Aumentano i focolai Covid nelle aziende bergamasche, la preoccupazione dei sindacati
La Cgil di Bergamo: «Grave che il sistema dei rientri in patria non sia tracciato. In un’azienda 26 contagi su 120 dipendenti»
Un generale rilassamento unito alle trasferte di lavoro all’estero rischiano di trasformarsi nel motore di quello che, a detta della Cgil di Bergamo, pare stia diventando il nuovo fronte caldo dei contagi: le aziende della provincia. «Le segnalazioni che ci arrivano sono allarmanti», sottolinea Angelo Chiari per la segreteria provinciale del sindacato e che si occupa di salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
A preoccupare, soprattutto, è la gestione dei viaggi di lavoro. «Le trasferte di lavoro – spiega il sindacalista – soprattutto quelle verso i Paesi esteri, Gran Bretagna e Brasile compresi, sono ampiamente utilizzate rispetto all’anno scorso».
Emblematico il caso di un trasfertista di ritorno dal Brasile, che l’azienda ha rimandato subito al lavoro. «Grave è il fatto che il sistema dei rientri in patria non sia tracciato e ai dipendenti che rientrano non venga richiesto di effettuare alcun periodo di quarantena – aggiunge -. Serve subito tornare tutti alla massima prudenza e al rispetto scrupoloso delle norme previste per il contenimento della pandemia».
Il senso di sconfitta che traspare dalle dichiarazioni, a un anno di distanza dall’esplosione della pandemia in Italia, è evidente. «I focolai sono diversi – aggiunge Chiari –, i comparti interessati sono vari e anche le dimensioni delle realtà colpite: in un’azienda i contagi riscontrati sono stati 26 su 120 dipendenti. Quello che sta accadendo ora fa ancora più rabbia perché un anno fa, tra nuovi protocolli e rigide misure di prevenzione, i luoghi di lavoro erano stati in qualche modo risparmiati malgrado il nostro territorio si trovasse nell’occhio del ciclone».
Il confronto tra le parti sociali, datoriali e sindacati aveva portato il 5 maggio scorso alla sottoscrizione di un protocollo territoriale sulla sicurezza, ad integrazione di quello analogo siglato a libello nazionale il 26 aprile del 2020.