Bonate Sotto, porta al parco il figlio autistico e viene insultata. L'amarezza di Erika
Erika Cazzaniga ha uno speciale permesso per portare fuori Daniel, ma puntualmente dai balconi riceve grida ostili, offese e occhiatacce. Senza scuola né nuoto, farlo uscire all’aperto è indispensabile
di Onofrio Zirafi
Gli italiani al tempo del Covid-19. Molti in evidenza per gesti di grande solidarietà (e ne abbiamo parlato, con orgoglio), ma ahimè più d’uno distintosi per atteggiamenti di forte intolleranza, che talvolta rasentano l’assurdo. Come è successo venerdì 8 maggio, intorno alle 17, in un parco pubblico non recintato di Bonate Sotto, poco distante dalle locali scuole medie, dove una madre in compagnia del figlio autistico è stata oggetto di insulti e parolacce (gridate) da parte di una coppia di residenti su un balcone. La madre, esasperata, ha riportato l’episodio sulla frequentata community di Facebook “Sei di Bonate Sotto se...”: il post si è rivelato un’autentica bomba polemica, generando centinaia di commenti (dei più disparati), reazioni e condivisioni.
Ne parliamo con la diretta interessata Erika Cazzaniga, 37enne madre di Daniel di 11 anni: «Purtroppo questa ostilità nei nostri confronti non è una novità, i precedenti non sono pochi: fin dall’inizio della fase 1 di questa pandemia sono in possesso di un’apposita certificazione rilasciata dalla neuropsichiatra che permette a mio figlio delle brevi uscite, in compagnia di uno o due persone (congiunti o educatori), eventualmente anche spostandosi in macchina. Per questo in più occasioni durante le nostre passeggiate siamo stati insultati dalle persone che ci osservavano dai balconi, talvolta con urla e ingiurie anche pesanti, fino a definirci “untori”. Per non parlare delle occhiatacce… senza il minimo rispetto o comprensione per la condizione di mio figlio. A volte negandola apertamente, forse perché non lo vedono come un bambino, vista la stazza».
Il figlio di Erica rientra infatti nella cosiddetta “Misura B1” (una delle condizioni elencate nel Decreto interministeriale Fondo Nazionale per le non autosufficienze del 26 settembre 2016), finalizzata a garantire la permanenza a domicilio e nel proprio contesto di vita delle persone con disabilità gravissima. «La forma di autismo che interessa mio figlio lo porta a essere aggressivo, e sfocia quindi in comportamenti problematici, sopra le righe: diciamo che ne colpisce significativamente la sfera comportamentale. Aggiungiamo il fatto che a livello fisico - nonostante gli 11 anni - è sostanzialmente un “omone”, con i suoi 75 kg di peso per un metro e settanta di altezza. Il lockdown lo ha improvvisamente privato della sua routine settimanale: niente più scuola, piscina e supporto da parte dello “spazio autismo”. Ha bisogno di sfogare la sua energia, di esprimere la sua fisicità prorompente attraverso il nuoto e la corsa, e al momento l’unico palliativo consiste nel farlo uscire all’aria aperta, anche per una passeggiata fugace, che tuttavia è in grado di tranquillizzarlo, renderlo più gestibile».
Al momento Daniel è in cura con il metodo Aba, che è l'acronimo per Applied Behavior Analysis, l’Analisi del Comportamento Applicata. «Per ovvi motivi la terapia del mio ragazzo è sospesa da oltre due mesi, con le conseguenze che possiamo immaginare. L’esigenza di farlo uscire è primaria, ma fargli indossare la mascherina è un’impresa, al momento. Per limitare questi episodi di intolleranza ho scelto un solo parco e così frequentiamo unicamente quello. Siamo di Bonate, e ormai la maggior parte della gente ci conosce e sa della nostra situazione; così come la conosce il sindaco Carlo Previtali e l’assistente sociale, dai quali siamo stati a colloquio più volte. Eppure questi episodi ancora capitano, e ovviamente ci lasciano addosso un’amarezza indescrivibile».
Tornando a quanto accaduto settimana scorsa, Erika Cazzaniga ne ripercorre così la dinamica, ma soprattutto riflette sull’essere madre di un ragazzo considerato “diverso”...