Complimenti all'organizzazione

Ma che bello questo Capodanno in piazza con Eugenio Bennato

Bergamo ha vinto la scommessa di portare in piazza Matteotti migliaia di persone per un concerto fuori dai canoni commerciali e vissuto in tutta sicurezza.

Ma che bello questo Capodanno in piazza con Eugenio Bennato
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di Ezio Pellegrini

E bravi. A chi è venuta l’idea, a chi l’ha organizzata e a chi ha fatto il possibile perché tutto filasse liscio. Tutto riuscitissimo. Un ultimo dell’anno così in piazza non lo vivevo da anni. Bergamo ha vinto una scommessa (l’ennesima?) non facile e non scontata. La prova del nove? Chiedetelo a mia moglie, che ho dovuto trascinare fuori casa quasi a forza (uffa, che fatica!) per sfidare il freddo, l’incertezza del programma musicale e il rischio della maleducazione che di solito trovi quando in piazza si riuniscono migliaia di persone, dove qualche imbecille c’è sempre.

E invece, ecco la sorpresa: per entrare in piazza Matteotti si è dovuto superare lo sbarramento dell’ordine pubblico. Una controllatina alle borse, niente petardi, niente bottiglie portate dall’esterno. Il quadriportico del Sentierone è diventato un’isola pedonale super controllata. Persino le uscite erano poste in luoghi diversi dalle entrate. Quindi niente ressa, niente confusione e un numero controllato di persone (previste cinquemila, abbondantemente raggiunte) che si potevano muovere con un certo agio. Dentro il recinto, i bar del portico aperti, qualche commerciante e gazebo per la distribuzione di bevande e cibo caldi.

E poi, il clou della serata. Il concerto di Eugenio Bennato con la sua Taranta Power Tour per accompagnare i bergamaschi alla fine del 2019 e brindare all’arrivo del nuovo anno 2020. La taranta a Bergamo?

Certo, per un musicista napoletano che nel 1969 ha fondato la Compagnia di Canto Popolare, passare dalla tarantella campana alla taranta salentina il passo è breve, direi brevissimo. Ma a Bergamo? Per Bennato «La taranta è il profondo sud, è quella musica che all’improvviso ti prende, è il ballo che non finisce mai, è il passo che dovrai imitare per liberarti del male d’amore così ballando meridionale comme na taranta ca te pizzica lu core». Il suo percorso musicale è chiaro: alla veneranda età di 71 anni si porta dietro tutto il bagaglio dei problemi del Sud, canta il Mediterraneo con vista sui diseredati, dove l’Africa è più vicina che la Lombardia. Ma per chi fa della musica una ricerca etnografica, anche nell’ascolto, Bennato rappresenta una perla rara proposta la notte di Capodanno per festeggiare in modo non banale, tantomeno commerciale. E me ne sono accorto quando ad un certo punto del concerto, Bennato spiega che la canzone che si appresta a suonare è stata ispirata da un ragazzo venuto dal Camerun. Il ritornello è cantato in francese e dice: «Papà e mamma si sono conosciuti in galera e mi hanno lasciato in eredità una condizione da senza-documenti». Accanto a me vedo tre ragazzi africani, incantati dal senso di quelle parole suonate su un ritmo che istintivamente ti fa ballare. E subito i loro telefonini si sono messi in modalità video.

Eugenio Bennato si è presentato a Bergamo con Le Voci del Sud. Sul palco Sonia Totaro, che quando si è messa a ballare la pizzica Bergamo ha capito cos’è la taranta e ne è rimasta incantata; Ezio Lambiase voce, chirarra e violino, Mujura al basso e le voci di Laura Cuomo, Francesco Luongo, Daniela Dentato e Angelo Plaitano. La mezzanotte è arrivata in un fiato, immersi dentro un’atmosfera insolita quanto bella e raffinata, creata da musicisti di razza, proposti a una piazza che nel frattempo si era tutta riempita di bella gente. Allo scoccare della mezzanotte l’urlo liberatorio degli auguri di capodanno, tra baci, abbracci e brindisi, ha lasciato spazio ad altri bis della band e poi via con le danze per la lunga notte. La serata è stata piacevole e persino la moglie ha potuto dire: è stato tutto bellissimo!

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