Bcc, fusione Caravaggio-Cremasco (e l'occasione persa da Treviglio)
La prossima fusione tra la Banche di Credito cooperativo di Caravaggio e quella dell’Adda e Cremasco è stata anticipata sabato 17 ottobre dall'edizione bergamasca del Corriere della Sera. La Bcc di Caravaggio, insieme a quelle di Treviglio, Mozzanica e Calcio e Covo, è una delle banche storiche della pianura bergamasca, solida e da sempre gestita con oculatezza. La Bcc dell'Adda e del Cremasco ha la sua sede a Rivolta d'Adda ed è nata nel maggio 2009 dall'unione della Banca dell'Adda con la Cassa Rurale del Cremasco. Le due banche - che uniranno le forze in vista dell'autoriforma del Credito Cooperativo e per corrispondere alle pressioni di Bakitalia e della Bce -, sostanzialmente si equivalgono: i dipendenti cremaschi sono 115, quelli bergamaschi 123; le filiali sono 20 per parte, i soci cremaschi sono 4.674, i bergamaschi 5.428: i patrimoni netti 92 milioni per la Caravaggio e 60 milioni per l'Adda e Cremasco.
La fusione tra i due istituti rappresenta una novità, perché finora tutte le operazioni di fusione tra le Banche di Credito Cooperativo bergamasche si erano mantenute all'interno degli ambiti provinciali. La Caravaggio era una delle tre, con Treviglio e Mozzanica, che non si erano ancora aggregate. A lungo si era ipotizzata una fusione Caravaggio-Treviglio, ma le vicissitudini di quest'ultima hanno raffreddato ogni iniziativa al riguardo. Per capire quello che sta succedendo abbiamo sentito il presidente della Bcc di Caravaggio, Carlo Mangoni.
«Vogliamo vivere un futuro da protagonisti» - è stato il suo primo commento - «e per essere protagonisti dobbiamo muoverci, stipulando alleanze e guardando oltre il nostro campanile». Come a dire che i tempi sono mutati, che il passato non può tornare e che per poter contare qualcosa a livello nazionale è necessario fare delle scelte importanti.
Un contesto mutato. Il quadro di riferimento del settore bancario negli ultimi anni è profondamente cambiato per diversi fattori. Innanzitutto c'è stata l’evoluzione normativa che ha interessato tutti i comparti dell’attività bancaria, riversando regole uguali su tutte le Banche, senza tenere conto delle dimensioni e dell’operatività concreta che esse svolgono. Inoltre la crisi economica ha giocato un ruolo pesante, provocando un incremento di rischiosità nell’attività creditizia tradizionale, che si è accompagnata a una forte competizione nel comparto della raccolta diretta, in cui la presenza fisica della rete di sportelli non è più barriera sufficiente a contrastare i servizi offerti dal sistema bancario.
Sempre più Credito Cooperativo. Per questi motivi è diventata necessaria una lungimiranza nelle scelte, che per la Bcc di Caravaggio si è tradotta nella parola fusione. Una parola che - dice Mangoni - «porta con sé idee e progetti nuovi, per confermare il modello cooperativo come strumento per essere presenti in maniera competitiva sul territorio, mantenendo fede alla vicinanza con le comunità di riferimento». Per i dettagli dell'operazione con Crema è ancora presto, ma quel che appare evidente è che con la fusione i numeri di entrambi gli istituti di credito verranno raddoppiati. Soci, dipendenti, filiali, patrimonio, tutto sarà due volte quello attuale e darà vita a una nuova banca, che vuole essere più forte e competitiva. Per questo anche la Casa del Socio, la più fresca realtà della Bcc di Caravaggio, interamente rivolta ai soci e alla comunità, acquisterà ancora più valore e importanza, diventando il cuore pulsante di iniziative ed eventi rivolti alla compagine sociale.
L’errore di Treviglio. C’è chi ha bollato la scelta della Bcc di Caravaggio come una "mossa a sorpresa”, in realtà già da mesi il Consiglio di amministrazione ci stava ragionando. Perché a Caravaggio non è mai stata digerita fino in fondo la mancata fusione con Treviglio, che avrebbe significato la nascita di una grande banca della Bassa. Ad aver avuto la peggio, nella mancata fusione, è stata Treviglio, che viste le ingenti perdite (oltre sette milioni solo nel primo semestre 2015), per ora di fatto allontana ogni speranza di fusione con altri istituti.
Prospettiva interprovinciale. Un sogno e un progetto, quello della Bcc di Caravaggio, che ha superato gli ostacoli e che ha continuato a camminare, uscendo dagli schemi tradizionali per guardare al futuro. La banca che nascerà abbraccerà un territorio che va da Orzinuovi, in provincia di Brescia, a Milano, rappresentando così l’abbattimento delle frontiere provinciali, ma allo stesso tempo sarà ancora di più espressione di un radicamento su un territorio unito da aspetti sociali ed economici di notevole importanza.
I passi compiuti. «Con la consapevolezza di dover meglio strutturare e patrimonializzare la nostra Banca, per poter rispondere sempre meglio ai bisogni dei Soci, del territorio e dei clienti, di fronte ad una crisi che comprime i margini di manovra delle Banche locali, si è condivisa l’utilità di un confronto sul riposizionamento organizzativo con le Banche di Credito Cooperativo del nostro territorio», afferma ancora Mangoni che delinea i passi fin qui compiuti: «Un primo studio svolto dalla Federazione Regionale Lombarda, vede gli aggregati economico-patrimoniali e i relativi impatti sugli equilibri tecnici della nostra Banca, con quelli della consorella dell’Adda e Cremasco, produrre per entrambe risultati migliorativi in tutti i comparti».
E quelli da compiere. Adesso si tratta solo di aspettare il Piano Industriale che la Federazione Lombarda è stata incaricata di elaborare, dopodiché il tutto passerà dalla Banca d’Italia, quindi verranno convocate le Assemblee dei Soci che delibereranno in merito. Salvo imprevisti il processo non dovrebbe protrarsi oltre maggio 2016. Perché in gioco, chiosa Mangoni, «c’è il futuro della Cooperazione di Credito nei nostri territori, la missione di essere, come sempre lo siamo stati, fautori dello sviluppo economico e sociale, volto alla promozione del bene comune».