Tribunale

Bossetti, la Corte d’Assise rigetta le richieste di analisi dei reperti della difesa

Eventuali irregolarità, nella speranza degli avvocati, avrebbero potuto riaprire il processo. I giudici hanno ritenuto insufficienti le motivazioni

Bossetti, la Corte d’Assise rigetta le richieste di analisi dei reperti della difesa
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La Corte d’Assise di Bergamo presieduta da Patrizia Ingrascì ha rigettato, martedì 6 dicembre scorso, la richiesta dei legali di Massimo Bossetti di sapere come fossero stati conservati i reperti di cui era stata disposta la confisca. Nella giornata di ieri, mercoledì 7 dicembre, la Corte presieduta da Donatella Nava ha invece rigettato la richiesta della Difesa di esaminare i reperti.

Il fatto è riportato da l’Eco di Bergamo: gli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni, che rappresentano Bossetti, condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio all’ergastolo, non potranno quindi procedere all’analisi dei 54 campioni di Dna, facenti parte del gruppo di 98 reperti in totale, di cui avevano criticato anche lo stato di conservazione. Ciò perché, qualora si fossero effettivamente riscontrate delle irregolarità, avrebbero potuto riaprire il processo. Da tempo i legali di Bossetti chiedono di prendere visione e conoscere lo stato di conservazione dei reperti e, nello specifico, del materiale genetico conservato prima all'ospedale San Raffaele di Milano, poi sequestrato dalla Procura di Bergamo e infine trasportato nell'Ufficio Corpi di Reato del Palazzo di Giustizia.

Il 29 novembre scorso si era tenuta un’udienza a porte chiuse, in cui era stato discusso il ricorso di Salvagni e Camporini. I difensori di Bossetti avevano infatti depositato diverse dichiarazioni di figure che hanno avuto un ruolo nelle indagini, le quali ritenevano la quantità di materiale genetico confiscato «sufficiente» per l'analisi. La Procura, rappresentata da Antonio Chiappani e dal pm Letizia Ruggeri, aveva dichiarato la sua ferma opposizione.

In seguito alla camera di consiglio, i giudici avevano accolto la richiesta dei difensori di produrre i verbali del procedimento di Venezia, riservandosi la decisione in merito. In quel procedimento, i legali di Bossetti avevano denunciato la responsabile dell'ufficio Corpi di reato Laura Epis e il giudice Giovanni Petillo (presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo) per «frode processuale e depistaggio» dopo che aveva disposto la confisca dei reperti.

Per la Procura non era emersa la volontà, da parte degli indagati, di distruggere o deteriorare i 54 campioni. La difesa di Bossetti, invece, riteneva che lo spostamento avesse interrotto la catena del freddo e dunque compromesso lo stato di conservazione. Perciò la Procura della città lagunare aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo, a cui i legali si erano opposti.

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