L'udienza

Botte continue, poi l'iniezione con una sostanza per farla abortire e la violenza sessuale

Al banco degli imputati un indiano con problemi di tossicodipendenza. La vita della compagna era diventata un incubo

Botte continue, poi l'iniezione con una sostanza per farla abortire e la violenza sessuale
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L'avrebbe picchiata più volte, poi costretta a subire un'iniezione per abortire e, quando ancora stava male per gli effetti della sostanza, l'avrebbe anche violentata. Una storia piena d'orrore quella ricostruita in aula, in cui la parte civile, una donna indiana di 34 anni della Bassa Bergamasca, avrebbe subito per diversi mesi le atrocità di un 28enne suo connazionale, che è finito a processo per maltrattamenti, violenza sessuale e lesioni.

Una storia intricata

La vicenda, come riportato oggi (venerdì 13 ottobre) dal Corriere Bergamo, è abbastanza intricata: innanzitutto, l'imputato era al tempo il compagno della signora, che se n'era andata dalla casa del marito (anche lui indiano) a Barbata, dove aveva anche un figlio, che adesso ha sei anni ed è assistito dai Servizi sociali. Si erano incontrati a novembre 2019 perché il consorte l'aveva ospitato, chiedendole di prendersi cura di lui, dato che era dipendente dall'eroina.

A quanto sembra, tra i due però è nata una relazione, anche se non è chiaro se si siano allontanati dall'abitazione, a gennaio 2020, di loro volontà o perché cacciati. Fatto sta che per la 34enne, con un passato travagliato e vari problemi tra alcolismo e depressione, è iniziato un vero e proprio incubo.

I maltrattamenti e le violenze

Chiamato a testimoniare all'udienza (la signora e la madre, che la sta ospitando, invece non si sono presentate), il marito ha raccontato che in una videochiamata aveva occhi gonfi e sopracciglio livido, mentre al telefono, in seguito, aveva rivelato che il compagno l'aveva picchiata con un pezzo di ferro e costretta, insieme alla sorella, a prendere una puntura per abortire. Anche gli assistenti sociali (la signora non può più vedere suo figlio, a causa della sua situazione), durante una videochiamata, l'avevano vista con dei lividi e le avevano consigliato di andare in ospedale, mentre loro chiamavano i carabinieri.

A un altro colloquio con gli assistenti sociali, disse di essere incinta, ma era d'accordo col 28enne che avrebbe abortito. A questo scopo stavano andando in ospedale, ma non ci arrivarono mai perché lui si era allontanato per comprare delle droga. Tuttavia, secondo la denuncia fatta l'11 agosto 2020 in caserma dalla donna, poi il connazionale e sua sorella l'avrebbero costretta, l'8 agosto, con la forza a subire appunto l'iniezione del farmaco, di natura non meglio precisata, che le aveva provocato lancinanti dolori al ventre e la perdita del feto. Qualche giorno dopo, nonostante lei fosse ancora in condizioni precarie di salute, l'aveva obbligata ad avere rapporti sessuali.

Come prova dei crimini contestati, l'Accusa ha portato la denuncia, il referto medico e le foto. L'imputato non si è fatto vedere in aula. La prossima udienza, nella quale testimonieranno la signora e la madre, è attesa per il 26 ottobre prossimo.

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