Prima riunione: 7 del mattino

Prima pagina addio, spazio al web Lo dice pure il New York Times

Prima pagina addio, spazio al web Lo dice pure il New York Times
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Che la carta stampata dei giornali sia in grossa e forse irreversibile difficoltà è cosa ormai più che nota. Che il web invece stia lentamente fagocitando l’intero mondo dell’informazione è altrettanto assodato. Ma che addirittura il New York Times, uno dei quotidiani più famosi e letti al mondo, un giornale su cui chiunque intraprenda la carriera di giornalista sogna un giorno di scrivere, decida addirittura di mettere in secondo piano la propria storica prima pagina (la “A1”, in gergo) in favore della homepage del sito web, questa è davvero una notizia incredibile. Eppure, è proprio quanto comunicato in questi giorni da Dean Baquet, leggendario direttore del NYT, ai suoi redattori: come racconta il sito Usa Politico, la prima preoccupazione deve essere il web, la presentazione della notizia di cinque minuti fa, non di ieri. E, perché no, le anticipazioni dei contenuti di domani.

Web vs carta, non c’è partita. L’origine di queste riflessioni nel mondo non solo della piccola, ma anche della grande editoria. E nascono da una semplice constatazione di fatto: la gente si informa su internet, non sulla carta stampata. Un recente studio del Pew Research, istituto di ricerca americano, ha messo in evidenza alcuni dati che non lasciano spazio ad equivoci: l’82 per cento dei cittadini statunitensi legge le notizie su pc, e il 54 per cento in mobilità. Il Pew Research concede anche un piccolo focus all’Italia: nonostante nel Belpaese la sorgente informativa per eccezione sia ancora la televisione, il 36 per cento degli italiani cerca notizie sul web tramite quotidiani online, il 22 attraverso motori di ricerca, e l’8 con i social network. La fruizione avviene al 58 per cento su pc, al 28 su smartphone e al 14 su tablet.

Davan Maharaj, direttore Los Angeles Times
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Dean Baquet, direttore del New York Times
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Los Angeles Times Editor Dean Baquet listens to a question after addressing the Associated Press Managing Editors conference in New Orleans Thursday Oct. 26,2006. (AP Photo/Bill Haber)

NYTimes
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Inversione di tendenza. I motivi di questa inversione di tendenza sono facilmente desumibili: sugli strumenti informatici è possibile reperire notizie di quanto sta avvenendo quasi in contemporanea, in modalità agile e veloce, con poche righe che riassumono tutto, così da poter essere sempre aggiornati, ovunque ci si trovi e in brevissimo tempo. Il tradizionale articolo su carta che offre opinione e tagli particolari alle notizie di 24 ore prima sono ormai appannaggio di una più che sparuta minoranza. Il cambiamento, infatti, non è solo di modalità, ma anche di contenuti: il classico editoriale e lo spunto critico non destano più interesse in molti lettori; ben più attraente è la possibilità di conoscere il fatto, quanto più nella sua interezza, e basta.

La domanda chiama, l’offerta risponde. E allora si capisce bene la decisione di Dean Baquet e del NYT (seguiti a ruota, peraltro, da Davan Maharaj e il suo Los Angeles Times) di puntare forte sulla pagina web: basta concentrarsi sugli articoli da mettere in A1, le prime riunioni del mattino (quelle delle 7 e delle 9.30, ovvero le più importanti) non saranno più dedicate ad impostare la prima pagina del cartaceo del giorno dopo, ma ad organizzare l’homepage del sito a cominciare dal minuto successivo, stabilendo le storie più interessanti da segnalare e la rilevanza da dar loro. Non solo, si comincerà a lavorare per il web già dalla sera prima, così da selezionare le notizie da offrire ai lettori durante le notte e nelle prime ore del mattino, addirittura a “prevedere” quelli che di lì a poche ore presumibilmente saranno gli accadimenti del mondo, e la loro conseguente impostazione sul quotidiano online.

È cambiata la prima pagina? La prima pagina dunque, lo storico luogo in cui si è sempre giocata la partita delle grandi notizie come la abbiamo sempre intesa, è in fase più che terminale. Spazio ora alla contemporaneità, all’aggiornamento istantaneo, al fatto nudo e crudo. Spazio, quindi, a internet. E se lo dice anche il New York Times, forse, c’è davvero da fidarsi.

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