19 Perquisizioni in 5 quartieri

Bruxelles, il blitz tra spari e silenzi 21 arresti (ma Salah scappa ancora)

Bruxelles, il blitz tra spari e silenzi 21 arresti (ma Salah scappa ancora)
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Un week end di paura, tensioni, strade deserte e notizie sottaciute, che ha trovato parziale epilogo soltanto ieri sera, poco dopo la mezzanotte e mezza, quando i pubblici ministeri di Bruxelles hanno annunciato che la lunga operazione della polizia belga (4 ore di blitz in cinque quartieri diversi della città) si era conclusa. Il risultato è stato netto, con ben sedici arresti, cui nella giornata di lunedì se ne sono aggiunti altri 5, portando a 21 la conta. Da dove però manca il ricercato numero uno, Salah Abdeslam, l’ottavo terrorista delle stragi di Parigi. La sua fuga continua, forse aiutata da qualche complice (si dice addirittura dieci), ha portato a mantenere il livello di emergenza al massimo anche oggi, con scuole e metropolitane chiuse.

Il blitz. L’apice del clima di tensione, per lo meno esternamente, si era raggiunto ieri, quando la polizia aveva chiesto ai giornali di mantenere il silenzio sulle operazioni in corso, propagando l’invito anche a Twitter: postare foto o segnalazioni di agenti in servizio avrebbe soltanto recato vantaggio ai terroristi. Così la capitale belga si trovava avvolta nel silenzio, chiusa in casa senza sapere che cosa stesse accadendo realmente nelle sue strade. Dove, in tutto, sono state compiute 19 perquisizioni in case, bar e locali, sparsi tra Molenbeek, Etterbeek, Jette, Anderlecht, Forest e Woluwe. Alcuni appartamenti sono stati perquisiti anche a Charleroi e a Liegi, ma «nessuna delle perquisizioni ha portato alla scoperta di esplosivo o arma da fuoco». Nel corso della giornata c’è stato anche un piccolo scontro a fuoco: un auto infatti correva sparata verso alcuni agenti in strada, i quali hanno sparato alcuni colpi. Poco dopo, il mezzo è stato fermato in un altro quartiere della città, col guidatore ferito.

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Belgium France Attacks

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Salah in fuga. Ma di Salah, appunto, nessuna traccia. I silenzi della procura lasciano trasparire poco, ma alcune indiscrezioni dicono che l’uomo, che ora gira camuffato e con un nome diverso, sarebbe stato visto a Liegi, per poi far perdere le sue tracce mentre fuggiva su una Bmw, verso la Germania. Sulla sua situazione le ipotesi si susseguono: i suoi due amici che lo hanno portato da Parigi a Bruxelles dopo le stragi di venerdì dicevano che era nervoso, e che addirittura voleva farsi saltare in area in autostrada. Ma non si esclude neanche che pure l’Isis ora voglia farlo fuori: se non fosse morto per un ripensamento, allora sarebbe da punire, o per lo meno da mettere a tacere prima che la polizia lo prenda. Lui continua a scappare, verosimilmente con lo scopo di raggiungere la Siria, mentre il fratello, Mohamed, in un’intervista a una tv belga lo ha invitato a costituirsi: la famiglia «preferisce vederlo in prigione che al cimitero».

Misure rigide. Così Bruxelles e in generale il Belgio rimangono blindati anche oggi. Chiuse scuole, università, metro, tram, uffici pubblici. I centri commerciali sono blindati, gli eventi pubblici annullati. Situazioni così, il Belgio, non le aveva mai vissute, ma d’altronde la gravità della situazione è comprensibile a tutti. Le autorità sono coscienti del danno economico e sociale che questo stop sta portando al Paese, ma non intendono correre rischi, visto che un terrorista importante è ancora in fuga, pronto a farsi esplodere, forse pure con alcuni complici.

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