Bambini ustionati all'asilo di Osio Sopra, «Ale ed Elisa non avranno mai più la vita di prima»
Parla l'avvocato Delia, che rappresenta i due piccoli rimasti più gravemente feriti: «Doveroso fare giustizia. La responsabilità è della scuola»
di Marta Belotti
«Certe deresponsabilizzazioni non ci convincono. Oltre a chi ha appiccato materialmente il fuoco, noi pensiamo che ci siano le responsabilità anche di soggetti diversi. In Tribunale ho portato anche la documentazione fotografica, affinché i responsabili di questa tristissima esperienza si rendano conto di cosa hanno fatto. Devono capire e capire guardando, perché sentire non è la stessa cosa di vedere con i propri occhi. Per il resto, ci atteniamo al massimo riserbo, essendo ancora in piena fase di indagine».
Sono queste le parole di Danilo Delia, avvocato del foro di Monza che assiste le famiglie di Elisa e Alessandro, i due bambini restati maggiormente feriti nell’incidente avvenuto lo scorso 30 maggio alla “Scuola dell’infanzia San Zeno e Asilo cucciolo” di Osio Sopra.
Dopo due mesi, Alessandro è tornato a casa, ma non cammina, perché le gambine, sottoposte a più di un intervento, sono ancora gravemente ustionate; Elisa è invece ancora in terapia intensiva al Buzzi di Milano e ci dovrà restare probabilmente ancora per mesi. Per il primo, le ore si dividono tra medicazioni e l’affetto che la famiglia cerca di dargli, provando a gestire gli inevitabili capricci e le sofferenze; per la seconda, ogni giorno è un punto di domanda, dato che le ferite e le ustioni sono autostrade per il passaggio di batteri, possibile causa di gravi infezioni. Tre quarti del suo corpo e l’80 per cento del volto sono ricoperti di ustioni. Da quel 30 maggio, per i due bambini (4 anni compiuti proprio quel giorno lei e 3 anni e mezzo lui) e per le loro famiglie il mondo è stato stravolto.
Durante un’attività di orienteering, un genitore presente come volontario ha gettato del bioetanolo su un falò allestito per cucinare marshmellow, come nei film. In breve la situazione si è trasformata in un film horror: otto persone, cinque bambini e tre adulti, sono state investite dal ritorno di fiamma. «Quello che vogliamo sottolineare è che i due piccoli riporteranno conseguenze per il resto della loro vita. Alle ferite sul corpo, si aggiungono anche i problemi psicologici che derivano dalla terribile esperienza», sottolinea Delia. Che aggiunge: «I genitori dei miei assistiti non erano conoscenza dell’attività di orienteering. Cosa provereste se vostro figlio o vostra figlia, lasciata la mattina in un posto protetto quale dovrebbe essere la scuola, ne uscisse con i due terzi del corpo ustionato? Per quanto mi riguarda, ritengo doveroso che questi bambini abbiano giustizia, perché non potremo mai restituire loro la vita di prima».