Un edificio che fa da modello

Amatrice ricomincia dalla mensa con un progetto di Stefano Boeri

Amatrice ricomincia dalla mensa con un progetto di Stefano Boeri
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In un paese in cui non ci sono praticamente più né case, né chiese, però rinascono i ristoranti. È il paradosso di Amatrice. O meglio la sua scommessa. Da 23 dicembre, nel paese colpito e quasi raso al suolo dal terremoto di agosto, è stata aperta una nuova struttura che accoglierà da subito la mensa scolastica e presto anche otto ristoranti storici della cittadina laziale, e dove cittadini ed emigrati potranno ritrovarsi ritrovarsi in occasione per stare insieme e rimettere insieme i fili di una comunità che ha dovuto subire una forzata diaspora. Al progetto è stato dato un titolo emblematico: Amate Amatrice. E per amarla niente è più facile che sperimentarne la tavola. Amatrice infatti è la patria dell’amatriciana: ora ad otto protagonisti di questa tradizione gastronomica è data la possibilità di esercitare la loro bravura. Questo “centro del cibo” è stato realizzato grazie ai fondi di due raccolte realizzate dai media che fanno capo ad Urbano Cairo: il Corriere della Sera e La7. Il progetto dal punto di vista architettonico è stato poi affidato allo Studio Boeri che ha realizzato un edificio che può essere preso a modello per le prossime e auspicate ricostruzioni.

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L’architetto milanese aveva fatto un sopralluogo nelle zone terremotate a ottobre e aveva notato con l’occhio dell’esperto come gran parte dei crolli fosse stato determinato dal peso dei tetti: il paesaggio di Amatrice infatti si presentava come una distesa di falde quasi intatte che avevamo schiacciato le case sottostanti. Colpa di interventi massicci con cemento armato sopra strutture vecchie e non consolidate e non legate tra di loro. Per questo ‘idea è stata quella di ricorrere ad una filosofia completamente diversa e di mettere al centro della ricostruzione il legno. Per questo per realizzare la struttura di Amate Amatrice sono stati convocati i rappresentanti della filiera del legno friulana, che hanno dato le loro competenze e la loro “sponsorizzazione tecnica”, basata sull’esperienza della ricostruzione dopo il devastante terremoto che aveva colpito la loro regione nel 1976.

 

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«La lezione del Friuli», spiega Stefano Boeri, «non è solo quella di una ricostruzione veloce ed esemplare. È anche quella di un circuito economico rimesso in funzione. La zona di Amatrice ha aspetti molto simili: è circondata da grandi boschi e qui si potrebbe attivare una filiera del legno importante per la ricostruzione ma importante anche per dare un futuro dal punto di vista economico a queste terre, creando nuovi posti di lavoro». Il legno, spiega sempre l’architetto, «ha caratteristiche di elasticità e leggerezza, è adatto sia in caso di ristrutturazioni (per le solette dei pavimenti, o per i tetti ad esempio) sia per la costruzione di nuovi edifici. Ed è anche veloce da montare, specie nel caso di prefabbricati».

Ora l’appuntamento è per Pasqua, quando i ristoranti assegnatari degli spazi potranno dare il via alle loro attività: ognuno disporrà di metrature diverse – tra gli 85 e i 500 metri quadri di superficie – dotato di cucine modulari e facilitazioni logistiche, oltre che di uno spazio esterno allestito con tavoli e sedie. Già si fanno i nomi dei primi che apriranno: Matrù, Serafini (del ristorante storico La Lanterna), La Conca, Mari e Monti, Pica.

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