Bossetti, spunta un nuovo video
Il caso Yara giorno dopo giorno. Pubblichiamo in sintesi le notizie sugli sviluppi delle indagini riguardanti l'assassinio della tredicenne di Brembate Sopra.
GIOVEDì 10 LUGLIO
Nuovo video incastrerebbe Bossetti. Le attenzioni degli inquirenti continuano a essere concentrate sulla ricostruzione dei movimenti di Massimo Bossetti nella tragica sera del 26 novembre 2010, quando Yara scomparve. Secondo il Corriere della Sera gli investigatori sarebbero venuti in possesso di una nuova prova contro il muratore di Mapello: un filmato delle telecamere di sicurezza di un distributore di benzina, situato proprio davanti alla palestra di Brembate Sopra, avrebbe registrato la presenza del furgoncino di Bossetti circa una decina di minuti prima del sequestro di Yara. Un elemento che andrebbe a colmare una delle lacune presenti nella ricostruzione di quelle ore fino ad ora compiuta dall’accusa. Questa importante novità avrebbe, secondo fonti della procura, convinto ulteriormente l’accusa ad optare per la richiesta del rito abbreviato, poiché le prove sulla colpevolezza del muratore sarebbero ormai evidenti.
Ok per una nuova visita a Bossetti. Nei giorni scorsi Bossetti aveva avanzato la richiesta di poter ricevere la visita dei propri famigliari e la sua domanda è stata accolta. Dopo aver ricevuto la visita della madre Ester Arzuffi, non si sa se il presunto assassino sfrutterà la concessione per rivedere la madre o piuttosto la moglie, anche se questa seconda ipotesi pare complicata poiché Marita Comi ed i tre figli, dopo l’incontro avuto con Bossetti settimana scorsa, sono stati trasferiti in una località segreta, lontana dalla bergamasca, in cui si è recata anche la madre della donna.
MERCOLEDì 9 LUGLIO
Le ipotesi sul Dna. Sono emersi alcuni particolari dell'interrogatorio di Massimo Bossetti da parte del Pm, avvenuto martedì 8 luglio nel carcere di via Gleno a Bergamo. Bossetti, che nel 2010 lavorava nel cantiere di Palazzago, ha provato a fornire una spiegazione della presenza del suo Dna sugli indumenti di Yara raccontando di perdere spesso sangue dal naso, L'ipotesi avanzata dall'artigiano di Mapello è che una goccia sia finita su un taglierino, che poi qualcun altro avrebbe usato per uccidere la tredicenne di Brembate Sopra. Bossetti in passato aveva denunciato il furto di alcuni attrezzi di lavoro. Una spiegazione sulla quale gli inquirenti restano freddi.
Nessuna doppia vita. Bossetti avrebbe poi voluto smentire notizie e ricostruzioni sulla sua vita privata apparse nei giorni scorsi su molti giornali. Ha smentito categoricamente di avere una doppia vita e di frequentare discoteche e locali di ballo latino americano. «Non ci vado: io non so ballare, sono la negazione del ballo», avrebbe detto. Quanto alle lampade e ai centri benessere ha ammesso di frequentarli: «Inizialmente ho minimizzato solo per pudore». Già davanti al gip Ezia Maccora, aveva spiegato di avere una vita «ripetitiva», metodica: lavoro, casa, famiglia. La moglie, interrogata, aveva sostanzialmente confermato: «Non ha hobby particolari, generalmente durante il tempo libero stiamo sempre insieme».
MARTEDì 8 LUGLIO
È durato due ore e mezza l'interrogatorio in carcere di Massimo Bossetti da parte del Pm Letizia Ruggeri. L'artigiano di Mapello, in carcere in isolamento dal 16 giugno con l'accusa di essere l'assassino di Yara Gambirasio, ha voluto ribadire la sua innocenza. L'incontro col Pm era stato chiesto dallo stesso Bossetti attraverso i suoi difensori Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni. «Ha ribadito la sua innocenza, ha chiarito alcuni aspetti e fornito interpretazioni sul perché il suo Dna è stato trovato sugli abiti di Yara», hanno detto all’uscita dal carcere gli avvocati. Il pm Letizia Ruggeri ha ascoltato Bossetti insieme a due carabinieri del Ros. «Non ha fatto nomi di altre persone - hanno aggiunto i legali - e ha confermato di non aver mai conosciuto Yara. Ha risposto a tutte le domande». L’interrogatorio è stato secretato.
Fin dalla mattina, una trentina fra giornalisti, fotografi e operatori tv si è ritrovata davanti all'ingresso del carcere di via Gleno per raccontare dal vivo quello che è stato definito «il giorno della verità».
