Assolta la ginecologa a processo per la morte di una neonata al Policlinico San Pietro
I fatti risalgono al 2018 e la donna era l'unica imputata dopo una scrematura tra 13 indagati. Smontati i quattro punti dell'accusa
È stata assolta la ginecologa, unica imputata dopo una scrematura che aveva toccato fino a 13 persone, nel processo per la morte di Aurora, deceduta a mezz'ora dal parto al Policlinico San Pietro nel novembre 2018. La decisione è stata presa dal giudice Giovanni Petillo, dopo che, oltre all'avvocato difensore Claudia Zilioli (con formula piena), lo stesso pubblico ministero Giancarlo Mancusi ne ha chiesto l'assoluzione con formula dubbia.
Sarebbe bastato un cesareo
Tutto era iniziato quando, dopo la morte della piccola, i genitori avevano deciso di sporgere denuncia e la Procura aveva quindi aperto un fascicolo per omicidio colposo, nel quale erano stati iscritti 13 indagati tra medici, infermieri, anestesisti e il personale in servizio quella sera.
Al termine delle indagini, le accuse erano ricadute solo sulla ginecologa. Secondo l'accusa sarebbe bastato un parto cesareo per salvare la vita di una neonata. Per la difesa, invece, gli esami e il tracciato toracico e del battito cardiaco non mostravano alcun segno di malessere.
I quattro punti
In particolare, come spiega il Corriere Bergamo che dà notizia dell'assoluzione, i punti dell'accusa erano quattro: aver sbagliato la valutazione del tracciato cardiotocografico; aver somministrato ossitocina, controindicata in casi simili; aver omesso le manovre di rianimazione della piccola ancora nell'utero; infine, non aver praticato il taglio cesareo tempestivamente. L'avvocato Zilioli ha smontato contestazione per contestazione.