malattia infettiva, contagiosa, che si credeva scomparsa, ma non lo è, e potenzialmente grave, fino ad un ampio spettro di altre malattie. Tutte comunque curabili e questo, almeno, ci tranquillizza.

 

 

Meglio il pinzimonio. Dunque, meglio rinunciare agli aperitivi? Affatto, ma se si avesse la possibilità di scegliere, alle salsine colorate si potrebbe preferire una valida alternativa: il pinzimonio. Ovvero un mix di verdure crude, dalle carote, al sedano, all’insalata, ai peperoni, ai ravanelli, ai finocchi, leggere, fresche, tagliate a bastoncini o pezzetti, da intingere in un condimento di olio e sale al quale è possibile aggiungere pepe, succo di limone o aceto, emulsionando con una forchetta. In più, il pinzimonio è ben più sano della salsa; apporta infatti vitamine, fibre, gustose e fresche, e aiuta a rispettare le cinque porzioni di frutta e verdura giornaliere raccomandate per dare al nostro organismo un contributo di tutta salute!

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