Durante la notte

Un'artista mette l'iPhone in croce Provocazione fuori dall'Oriocenter

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Alle 7, stamattina, c'erano una settantina le persone in fila, fuori dall'Apple store dell'Oriocenter. Ma il primo ad avere in mano il nuovo Iphone 7 è stato Matteo, 19enne di Alzano Lombardo. Era in coda dalle 20 di giovedì. E non ha chiuso occhio. Alla fine il trionfo, come da copione: i ragazzi del negozio che "battono il cinque" al più tenace fan della mela mangiata. All'esterno, nelle stesse ore, un anomimo artista stava offrendo un punto di vista alternativo sul fenomeno. Vicino ai parcheggi del centro commerciale è stata ritrovata una grande scultura di un Cristo crocifisso. Segni particolari: la croce fatta di iPhone. Appoggiata, tra l'altro, a un cavalletto da pittore e circondata da lumi e fiori.

La pandemia e le lunghe code per l'uscita del nuovo oggetto del desiderio sembrano essere state trasformate in una lunga processione verso quelli che sono considerati i nuovi costumi e valori della società contemporanea, in un certo senso. L'artista ha voluto ricreare un'atmosfera religiosa allegorica rievocando quelli che sembrano essere gli antichi pellegrinaggi verso i simboli sacri. Un'altra istallazione, raffigurante quattro iPhone distrutti con all'interno la scritta Inri (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, cioè Gesù Nazareno re dei giudei), è stata immortalata durante la performance.

La mano è la stessa di un'altra provocazione: i cartelli stradali raffiguranti i Pokemon trovati nella notte del 14 agosto in piazza del duomo a Milano. Riportavano le sagome degli ormai noti mostricciattoli invece dei tradizionali simboli previsti dal codice stradale.

 

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Sul retro di ogni cartello era riportato come titolo dell'opera la frase «Eran le nevrosi dei tempi nostri» e accanto alle installazioni erano stati lasciati biglietti scritti a mano con una citazione di Jackson Pollock: «L'arte è semplicemente l'espressione dei valori e delle tensioni contemporanee» (le stesse didascalie che sono state trovate fuori dall'Oriocenter). Mancava solo il nome dell'autore del blitz artistico. Anche il consolato americano a Milano aveva postato sulla sua pagina Facebook questa curiosità.

 

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