LUNEDÌ 7 LUGLIO
La madre di Bossetti. Ester Arzuffi, la madre di Massimo Bossetti, incontrerà il figlio in carcere. Il legale della donna, Benedetto Bonomo, ha depositato in procura l’istanza per la visita, che potrebbe avvenire giovedì 10 luglio. Nella cella d'isolamento dove si trova dal 16 giugno con l'accusa di essere l'assassino di Yara, Bossetti può ora leggere i giornali e guardare la tv. Attraverso L'Eco di Bergamo, la madre gli ha inviato questo messaggio: «Massimo so che sei innocente, non puoi avere fatto un gesto simile, non puoi essere l’assassino di Yara. Tutta la tua famiglia ti crede e siamo convinti che saprai dimostrarlo, saprai dare una giustificazione per tutto».
Ester Arzuffi continua a sostenere che Massimo sia figlio di suo marito Giovanni e non dell’autista di Gorno Giuseppe Guerinoni, nonostante il Dna indichi con certezza che il muratore di Mapello è figlio di Guerinoni. «La sua certezza è granitica, non si è mossa di un millimetro» spiega l’avvocato.
VENERDÌ 4 LUGLIO
Massimo Bossetti ha chiesto di essere interrogato dal pm. Accadrà martedì 8 luglio e sarà la prima volta che l'uomo parlerà con il magistrato inquirente. Subito dopo il fermo, per due volte, si era avvalso della facoltà di non rispondere, confrontandosi solo col gip per la convalida. Bossetti ha sempre detto di essere estraneo alla vicenda e di voler dimostrare la propria innocenza. Secondo gli avvocati, lo ribadirà martedì anche al Pm Letizia Ruggeri.
Nella giornata di venerdì 4 luglio l'artigiano di Mapello ha nuovamente incontrato i suoi legali, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni. Provato per i 20 giorni in cella di isolamento, è tuttavia apparso determinato ad affrontare un eventuale processo. A suo carico, soprattutto, c'è il ritrovamento del suo Dna sugli slip e i leggins della ragazza e una serie di circostanze su cui gli investigatori stanno ancora compiendo accertamenti: la sua utenza telefonica, per esempio, agganciò la stessa cella di quello di Yara il pomeriggio del 26 novembre 2010 quando la ragazza sparì per essere ritrovata uccisa (ricordiamo che il cellulare di Bossetti agganciò la cella di Mapello — dove abita —, alle 17.45 e il delitto avvenne dopo le 18.44, ultimo sms mandato da Yara). La Procura è poi in attesa dei risultati ufficiali di altre consulenze: tra queste quella sui peli trovati sugli indumenti della ragazza, sia umani, sia animali. Secondo indiscrezioni, gli esperti dell'università di Pavia avrebbero escluso che le tracce trovate siano di Bossetti. Altri accertamenti riguardano il Dna maschie e femminile, non ancora attribuiti - dagli inquirenti vengono definiti «Ignoto2» e «Ignota3» - trovati sulla parte esterna dei guanti della ragazza. Un elemento ritenuto marginale fin dall'inizio dell'inchiesta e da cui gli investigatori non si attendono particolari novità. I guanti, secondo il pm Ruggeri, sarebbero sempre rimasti nel giubbotto della ragazza, dove furono ritrovati. Sono «tracce genetiche integre e leggibili», aveva assicurato il procuratore aggiunto Massimo Meroni nel corso di una conferenza stampa.
Il pm ha concesso al carpentiere di Mapello di ricevere quattro visite al mese da parte dei familiari stretti. Giovedì 3 luglio Bossetti aveva rivisto la moglie e ai suoi avvocati, che incontra quasi ogni giorno, ha espresso il desiderio di vedere anche la madre, Ester Arzuffi. «Vorrei guardare Massimo negli occhi e dirgli che non è figlio dell’altro», aveva detto mamma Ester in un’intervista al Corriere della Sera, sfidando l’evidenza della genetica.
Sul fronte della battaglia giudiziaria, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, gli avvocati si sono ormai fatti un'idea precisa: «Questo è un processo indiziario. Il Dna non è una prova, anche qualora fosse confermato che il profilo genetico sugli indumenti di Yara appartenga a Bossetti.La comparazione tra il suo profilo genetico e Ignoto 1 è la parte più semplice da ripetere. Quella più delicata, invece, riguarda l’estrapolazione e l’analisi del campione. Chiederemo che vengano ripetute con i nostri consulenti. Non intendo sul campione già isolato, ma in origine, sugli indumenti». Il caso è tutt'altro che chiuso.