Un enorme tesoro buttato via

Bronzi di Riace, un flop vergognoso Sgarbi non aveva ragione, di più

Bronzi di Riace, un flop vergognoso Sgarbi non aveva ragione, di più
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Era il dicembre 2014. Vittorio Sgarbi, ambasciatore Expo per la Lombardia, oramai da settimane, se non mesi, portava avanti la sua battaglia: riuscire a portare a Milano, in occasione della grande Esposizione Universale, i Bronzi di Riace. Perché? «Perché è evidente che Reggio non avrà vantaggi dai milioni di visitatori che arriveranno a Milano – diceva Sgarbi –. Con le infrastrutture che hanno in quel posto disperato nessuno di loro vorrà avventurarsi fin laggiù. Se fossero esposti a Milano, invece, i Bronzi potrebbero incassare fino a 20 milioni di euro». Chiaro, semplice, conciso. Alla fine, come sappiamo, i Bronzi non si son mossi da Riace, mentre l’Expo ha raggiunto risultati che nemmeno i più ottimisti si sarebbero mai aspettati. Risultato: forse, Sgarbi, aveva ragione.

 

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Il flop di visitatori dei Bronzi. Anzi, numeri alla mano, aveva sicuramente ragione: mentre tutta Italia festeggia l’aumento di visitatori nei musei e nei monumenti italiani, come annunciato con grande gaudio dal ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini nei giorni scorsi, la Calabria si lecca le ferite di un ennesimo, doloroso, flop. A partire proprio dai Bronzi, che ha perso ben 31.922 visitatori rispetto all’anno precedente, cioè il 17 percento, passando dai 195.998 visitatori del 2014 ai 164.076 dell’anno appena conclusosi. In termini di denaro ciò significa passare da un incasso (lordo) di 433.548 euro ai 351.453 euro del 2015 (ancora da capire se lordi o netti). Tutto questo nell’anno che avrebbe dovuto rappresentare la rinascita dei Bronzi, reduci dal restauro. Il crollo dei due Guerrieri s’è portato dietro, purtroppo, l’intera Regione, l’unica in Italia ad aver ottenuto numeri negativi nel campo della cultura negli ultimi 12 mesi. Nel complesso, infatti, i visitatori dei musei e delle aree archeologiche calabresi passano dai 401.634 del 2014 ai 357.212 del 2015, perdendo quindi 44.422 utenti. Un salto indietro nel tempo al 2008, quando i Bronzi e il loro museo, come ricorda Antonietta Catanese su QuelloCheNonHo, chiusero l’anno con l’onta di essere arrivati dietro, e non di poco, anche al museo scientifico della flora e della fauna dello zoo di Pistoia. Poi sette anni chiusi negli scantinati della Regione, prima di trovare nuovo splendore. O almeno così si sperava.

 

sito bronzi di riace

[L'imbarazzante homepage del ManRc]

 

L'imbarazzante sito del museo dei Bronzi. Le speranze già vengono ridimensionate alla lettura di un altro pezzo di Antonietta Catanese e crollano letteralmente alla riprova dei fatti. Colpa del museo dei Bronzi di Riace, ovvero il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Non della struttura, bensì del suo acronimo, e cioè ManRc: una “genialata” che rende praticamente introvabile il sito sui motori di ricerca. Quando, tornando all’antico (ovvero digitando il nome completo), riusciamo finalmente ad entrare nel portale, lo sconforto ci assale peggio di quando ricordiamo il prezzo che l’Atalanta sborsò per portare a Bergamo Gianni Comandini. Il sito, semplicemente, è… brutto. Antiquato graficamente e poco aggiornato contenutisticamente. I Bronzi, vera punta di diamante della collezione, sono raffigurati soltanto in una fotina che scorre insieme a tante altre. Nessuna delle quattro sezioni presenti, inoltre, porta a una pagina dedicata al restauro del “nuovo” museo. Ma a lasciare sbigottiti è, francamente, la più totale assenza di aggiornamenti: in homepage campeggia ancora l’annuncio di una promozione di Alitalia con biglietti scontati per coloro che volevano andare a osservare dal vivo i Bronzi. Peccato che la promozione sia scaduta da tempo.

E tutto il sito sa di vecchio, come spiega Antonietta Catanese: «C’è il “vecchio” museo, che mostra il “vecchio” allestimento, quando per vedere i Bronzi dovevi scendere nel "vecchio" sotterraneo, con tutte le anfore ammonticchiate sul pavimento (e di queste c’è pure la foto!)». I link, per la maggior parte, non funzionano, e quando funzionano sarebbe meglio non funzionassero: «Il bottoncino per chiedere la traduzione in inglese srotola una stringa che informa “i visitatori che il famoso manufatto in bronzo noto come Testa di Filosofo non è attualmente esposta (sic!) nel Museo Nazionale di Reggio Calabria perché è stato ceduto in prestito al Museo Archeologico di Atene, e verrà restituito il 15 novembre 2014”». Sui social le cose, fortunatamente, vanno meglio, con una pagina Facebook molto attiva e in costante contatto con l’utenza. Sorge spontaneo allora domandarsi il motivo per cui il sito sia abbandonato in quello stato pietoso. Sono stati investiti ben 33 milioni di euro per riportare all’antico splendore il museo che accoglie i Bronzi, possibile che qualche migliaio di euro non sia stato investito per offrire un sito quantomeno decente? Possibilissimo, a quanto pare.

 

 

Un fallimento tutto italiano. Come scrive Gian Antonio Stella sul Corriere commentando questa enorme figuraccia, la sensazione è che i Bronzi abbiano «avuto la sventura di naufragare davanti a Riace e poi nel mare di chiacchiere d’insulsa vanità». Costantemente proclamati patrimonio dell’Italia, e in particolare della Calabria, seguirne le vicissitudini è una sofferenza senza fine per chi ha a cuore almeno un pochino l’enorme tesoro culturale del nostro Paese. Stella cita, sul tema, addirittura un libro, intitolato Sul buono e sul cattivo uso dei bronzi di Riace, edito da Donzelli nel 2015, a cura di Maurizio Paoletti e Salvatore Settis e arricchito dai saggi di grandi esperti in materia. L’opera dimostra, con dovizia di particolari, come i Bronzi, negli anni, siano stati sfruttati e bistrattati un po’ da tutti, ma mai realmente valorizzati. I Bronzi sono stati usati per pubblicità, per souvenir, eventi, per promozioni, addirittura come protagonisti di un porno-fumetto intitolato Sukia, ma mai ci si è veramente preoccupati di costruire un programma culturale, prima che di marketing, ad hoc per loro. Sono decine e decine le associazioni che da anni combattono sul territorio calabrese affinché i Bronzi siano finalmente valorizzati, ma nessuno ha mai dato loro ascolto. E adesso che l’anno dell’Expo è oramai alle nostre spalle, con il suo pieno di soddisfazioni e successi, rimbomba come un’eco in lontananza la voce di Sgarbi che, tra un «capra» e un «idiota», chiedeva la presenza dei Bronzi a Milano. Forse ammettere che aveva ragione farebbe bene a tutti, Calabria in primis.

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