Approvata la mozione anticomunista a Dalmine, il Pd: «Illegittima, la impugneremo»
Da oggi, martedì 29 settembre, per affittare spazi pubblici a Dalmine ci si dovrà dichiarare anticomunisti e conto i radicalismi religiosi. Il documento, approvato in consiglio comunale, va a integrare una delibera del 2017
Come era facilmente prevedibile da oggi, martedì 29 settembre, per affittare spazi pubblici a Dalmine ci si dovrà dichiarare anticomunisti e contro i radicalismi religiosi. È stata infatti approvata una mozione presentata dalla maggioranza di centrodestra che ha scatenato aspre critiche, soprattutto dall’Anpi di Bergamo che l’ha definita un documento che «impegna il sindaco a violare la Costituzione sulla quale ha giurato al momento dell’insediamento».
All’indomani del Consiglio comunale, sconcerto viene espresso anche dal Partito democratico, fortemente contrario all’approvazione della delibera, che evidenzia come sancire ulteriori limiti rispetto a quelli disposti nelle fonti sovranazionali, nella Costituzione e nella legge ordinaria «non soltanto è incongruo, ma anche illegittimo. Questa mozione, che inquina il dibattito politico, sarà impugnata in tutte le opportune sedi per evitare che il regolamento di polizia urbana possa ingiustamente privare le forze democratiche del territorio, così come i singoli cittadini dalminesi, della possibilità di usufruire dello spazio pubblico. La possibilità di autorizzarne l’utilizzo nel rispetto della Costituzione trova piena legittimazione nel nostro ordinamento, ma una previsione che si estende ad altre condizioni come ad esempio alla cultura comunista non trova nessun riscontro in alcuna fonte normativa».
Le forze di maggioranza dalminesi avrebbero presentato la mozione in virtù di una risoluzione del Parlamento europeo del 2019 che «equipara nazismo, fascismo e comunismo – si legge nel testo del documento -. I regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni causando, nel XX secolo, perdite umane e di libertà di una portata inaudita». Una motivazione che il Pd definisce «sconcertante. La risoluzione in nessun passaggio “equiparava nazismo, fascismo e comunismo”, bensì “condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari”. Peraltro, segnaliamo che lo stesso Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, dichiarò, a margine dell’approvazione di quel testo, “Affiancare nazismo e comunismo è una operazione intellettualmente confusa e politicamente scorretta e, se riferita alla Seconda Guerra Mondiale, rischia di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici”. Non comprendiamo perché la maggioranza a trazione leghista che governa Dalmine abbia ritenuto opportuno infilarsi in un dibattito che, al massimo, dovrebbe interessare gli storici, non certo chi ha responsabilità amministrative».
«Qualora il Comune di Dalmine, magari per tramite del suo assessore alla Cultura, volesse rendersi promotore di un dibattito o di una iniziativa di carattere storiografico per approfondire i complessi temi appena abbozzati nella mozione, il Pd e, ne siamo certi, altre forze politiche e associazioni aderiranno con entusiasmo e spirito critico», concludono i politici Dem.