Bigino per chi vuole visitare Expo senza stare tutto il tempo in coda
Un altro weekend di pienone per Expo. Dopo il record di sabato 5 settembre (dove è stata superata la soglia dei 200mila visitatori in una giornata), c’è da aspettarsi un bis. Siamo a meno di 50 giorni dalla fine dell'Esposizione e chi non l’ha ancora vista e ne ha solo sentito parlare, non vuole lasciarsela scappare. Ma come scoprire (o riscoprire) Expo senza passare troppo tempo in code estenuanti?
Un consiglio generale è quello di non farsi prendere dalla frenesia. Le ore che si possono trascorrere tra i padiglioni sono tante (Expo nel weekend chiude a mezzanotte) e quindi ci si può anche presentare ai cancelli con comodo, evitando almeno la ressa impressionante che si crea al momento dell’apertura (che, adesso, è stata anticipata alle 9 agli ingressi Roserio e Triulza, mentre resta alle 10 negli altri ingressi, anche dove si arriva con metro e treno).
Una volta dentro, invece, si ha l'imbarazzo della scelta e si possono scegliere e vedere cose interessanti senza finire nelle code chilometriche che si sono registrate per visitare padiglioni come quelli di Italia, Germania, Emirati Arabi, Kazakistan o Giappone. Ad esempio il padiglione svizzero è interessante e tra i più intelligenti dell’intera Expo, sia nell'allestimento che nell'organizzazione: per entrare nelle torri dove sono disposte le quattro materie prime alimentari che il pubblico può prendere gratuitamente (la sfida, infatti, è quella di dimostrare capacità di parsimonia), si può ritirare un tagliando di prenotazione, con ora precisa per l’ingresso, che permette di girare da altre parti nell’attesa di poter entrare. Lo stesso padiglione elvetico, inoltre, offre una piccola mostra che è stata giudicata tra le cose più belle e intrigante di tutta la manifestazione. Si intitola Feed your mind ed è un percorso curato dall’Istituto Auxologico di Milano, un’esplorazione dentro i meccanismi della fame e del gusto. Una mostra che riesce a spiegare in modo immediato e suggestivo evidenze scientifiche complesse, arrivando fino alle nuove frontiere della scienza nutrizionale - la nutrigenomica - che studia gli effetti degli alimenti sulle nostre singole cellule.
Altro padiglione che merita una puntata è quello della Polonia. Un vulcano di iniziative dove ogni giorno, alle 14, alle 16 e alle 18, si può assistere a un concerto di Chopin e dove è stata allestita una divertente bocca della verità interattiva, il cui nome è Vitaslao (interrogarlo è un vero divertimento). Senza contare che, all'ingresso, è possibile usufruire di cortesi assaggi offerti da Varsavia: mele, chips di mela dolci, succo e anche zucchero filato. Una degustazione consigliatissima.
Vi sorprenderà l’Azerbaigian, con un padiglione costruito con enormi sfere trasparenti di vetro, dove tutto è ipertecnologico e interattivo. In particolare il grande wideowall all’ingresso è connesso in permanenza con la piazza principale di Baku: potete salutare e potete persino parlare in diretta con chi in quel momento passa da là. E la coda non è mai eccessiva. Anche in Russia si entra con facilità e il bello è soprattutto all’ingresso, con quell’idea geniale dell’immensa tettoia a specchio che è uno dei punti più fotografati di Expo. Poi, una volta dentro ci si ritrova purtroppo un po' tutti ammassati: l’unica scappatoia è la terrazza, bella e con bei panorami.
Ci sono poi i cluster, che raccolgono Paesi con meno mezzi a seconda delle colture che ne caratterizzano l’alimentazione. Per lo più i piccoli spazi sono stati trasformati in suk e bazaar con ogni tipo di prodotto. Ma c’è chi si distingue, come lo Zimbabwe, che si trova nel Cluster di Cereali e tuberi: l’offerta culinaria è molto originale (e assai apprezzata) con i suoi hamburger con carne di zebra e di coccodrillo.
Non vi costa nulla neppure una scappata al padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo per dare un saluto alla copia della Madonnina. Nessuno stress da coda, garantito. Appena sotto il piccolo stand della Caritas, invece, trova posto l’opera d’arte più originale di tutto Expo: la Cadillac "fasciata" di pane dell’artista tedesco Wolf Vostell. È stata fatta ben 40 anni fa, ma è attualissima.
Infine un’avvertenza: se entrate dagli ingressi Est si rischia di perdersi il Padiglione Zero, che sta al lato opposto di Expo (innanzi all'ingresso Ovest). E sarebbe un vero peccato, perché è spettacolare, interessante, facile da vedere e presenta tutti i temi che sono (o avrebbero dovuto essere…) al centro di Expo. È un spazio immenso, in grado di accogliere un grande numero di visitatori. Così, se anche ci fosse coda, è faccenda di pochi minuti.