Assolta Carmen Testa, la casalinga-operaia con la mega villa ad Arcene
Rischiava cinque anni di carcere, invece la 64enne è stata assolta nell'ultima udienza perché «il fatto non sussiste»
Rischiava cinque anni di carcere. Invece è stata assolta Carmen Testa, la 64enne casalinga-operaia milionaria di Arcene. Non era presente in aula (suo figlio sì): è stata assolta perché - come riporta Corriere Bergamo - «il fatto non sussiste». Dissequestrati quindi tutti i quattordici milioni di euro tra soldi e beni.
La vicenda che coinvolge Carmen Testa e il marito, venuto a mancare nel 2007, intreccia due filoni separati. Da una parte il tesoretto di nove milioni di euro, provenienti da una bancarotta del coniuge, che la donna aveva fatto rientrare in Italia dalla Svizzera tramite "voluntary disclosure" - uno strumento che permette ai contribuenti con patrimoni illeciti all'estero di autodenunciarsi alla Magistratura.
Dall'altra, le indagini su una presunta frode fiscale e l'ipotesi di falso e riciclaggio a carico del marito: la lussuosa ed enorme villa con piscina di Arcene in cui viveva la donna, circondata da un immenso giardino e perfino un piccolo campanile, aveva allertato le Fiamme Gialle che confrontando il tenore di vita di Testa con le sue dichiarazioni dei redditi avevano iniziato ad indagare anni prima arrivando a un sequestro di 14 milioni.
La Svizzera, la bancarotta fraudolenta e la voluntary disclosure
Il marito patteggiò nel 2005 per associazione a delinquere finalizzata a false fatture e per bancarotta fraudolenta: parte di questi reati non è contemplata dalla voluntary e secondo l'accusa la moglie - pur sapendolo - aveva ricorso ugualmente allo strumento, trasferendo in Italia i soldi accumulati in Svizzera (derivati, sempre secondo i pm, proprio dalla bancarotta fraudolenta) e intestati a una società con sede nel Belize.
La difesa sosteneva il contrario. Ovvero: Testa non aveva idea della provenienza dei soldi che aveva chiesto di far rientrare e mancherebbe la prova principale che il capitale riportato attraverso la voluntary fosse effettivamente frutto dei reati per cui il marito patteggiò nel 2005. Nell'ultima udienza è arrivata l'assoluzione definitiva, nonostante il pm avesse chiesto cinque anni di carcere.